18 Maggio, 2024
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A come Anguillara e come acqua. E il rovescio della medaglia

Ad Anguillara Sabazia la cittadinanza residente nelle zone fornite dall’acquedotto Biadaro e dall’acquedotto Ponton dell’Elce si trova in difficoltà dovuta al divieto, di fare un uso potabile delle acque del servizio idrico, comunicato attraverso due ordinanze del sindaco emesse il 27 ottobre, una per acquedotto. Ciò che già in passato era accaduto, questa volta, succede poco dopo il subentro di Acea Ato2. Vediamone i particolari e cerchiamo di capire meglio la situazione con il sindaco Angelo Pizzigallo ed Enrico Stronati consigliere comunale di opposizione ed ex assessore all’ambiente.

Il sindaco Angelo Pizzigallo, a tal proposito, ha risposto alle seguenti domande

Quali sono i valori fuori dai parametri permessi che rendono l’acqua dei due acquedotti in questione inutilizzabile per l’uso umano?

«Dopo il passaggio ad Acea Ato2 il 30 settembre del servizio idrico integrato, la stessa ci ha comunicato il 28 ottobre che da due campioni di acqua esaminati dalla Asl RM4 nel comune di Anguillara Sabazia, e più precisamente in via dei Sambuchi (acquedotto di Ponton dell’Elce) e in via della Mainella (colle Biadaro), era emersa la non conformità per valori di arsenico poco più alti (rispettivamente 12 e 13 microgrammi per litro) di quanto stabilito dal D.l.vo 31/2001 (10 microgrammi per litro).

Pertanto, si è resa necessaria l’emissione delle ordinanze sindacali n. 127 e 128».

L’ordinanza sindacale in questione del 27 ottobre viene introdotta in questo modo: “Preso atto di una comunicazione dell’Acea Ato2 si è reso necessario emettere ordinanza sindacale […]”. Così si legge sul sito del Comune, questo accade proprio in concomitanza (o conseguenza) del subentro di Acea Ato2 S.p.A.  Cosa è cambiato rispetto a prima?

«Le ordinanze sindacali del 27 ottobre prendono atto della comunicazione di Acea che a sua volta recepisce le note Asl, ente deputato a rilevare la non conformità delle acque. La Asl, infatti, ogni 15 giorni effettua le analisi da punti di prelievo per tutti gli acquedotti comunali. Dal momento del passaggio, Acea comunica all’ente la conformità o la non conformità e la eventuale richiesta di emissione delle ordinanze di non potabilità. In realtà Acea Ato2 spa è subentrata nel servizio idrico integrato il 30 settembre.

La competenza a emettere le ordinanze di non potabilità resta in capo al sindaco, mentre gli interventi per ripristinarne l’uso compete ad Acea Ato2.

È chiaro che il Comune si è sempre adoperato nel più breve tempo possibile per la risoluzione delle problematiche che via via si sono presentate. Acea da noi sollecitata sta per mettere in campo interventi di più lunga durata che, voglio sperare, ai disagi di oggi porterà stabilità e miglioramenti domani. A tal proposito ricordiamo che subito dopo l’insediamento una delle priorità dell’amministrazione Pizzigallo ha riguardato l’intervento al pozzo di Colle Biadaro con il conseguente ripristino della potabilità dopo più di 6 mesi dall’emissione dell’ordinanza di non potabilità emanata dall’allora Commissario Prefettizio. Da quel momento solo manutenzione straordinaria o interventi sulla condotta non era più stata emessa alcun’ordinanza di non potabilità».

Parte della cittadinanza si trova a dover fronteggiare un disservizio che non può essere sopperito, senza disagio, dalle autobotti. Quali sono i tempi che presume occorrano per una risoluzione del problema?  

«Come le dicevo prima stiamo pungolando e stressando Acea per velocizzare e migliorare la situazione. Subito dopo l’emissione delle ordinanze ho provveduto a scrivere ad Acea Ato2 rappresentando le possibili soluzioni per un rapido ripristino dei valori consentiti, oltre ad avanzare le criticità riscontrate dai cittadini (a titolo esemplificativo ma non esaustivo il numero verde, i nuovi allacci…). Acea ha riscontrato la nota comunicando che per quanto attiene l’acquedotto di colle Biadaro i lavori sono iniziati venerdì 11 novembre con la sostituzione delle masse filtranti e si prevede la fine lavori in circa 10 giorni lavorativi.

A seguito di questo intervento saranno prelevati dei campioni ed analizzati dalla Asl competente, solo successivamente si potrà procedere con l’ordinanza per il ripristino della potabilità. Per Ponton dell’Elce la situazione è leggermente più complessa: è prevista la realizzazione una nuova condotta in derivazione dal Peschiera e in adduzione all’impianto di Ponton dell’Elce inserita all’interno del Programma degli Interventi (PDI) nell’annualità 2023 in discussione il 30 novembre (quindi nei giorni scorsi, nda)

Tuttavia, Acea provvederà la prossima settimana alla sostituzione delle masse filtranti con l’aspettativa di poter rientrare nei limiti di legge in tempi brevi.

Nel frattempo, abbiamo chiesto la installazione delle “case dell’Acqua” ed anche delle “case dell’Acqua” provvisorie che in alcuni comuni sono state utilizzate proprio per ovviare a situazioni simili a quelle che stiamo vivendo».

La diversa prospettiva dell’ex assessore all’ambiente Enrico Stronati.

Da ex assessore all’ambiente, oggi consigliere comunale di opposizione, potrebbe darci qualche cenno sulla storia dei nostri acquedotti, del servizio idrico, dei livelli di arsenico e come mai in un paese che ha una risorsa che rifornisce la capitale sia in questa situazione?

«Ho pubblicato molte volte dei documenti in merito alla genesi del problema, alcuni anche molto tecnici, che cercano di documentare la situazione che trovai nel 2011 e quella che lasciai nel 2016, quindi com’era, cosa fu fatto e cosa occorreva ancora fare, proprio per cercare di scongiurare il passaggio del servizio idrico ad Acea e dare continuità alle azioni intraprese. Ma nulla è stato fatto di quanto suggerito nel giugno del 2016 e ribadito con una mozione che presentai anche ad ottobre del 2020 (approvata all’unanimità e puntualmente disattesa in ogni punto!). Siamo arrivati, quindi, alla cessione del SII ad Acea a mani basse, sconfitti e vulnerabili.

Sul seguente sito https://stronati.com/  nella sezione “Acquedotti comunali” si possono trovare i documenti segnalati e anche il mio commento all’alba della cessione del servizio».

Cosa ne pensa del fatto che sia subentrata la Acea Ato2?

«Il passaggio al gestore unico ACEA Ato2 Spa – da taluni auspicato – dimostra di essere come ho sempre sostenuto, ovvero un servizio peggiore di quello pubblico.

I cittadini sono alla deriva, privati di una risorsa essenziale alla vita, ora vincolata alle politiche di gestione privatistica dell’azienda romana, senza un’informazione chiara e comprensibile (non si conoscono le cause della non potabilità e neanche i tempi di ripristino di questo diritto fondamentale).

La mancata potabilità non è un problema nuovo per Anguillara, ma stavolta si è presentato in coincidenza con la cessione della gestione del servizio idrico ad Acea Ato2 s.p.a. (peraltro avvenuto senza alcun confronto con i cittadini, alla faccia dei proclami elettorali). Non vorrei che tutto questo fosse funzionale alla richiesta della proroga degli indicatori di qualità contrattuale previsti dalla Deliberazione n. 655/2015 di “Arera” che danno accesso al meccanismo incentivante che diversamente non sarebbe assicurato, visto quanto sta accadendo.

La cosa che più spiace è che tutto questo era noto, da anni. E dal giugno del 2016 ad oggi nulla è stato fatto per evitare che i cittadini si ritrovassero scaricati sulle loro spalle anche questo ulteriore fardello igienico/sanitario ma anche economico (cosa di cui si avrà contezza all’emissione delle prime bollette “marcate Acea”)».

Come si sta gestendo la non potabilità dell’acqua? 

«E chi lo sa! Quello che succede oggi ad Anguillara è un film sciatto visto e rivisto. Da una parte l’Amministrazione che se ne lava le mani. Ormai la questione è diventata competenza del gestore, come se la politica e il principio di rappresentanza che i cittadini esprimono con le elezioni valessero solo per le belle occasioni in cui sfoggiare la fascia tricolore o scattare qualche selfie nelle occasioni di rappresentanza. Dall’altra i contatti con gli operatori di Acea che rispondono di non sapere oppure che non è loro competenza o ancora di chiamare un altro numero e così via. Brutta cosa. Davvero brutta».

Marzia Onorato

 

 

 

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