19 Maggio, 2024
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Da governo a sindaci, tutti d’accordo per riaprire le scuole dal 9 dicembre

Sintonia fra la ministra e i rappresentanti dei Comuni durante un incontro in videocall. Favorevole anche il Cts. Resta centrale il problema della sicurezza. Sul tavolo la proposta di orari scaglionati per ingressi e uscite

Tutti d’accordo sulla priorità di riaprire la scuola in presenza al più presto, orientativamente già a partire dal 9 dicembre. Rientro che potrebbe avvenire in modo graduale e comunque tenendo sempre sotto osservazione l’andamento dell’indice Rt. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, da Palma di Maiorca ha sostenuto che “la scuola in presenza va riaperta appena possibile, non appena la curva dell’epidemia lo consentirà”.

In sintonia con quanto ripetuto più volte dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che ha trovato anche una sponda nei sindaci delle città metropolitane con i quali ha avuto un confronto in videocall, oltre che nei rappresentanti delle Province. Sintonia rafforzata dall’offerta della ministra di “massima collaborazione” con i primi cittadini.

La sicurezza tra i banchi

Ma la parola chiave per il ritorno tra i banchi è ‘sicurezza’ e per garantirla, hanno fatto notare i sindaci, bisogna sciogliere i nodi che sono sempre gli stessi: scaglionare gli orari di ingresso e uscita e incrementare i trasporti contro ogni rischio di sovraffollamento.

La ministra Azzolina ha detto di aver “molto apprezzato lo spirito di collaborazione emerso dalla riunione con i sindaci delle aree metropolitane”. E ha spiegato: “Siamo tutti d’accordo che la scuola sia una priorità, lavoriamo insieme per riportare gradualmente gli studenti in classe”.

Propositivo il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro: “Abbiamo offerto la nostra massima disponibilità a collaborare con il governo: l’obiettivo comune è di riaprire le scuole”.

Ma poi ha puntualizzato: “La nostra massima e unitaria disponibilità a collaborare non può prescindere da alcuni nodi sui quali siamo tornati a sollecitare la ministra e, per suo tramite, l’intero governo: bisogna intervenire – ha ammonito – perché si fissino orari di ingresso e uscita davvero scaglionati e sull’incremento di mezzi di trasporto, soprattutto extraurbani, al fine di garantire che si evitino affollamenti sugli autobus e alle fermate”.

Quindi, ha concluso: “Servono protocolli sanitari univoci e chiari per fissare le modalità di tracciamento, di quarantena e utilizzo dei test rapidi. Nel corso della riunione è emersa anche la necessità dell’adeguamento tecnologico delle scuole per consentire che la didattica a distanza conti su connessioni efficienti”. Secondo quanto si apprende, nel corso del ‘tavolo’ convocato oggi, è emersa una ‘forte preoccupazione’ per i tempi di risposta delle Asl: qualche sindaco ha fatto notare che non sempre le Asl rispondono o, se rispondono, avviene troppo lentamente quando bisognerebbe fare i tamponi.

Stesso spirito collaborativo da parte delle Province. Il presidente dell’Upi, Michele de Pascale, ha sottolineato il lavoro fatto “da luglio per assicurare l’apertura delle scuole superiori in presenza a tutti i 2 milioni e 500mila studenti medi, con interventi di piccola edilizia, acquistando banchi e affittando nuovi spazi dove necessario”. Quindi ha spiegato: “Siamo ovviamente favorevoli al ritorno in classe dei ragazzi e delle ragazze, ma per le scuole superiori deve avvenire con gradualità – ha avvertito – in modo da evitare di dovere intervenire con frenate brusche”.

E ha messo in evidenza che “stiamo passando troppo frequentemente da un eccesso all’altro: prima tutti in didattica a distanza, poi tutti in presenza, poi di nuovo tutti in Dad e ora di nuovo tutti in presenza? Occorre muoversi per fasi, raggiungendo di volta in volta la più alta percentuale possibile in presenza, ma continuando anche ad utilizzare, a turno, gli strumenti di didattica digitale integrata che consentono di evitare le situazioni a più alto rischio di diffusione del contagio”.

Il parere del Cts

Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, ha evidenziato che “sulla scuola sicuramente qualche sottovalutazione c’è stata, qualche ritardo c’è stato, da parte delle autorità locali, regionali e credo anche centrali.

Sin dallo scorso aprile, il Cts aveva segnalato criticità interne ed esterne al mondo della scuola” ha ricordato. Detto questo, anche Miozzo è favorevole a un possibile rientro in classe, sostenendo che il 9 dicembre “potrebbe essere una buona opzione. Bisogna far ritornare ragazzi e docenti a scuola garantendo la sicurezza – ha continuato – il rischio deve diventare compatibile con la disponibilità di risorse per tamponi in tempo reale e tracciamento a supporto della vita scolastica”.

Quindi, pur ammettendo che “l’apertura delle scuole non sia a rischio zero”, Miozzo ha osservato: “E’ però un rischio sicuramente inferiore di immaginare i ragazzi liberi di andare nei centri commerciali senza regole ed è un rischio che prende in considerazione la salute psicofisica dei ragazzi. Non è pensabile lasciare milioni di giovani nella didattica a distanza per un anno intero. Avremo quest’anno dei liceali che arriveranno alla maturità avendo fatto un mese di scuola in presenza, questo è inaccettabile” ha concluso.

Anche per Alberto Villani, altro membro del Cts, “con i numeri attuali si potrebbe riaprire la scuola anche a dicembre”. pur precisando: “Abbiamo imparato ormai a navigare a vista, a fare sempre i conti con la situazione epidemiologica” Nessun dubbio, però, “che la scuola sia un posto sicuro” perché è “c’è il rispetto rigoroso di regole. Quello che rappresenta un problema – ha rimarcato – è ciò che avviene fuori”. Per Villani sul settore trasporti “si stanno facendo opportuni cambiamenti, poi – ha ammesso – si paga lo scotto di lustri di abbandono di sanità, scuola e trasporti, non si può pretendere di cambiare tutto in poche settimane”.

(Agi)

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