30 Aprile, 2024
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Quelli che sfidano la pandemia: nascite in aumento alla Mangiagalli di Milano

Questi neonati sono già stati chiamati “i figli del lockdown”. Ma per capire l’impatto del Covid sulla natalità occorre aspettare ancora

«Almeno gennaio ha retto all’onda d’urto della pandemia: fino al 26 di questo mese abbiamo avuto in totale 366 parti, e stimiamo di arrivare al 31 con 439 nascite:

3 in più rispetto al totale di gennaio 2020 (436).

Sono i figli del “lockdown”, concepiti a marzo-aprile scorso», nei giorni dell’Italia blindata in casa.

Ma è presto per cantar vittoria. «Più che timori sul fronte sanitario, temo che sarà l’aspetto economico della crisi Covid a creare più problemi agli aspiranti genitori. Non è un momento facile e se avrà avuto un impatto lo vedremo più avanti. Da aprile-maggio-giugno in poi».

A tracciare un quadro dall’osservatorio privilegiato di una delle culle più prolifiche di Milano, l’ospedale Mangiagalli-Policlinico, è Enrico Ferrazzi, direttore di Unità operativa complessa e responsabile del Mangiagalli Center, ordinario di Ginecologia e ostetricia dell’università degli Studi di Milano.

Questo centro – complice anche la tendenza a concentrarsi verso grandi strutture – ha avuto un 2020 controcorrente rispetto al trend generale di inesorabile calo delle nascite registrato in Italia secondo i dati Istat, ancor di più con l’incubo pandemia. E l’anno dominato dal coronavirus Sars-CoV-2 alla Mangiagalli si è concluso con un numero complessivo di 5.372 parti, il 4% in più del 2019. Incluso le mamme in attesa positive che hanno dato alla luce i loro bimbi nella struttura: «Il dato da registro è di 262 donne, un positivo ogni 20 ricoveri».

Il centro ha garantito una rigida separazione fra mamme Covid e non, e per le partorienti positive ha 35 letti e tre sale parto dedicate.

Gli esperti della Mangiagalli sono stati fra i primi a condurre anche uno studio insieme ad altre realtà lombarde sul parto con Covid e Ferrazzi conferma che «i neonati positivi restano una percentuale bassissima, inferiore all’1%». Si è fatto «tanto lavoro», spiega il primario, «per seguire e rassicurare» le mamme in attesa.

I numeri fotografano anche l’effetto del riordino delle reti nascita partito negli anni scorsi che ha portato una centralizzazione di parte delle richiesta sulle strutture più grandi e con più casistica, specializzate in patologie complesse della gravidanza, e così via. La Mangiagalli è una di queste. E in più da qualche anno ha lavorato per ampliare ulteriormente l’accompagnamento al parto con l’attività del consultorio, la vaccinazione dedicata, l’offerta di servizi come lo yoga col pancione, l’ambulatorio nutrizionale.

(Avvenire)

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