28 Marzo, 2024
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La natura in uno scatto, intervista al fotografo naturalista Paolo Nicolai

Si può conoscere la natura di un territorio attraverso uno scatto? La risposta è “Sì” L’evidente disconnessione tra l’uomo moderno e natura, oggi offre alla fotografia naturalistica un valore in più. Una nuova opportunità di accesso la fornisce anche il web, che fa conoscere luoghi e le creature selvatiche che abitano nel paesaggio. Grazie allo sguardo attento e curioso del fotografo, i nostri occhi si arricchiscono di ogni straordinario evento faunistico.
Paolo Nicolai, fotografo naturalista e biologo, condivide da tempo sul suo profilo social, gli scatti della flora e fauna presenti sul Lago di Bracciano, regalando a ogni utente virtuale, momenti di stupore e come vedremo, anche di profonda riflessione.
Com’è nata la sua passione per la fotografia?
«La mia l’attività di fotoreporter nasce i primi due anni di Liceo e termina dopo la fine dell’Università. All’Enea, il mio ruolo da ricercatore entomologo, non era più compatibile con il mio lavoro da fotografo».
Poi qualcosa è cambiato e la fotografia ritorna nella sua vita…
«Un mio ex collega, appassionato di fotografia, mi convinse a riprendere questa passione da tempo sospesa. Oltretutto vivendo a Trevignano Romano in una zona molto vicina alle Pantane, un luogo di alto interesse faunistico, non avrei potuto fare diversamente. Ho la fortuna di assistere quotidianamente a un certo traffico di animali, tra questi per esempio, ho potuto ammirare lo svasso collorosso, un uccello acquatico che è stato visto solamente una volta nelle acque del nostro Lago».
Dalle foto non posso non notare una preferenza per i rapaci. E’ così?
«I rapaci a differenza degli altri uccelli, a mio avviso sono molto più espressivi, intelligenti e curiosi. Si crea una vera e propria interazione con loro. Osservandoli da vicino, noto che ognuno ha una caratteristica propria, che lo distingue da un altro della stessa specie».
Durante il primo lockdown ha creato scalpore la fotografia dei pulcini di cigno che “giocano” nelle acque del Lago di Bracciano con la mascherina chirurgica. Com’è nato quello scatto?
«Ero alla finestra, c’erano tre pulcini e i loro genitori affianco; accanto a loro, ho visto una mascherina galleggiante, uno dei cuccioli ha cominciato a giocarci. Ho pensato che la foto avrebbe potuto rappresentare non solo un simbolo di quest’epoca, ma anche un problema ambientale. Le mascherine generano una quantità di rifiuti non indifferente. A tal proposito, venne poi pubblicata dal WWF in un fascicolo dedicato ai problemi ambientali causati dal Covid».
I Social in tutto questo hanno un ruolo?
«Certamente. Mi piace condividere con gli altri ciò che vedo, le emozioni che provo mentre fotografo un momento. Interagire con un pubblico abbastanza ampio come quello di Facebook, mi permette anche di comprendere le preferenze altrui, le opinioni nell’esprimere se la foto piace o meno. Molti preferiscono i “Like” ai commenti, per me è il contrario, mi piace sapere che emozioni evoca la foto negli altri».
Ha mai pensato di fare una mostra fotografica?
«Si, mi piacerebbe molto. E’ un’idea che spero un giorno di realizzare».
Erica Trucchia

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