27 Aprile, 2024
spot_imgspot_img

Giornata nazionale contro bullismo e cyberbulllismo, un problema sempre più emergente

Bullismo e cyberbullismo sono le minacce più temute dagli adolescenti italiani, subito dopo violenze sessuali e droghe.  In occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo, abbiamo chiesto ad Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della società psicoanalitica italiana e dell’international psycoanalytical association, per quale ragione, questo fenomeno del bullismo e del cyberbullismo avanza sempre di più.

Può spiegare cosa s’intende per “bullismo”?
“Con bullismo, ovvero il comportamento da “bullo” s’intende spavalderia arrogante e sfrontata e in particolare, l’atteggiamento di sopraffazione sui più deboli, con riferimento a violenze fisiche e psicologiche attuate specialmente in ambienti scolastici o giovanili. Con il termine cyberbullismo si debba intendere il bullismo virtuale, compiuto mediante internet e social media.Bullismo è una traduzione del termine inglese “bullying”, usato per definire dei comportamenti di prepotenza tra bambini e adolescenti, la cui caratteristica principale è la persecuzione psicologica o fisica, comportamenti aggressivi e negativi prolungati nel tempo di un solo adolescente, ma più spesso di un gruppo formato anche da “gregari” che seguono le indicazioni del “bullo”, nei confronti di una “vittima” scelta. Non è secondario tenere presente che la parola, in inglese, deriva proprio da “bull”, ovvero “toro”, che ne rappresenta l’immagine irascibile, istintiva, basata sulla forza, utilizzata per rappresentare l’aspetto violento e incontrollabile del comportamento agito dei bulli. Il bullismo, perché sia tale, deve implicare un avere propria persecuzione, con atti di prevaricazione frequenti e ripetuti nel tempo che causino nelle vittime sensazione di emozioni negative, in una situazione di disparità, fisica o numerica. Nelle vittime la persecuzione da parte dei bulli, provoca paura, insicurezza, disistima, preoccupazione e depressione”.

Quanto è pericoloso?
“Il bullismo è un fenomeno molto pericoloso soprattutto se non viene tempestivamente individuato. Le vittime dei bulli possono andare incontro a disturbi psicologici se non vengono subito aiutate a sottrarsi alle vessazioni. Il bullismo è un fenomeno prettamente psicologico, i bulli spesso sono insicuri ed arroganti e non hanno una finalità pratica nei loro atti di vessazione ma sono mossi da necessità psicologiche che possono essere diverse da situazione a situazione ma che hanno sempre lo scopo di dimostrare la propria forza in modo da annullare la loro sensazione di impotenza, inferiorità, insicurezza. È importante tenere presente che gli stessi bulli sono ragazzi o ragazze problematici, vittime a loro volta di atti di bullismo da ragazzi e ragazze più grandi e che spesso subiscono malversazioni e violenze in ambito extrafamiliare, talvolta anche in famiglia. È indispensabile spezzare il muro di omertà e la paura che ci sono tra i ragazzi rispetto agli atti di bullismo per riuscire ad evitare conseguenze psicologiche e fisiche gravi nelle vittime. Al tempo stesso è necessario un intervento mirato sui bulli poiché se non vengono aiutati, i comportamenti inizialmente volti a spaventare la vittima possono trasformarsi in comportamenti pericolosi di tipo antisociale, di vera e propria delinquenza, con delle prospettive purtroppo molto negative per i bulli”.

Come si crea il fenomeno dell’“omertà” intorno al bullismo?
“L’ omertà si crea soprattutto a causa di un fraintendimento in quanto il bullismo viene scambiato o per goliardia o per delinquenza. Il bullismo in realtà ha delle caratteristiche specifiche: è un fenomeno psicologico, reiterato, spesso limitato all’ambiente scolastico ma soprattutto è ripetuto. La goliardia per quanto possa avere anche dei risvolti pesanti, si limita a sono episodi singoli, occasionali spesso rituali, ad esempio all’inizio delle scuole superiori con le “matricole” o in concomitanza di una vittoria di una squadra su di un’altra, eccetera, non sono mai continuativi. I fenomeni di tipo delinquenziale non hanno lo scopo semplicemente di spaventare l’altro, si accompagnano sempre a taglieggio, richiesta di soldi, ricatti, intimidazioni con uno scopo secondario, spesso di lucro. Il bullismo ha lo scopo specifico di terrorizzare la vittima e di metterla in soggezione in modo da far sembrare il bullo più bravo, più forte, un capo, un leader negativo ma pur sempre un leader. L’omertà è dettata dal timore delle reazioni dei genitori e degli adulti. Può però incontrare il senso di colpa e di paura, anche inconsci, degli adulti che o si sentono inadeguati a controllare le situazioni oppure non sono in grado di capire quello che sta accadendo in classe, non sono in grado di leggere i segnali e quando li leggono può accadere che restino del tutto paralizzati che si spaventino e attendono che le cose si possano “risolvere da sole”. Poiché il bullismo non si risolve da solo, è sempre necessario l’intervento di adulti autorevoli che siano in grado di prendere decisioni anche scomode, siano questi insegnanti, genitori, presidi e naturalmente avvalendosi anche dell’aiuto delle Autorità competenti”.

In che modo famiglia e scuola possono intervenire?
“Come in ogni fenomeno che riguarda l’infanzia e l’adolescenza quello che fa la differenza e l’intervento precoce, significa un intervento che deve essere fatto tanto più presto quanto più i bambini sono piccoli e questo vale sia per la sensibilizzazione a scuola sia l’informazione e l’attenzione dei genitori ai comportamenti dei propri figli, siano questi vittime che bulli. Tenendo presente che per i genitori il disagio o il dolore dei propri figli è sempre molto difficile da sopportare, i genitori possono avere dei processi mentali di negazione e non vedere realmente quello che sta accadendo ai loro figli se questi non gliene parlano. Quindi informare e spiegare ai genitori che cos’è il bullismo, come si manifesta nei ragazzi e che è un disturbo molto spesso indipendente dall’ambiente familiare, può aiutarli a osservare i loro figli, a parlare con loro e aiutarli a risolvere le difficoltà che portano al bullismo o che il bullismo causa”. Con i figli è importante la vicinanza, giocare con loro, parlare, chiedere e anche insistere. Genitori non si devono stancare di chiedere con affetto e sollecitudine. Così, si crea il clima di fiducia e che figli “crescano” insieme ai loro genitori ovvero sentendoli affettivamente e mentalmente vicini. Per i genitori dei “bulli” è più difficile naturalmente che per i genitori delle vittime Ma se si vuole essere efficaci bisogna intervenire su tutti i genitori e pensare a un intervento psicologico volto anche ad aiutare loro nella loro funzione genitoriale. Certamente se il nucleo familiare problematico l’intervento dovrà essere mirato e con l’aiuto di professionisti, psicoanalisti dell’ età evolutiva e della famiglia. Il fenomeno è tipicamente scolastico, solo se lascito correre, se non vi sono interventi tempestivi, se si trascina nel tempo, sconfina e si manifesta anche in ambiente extrascolastico, come derivazione del bullismo che si è creato a scuola. Il gruppo di bulli possono incontrare la loro vittima anche fuori dalla scuola, ma il primo intervento è chiaramente a scuola ed è cruciale, essenziale per fermarlo ma anche per insegnare ai ragazzi come comportarsi. Inoltre, parlarne a scuola crea un clima di fiducia tra studenti e insegnanti tanto da a poter immediatamente rivelare gli atti di bullismo al loro primo manifestarsi”.

Che tipo di intervento mirato potrebbe essere messo in atto?
“Negli ultimi tempi sull’onda dell’emergenza sanitaria della pandemia da Covid-19 si è parlato molto della necessità di figure professionali all’interno delle scuole, psicologi e psicoanalisti dell’età evolutiva che svolgono una specifica attività in ambito scolastico. Le difficoltà psicologiche provocate dalla pandemia hanno però aperto delle prospettive diverse per ben più ampie necessità psicologiche che possono manifestare bambini e adolescenti in ambito scolastico, dove trascorrono per anni la maggior parte del loro tempo, dove vivono in gruppo e dove varie forme di disagio compreso lo stesso bullismo, si manifestano in modo specifico. C’è senz’altro bisogno di figure professionali in un numero adeguato a ogni scuola, che possano individuare le difficoltà di alunni e studenti ma fornire un sostegno e indicazioni agli insegnanti che indubbiamente nella gestione di questi fenomeni possono trovarsi impreparati o comprensibilmente angosciati tanto da non riuscire a essere efficaci sia nella prevenzione del fenomeno che nell’ affrontarlo quando si manifesta. Psicologi e psicoanalisti formati rispetto a questo fenomeno e alle dinamiche gruppali dell’ambiente scolastico, possono mettere gli insegnanti in grado di analizzare meglio questi eventi, gli studenti di poterne parlare liberamente e se necessario impostare degli interventi psicologici mirati. Inoltre, potrebbero indicare e suggerire alle famiglie dei percorsi dedicati e specifici per i loro figli individuali o anche familiari qualora ce ne fosse la necessità”.

Marialuisa Roscino 

Ultimi articoli