24 Aprile, 2024
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La politica è in affanno, stavolta si chiede “responsabilità”

Un invito alla chiarezza al neo eletto presidente del Consiglio

Presidente Meloni ora tocca a voi governare, lo avete agognato per anni, finalmente vi è data la possibilità, dimostrate di saper fare meglio.  Responsabilità quindi nei modi e nei fatti, come tante volte Lei ha ripetuto: lo vogliono gli italiani.

Il primo Consiglio dei ministri, oltre alla nomina dei sottosegretari, ha approvato un decreto-legge che include diversi ambiti.

Provvedimenti che hanno suscitato malumori nell’opinione pubblica, date le tante criticità nelle quali si trova l’Italia.

Quanti guai

Siamo alle prese con la guerra in Ucraina, la carenza del gas, il caro bollette, il caro benzina, le sofferenze delle imprese, i redditi bassi.

Temi complicati che necessitano di tempo e di impegno, ma sono primari specie per chi chiede allo Stato “l’obolo” per il pane quotidiano.

Il medico che riceve il malato al pronto soccorso, si occupa principalmente di preservargli la vita, dopo si occuperà di curargli singolarmente gli organi.

Difficile dare torto ai dubbiosi quando la legislatura inizia col decreto legge su rave party illegali, sulla scorta di quello organizzato a Modena, introducendo il reato di “invasione per raduni pericolosi” che prevede la reclusione da 3 a 6 anni e multe da 1000 a 10000 euro.

E ancora: la fine dell’obbligo vaccinale col ritorno al lavoro di medici e infermieri no vax, con le varianti covid preoccupanti. Come si giustifica il medico che rinnega i suoi studi. Se lo chiede l’ordine dei medici e la scienza.

L’ergastolo ostativo (articolo 4bis Ordinamento giuridico) viene confermato. La Consulta nel 2021 lo aveva giudicato in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione, aveva emanato una ordinanza e chiesto al parlamento di modificare la norma entro novembre 2022. La Consulta l’8 novembre si è riunita per le valutazioni sul decreto-legge Meloni e ha rimandato gli atti alla Cassazione.

Il problema migranti

L’Europa si faccia carico e attui l’equa distribuzione degli arrivi, ma non è tollerabile riservare un trattamento disumano a chi per mille ragioni raggiunge le nostre coste.

Le altre misure: il Pnrr, lo scostamento di bilancio, le nuove trivellazioni, la missione Nato, la sanità della Calabria, il Nadef, la spending review, il reddito di cittadinanza, l’evasione fiscale, l’aumento del contante, siano misure eque e condivise da approvare in parlamento.

Luogo difficile il parlamento, per il grave dissesto in cui si trovano le forze politiche e si temono le defezioni, ma è obbligatorio se l’Italia è ancora una Repubblica democratica.

I partiti sconfitti hanno annunciato una opposizione netta e forte, ma non trovano un equilibrio e dividendosi su tutto non è chiaro quale contributo intendano dare all’azione di governo.

Stessa inconcludenza mostrano per le elezioni regionali, e la Destra mira a governare Lazio e Lombardia. Si voterà in febbraio, ma non si conoscono i candidati. Il Partito Democratico sta discutendo con le “anime” interne.

Solo in Lombardia Letizia Moratti, dissociatasi da Fontana, si presenta con la propria lista civica, sostenuta da Azione e Italia Viva.

Candidati laziali

La confusione nel Lazio non è di meno. In campo ci sono i nomi di Alessio D’Amato,  assessore alla Sanità, Daniele Leodori, vicepresidente e assessore al bilancio, Maria Bonafini capogruppo della lista Zingaretti, Ignazio Marino voluto dal Movimento 5 stelle, Stefano Fassina, pure lui voluto dai “pentastellati”, Chiara Colosimo, Fabio Rampelli e Francesco Rocca voluti da Fratelli d’Italia. La sintesi dei vari sondaggi di Euromedia Research del maggio 2022 indicava Alessio D’Amato come probabile vincitore.

Il mio riferimento alle regionali è per ribadire quanto sia profonda la crisi dei partiti e quanto sia pericoloso il dissenso degli elettori.

Chiudo con una chiosa della Meloni: «Qualsiasi cosa tu voglia fare tu devi rispettare le leggi. È questa Italia di chi non vuole farlo per noi è finita. Se invece si vuol dire il contrario io non li seguo. Io vado avanti».

Buon lavoro Presidente.

Franco Marzo

 

 

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