3 Ottobre, 2024
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Coronavirus, boom di decessi a Roma: +40% a dicembre

Al Flaminio massimo 200 cremazioni a settimana

Le richieste eccedenti dovranno essere soddisfatte da impianti fuori dal territorio della capitale. Di Cola: “Chi muore tra giovedì e sabato non ha diritto a essere cremato. In questo modo Ama denuncia la sua resa”

I cimiteri capitolini sono sotto pressione  e mettono un freno al numero di cremazioni che potranno essere effettuate settimanalmente. Sono 3.940 i decessi nella citta’ di Roma a novembre 2020, un numero superiore del 63 per cento a quello dello stesso mese nel 2019. Nei soli primi giorni di dicembre si e’ registrato un incremento del 40 per cento.

Il numero di morti a Roma a novembre scorso rappresenta il valore massimo mai raggiunto nella Capitale, superiore anche al dato del 2017 (3.788) che finora era il piu’ alto rilevato. Per questo motivo lo stazionamento e la conseguente cremazione delle salme nei cimiteri capitolini non e’ sostenibile.

Al momento, nonostante un aumento dell’80 per cento dei posti disponibili nelle ultime dieci settimane, i forni crematori di Ama hanno raggiunto il numero di 380-390 cremazioni a settimana e al cimitero Flaminio, a oggi, stazionano oltre 1.500 salme e 200 resti mortali in attesa di cremazione.

Per questi motivi Ama ha disposto che nel cimitero Flaminio potranno essere accolte salme destinate alla cremazione per un numero massimo di 200 a settimana e che le richieste eccedenti dovranno essere soddisfatte da impianti fuori dal territorio di Roma. E’ quanto si legge in una comunicazione firmata dal responsabile del servizio Cimiteri capitolini, Fabrizio Ippolito, e rivolta alle agenzie e centri di servizi.

“A Roma se una persona muore tra il giovedì e il sabato non ha il diritto di essere cremata”. E’ il commento del segretario della Cgil di Roma e Lazio, Natale di Cola.

“Con il comunicato alle agenzie e ai centri di servizi funebri Ama dichiara la sua resa nella gestione dei servizi cimiteriali- spiega Di Cola – invece di trovare soluzioni strutturali e richiamare l’amministrazione capitolina alle sue responsabilità, fa pagare il prezzo ai cittadini imponendo il numero chiuso alle cremazioni e trasformando un diritto in una lotteria.

Infatti, come emerge dal documento, l’azienda ha riferito di essere nelle condizioni di potere ricevere un numero massimo di salme da cremare pari a 200 per ogni settimana e che i sei forni disponibili sono in grado di lavorarne al massimo 380, il che significa poco più di 50 al giorno e tenendo una riserva per smaltire le 2.000 In attesa”.

(La Repubblica)

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