28 Aprile, 2024
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Adesso Salvini si erge a difesa dei medici no-vax: “No alle liste di proscrizione”

Salvini dimentica il concetto di ordine professionale: un medico che si rifiuta di ricevere e di somministrare il vaccino non è un medico.

 Ci sono dei momenti in cui cosa è giusto e cosa è sbagliato è evidente e qualunque tentativo di relativismo è pretestuoso e, in certi casi, pericoloso: Matteo Salvini che, pur di nutrire malcontento, difende i medici no-vax è un esempio di questo atteggiamento, su cui d’altronde il leghista ha costruito la sua intera carriera politica.

“Io i miei figli lo ho sempre vaccinati, ma è giusto che ognuno possa scegliere”. Lo ha detto Matteo Salvini. “Sono favorevole all’educazione ma sono contro l’obbligo. È giusto che i medici spieghino, informino ma le costrizioni non mi piacciono”, ha spiegato il leader della Lega.
“I medici hanno giurato di volere salvare la loro vita e quella dei pazienti, fanno un lavoro difficile e straordinario e vanno rispettati ma le liste di proscrizione no”, ha poi sottolineato Salvini a proposito dei medici no vax.
L’obbligo vaccinale è un’ipotesi da considerare nel caso in cui la dannosa propaganda anti-vaccinista e complottista prenda piede e ci condanni tutti a non vedere la fine dell’incubo del Covid. Non è auspicabile, perché ci si aspetterebbe che un paese civile riconosca un comportamento utile per la società e per il singolo individuo, ma coltivare l’egoismo sfrenato delle persone è ciò che la destra riesce a fare meglio, fino a far credere che – pur vivendo in una comunità – sia legittimo compiere scelte egoiste e pericolose in nome di una presunta ‘libertà’. Dimenticando che la libertà, in una società, finisce quando inizia quella altrui.
Salvini dimentica poi un’altra cosa, ossia il concetto di ordine professionale: un medico che si rifiuta di ricevere e di somministrare il vaccino non è un medico. Non c’è un margine di manovra. Indicare quali sono i medici che stanno facendo resistenza al vaccino serve a capire quali sono i seri professionisti che hanno a cuore la salute dei pazienti, e chi non lo è.

(Globalist)

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