28 Aprile, 2024
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Caccia e pesca, l’UE bacchetta l’Italia

La Commissione europea ha avviato due procedure d’infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto della Direttiva Uccelli, della Direttiva Habitat e del regolamento REACH a causa delle modifiche introdotte nelle norme italiane sulla caccia di fauna selvatica anche in aree in cui la pratica è vietata e sulle catture accessorie di cetacei, tartarughe e uccelli marini da parte dei pescherecci.

La caccia

Per quanto riguarda la caccia, l’UE segnala il mancato rispetto da parte dell’Italia della Direttiva Uccelli, che mira a proteggere tutte le specie di uccelli selvatici naturalmente presenti nell’UE e i loro habitat, e del regolamento REACH, che limita l’uso di munizioni contenenti piombo all’interno o in prossimità di zone umide per proteggere gli uccelli acquatici, l’ambiente e la salute umana.

La Commissione ha constatato che diversi atti legislativi italiani non sono conformi a queste normative europee. “In violazione della direttiva Uccelli, – si legge nella nota diffusa dalla Commissione – la legislazione italiana conferisce alle regioni il potere di autorizzare l’uccisione o la cattura di specie di fauna selvatica, anche nelle aree in cui la caccia è vietata, come le aree protette, e durante il periodo dell’anno in cui la caccia è vietata. La legislazione italiana non è inoltre conforme alle disposizioni del regolamento REACH sull’uso del piombo nelle munizioni.”

La pesca

Per quanto riguarda invece la pesca, l’Unione europea ha segnalato la non attuazione della Direttiva Habitat da parte dell’Italia per la mancata istituzione di un sistema di monitoraggio della cattura accidentale e l’uccisione di specie protette come il delfino Tursiope e la tartaruga Caretta caretta, tutelati entrambi dalla sopracitata direttiva.

L’Italia è inoltre accusata di non aver svolto ulteriori ricerche e non aver adottato misure di conservazione per garantire che le catture e le uccisioni accidentali non abbiano un significativo impatto negativo sulle specie protette.

Non sono poi state adottate adeguate a evitare il disturbo significativo di diverse specie marine e di uccelli marini, come la berta maggiore, la berta minore, l’uccello delle tempeste europeo e il marangone dal ciuffo, nei siti Natura 2000 designati per la loro conservazione. Tra le critiche mosse dall’UE c’è inoltre il mancato monitoraggio dello stato di conservazione di diverse specie protette.

La procedura d’infrazione

L’Italia avrà ora a disposizione due mesi per rispondere alle lettere di costituzione in mora inviate dall’UE per la violazione della legislazione europea; in assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato, ovvero una richiesta formale per conformarsi alle norme comunitarie, dando il via alla seconda fase della procedura d’infrazione.

Se l’Italia non dovesse a questo punto adottare misure per conformarsi al diritto comunitario, potrebbe essere deferita dalla Commissione alla Corte di giustizia dell’Unione.

Sara Fantini
Redattrice L’agone

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