29 Aprile, 2024
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Coronavirus, carceri al collasso: 2.000 positivi tra operatori e detenuti

Sono 826 detenuti e 1042 gli operatori penitenziari positivi al coronavirus. A fare il punto sulla situazione del contagio nelle carceri italiane è stato ieri il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, rispondendo al question time alla Camera: tra i detenuti contagiati 804 sono gestiti dall’Area sanitaria interna e 22 ricoverati presso luoghi esterni di cura. Presso gli istituti minorili su 299 presenze, 3 sono i positivi al Covid 19, uno dei quali era tale già al momento del suo ingresso, ha aggiunto Bonafede che ha concluso: «Per quanto riguarda gli operatori positivi , 970 sono del personale del corpo di polizia penitenziaria e 72 fra il personale amministrativo e dirigenziale del Dap».

Dunque si registra, come nel resto d’Italia, una leggera flessione dei contagi. Tuttavia «con il virus che sembra dilagare, chiediamo alla comunità scientifica e a chi di competenza di calcolare l’indice di contagio (Rt) in carcere», fa sapere Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria. A proposito di statistiche, il Ministero della Giustizia ha creato, come richiesto dal Partito Radicale, una pagina sul proprio sito dove aggiornerà settimanalmente i dati relativi ai contagi che verranno forniti dal Dap. Resta comunque la criticità che i numeri vengono pubblicati aggregati e non divisi per circuiti penitenziari. 

Ad analizzare la situazione con il Riformista ci pensa il Garante delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, che ci dice: «bisogna ragionare su due piani diversi: quello clinico e quello relativo agli spazi. Dal punto di vista strettamente sanitario, la situazione è da tenere sotto controllo ma è sbagliato dire che è allarmante. Tuttavia dal punto di vista degli spazi ci sono delle criticità che concernono la disponibilità di posti dove isolare i positivi o far fare la quarantena». Infatti, a pochi giorni dall’applicazione del decreto Ristori «abbiamo registrato – aggiunge Palma – , questi numeri: attualmente in cella ci sono circa 400 persone in meno rispetto a sette giorni fa, meno dell’1% del numero complessivo. È una riduzione piccola. E, soprattutto, il virus nei penitenziari cresce con un ritmo più sostenuto rispetto a quello della diminuzione di detenuti. Sarebbe necessario che i due andamenti fossero almeno uguali».

Come? «Io non sono d’accordo – ci dice il Garante – con coloro i quali parlano di ipotesi di indulto o amnistia: non ci sono le condizioni politiche.

Sarebbe meglio non creare delle attese tra i detenuti che si sa che non saranno soddisfatte. Per questo come Garante abbiamo presentato degli emendamenti al decreto Ristori che vanno nella direzione di provvedimenti più incisivi, fattibili per diminuire la popolazione carceraria. Bisogna agire ad esempio sulla custodia cautelare, che è un problema anche culturale; incidere sul rinvio dell’emissione dell’ordine di esecuzione per le sentenze definitive che riguardano reati non particolarmente gravi ma risalenti nel tempo; estendere ad una platea più ampia alcune delle stesse misure che il Ministro giustamente ha promosso». Intanto prosegue lo sciopero della fame di Rita Bernardini e Irene Testa: la presidente di Nessuno Tocchi Caino è al sedicesimo giorno di digiuno, mentre la tesoriera del Partito Radicale al dodicesimo. In tutto ad aver aderito all’iniziativa nonviolenta sono 1.159 persone: 597 cittadini liberi e 552 detenuti dalle carceri di Vicenza, Genova-Marassi, Avellino, Sulmona.

Proprio in quest’ultimo istituto di pena c’è un piccolo focolaio: quindici detenuti sono stati accertati positivi mentre quattro sono risultati dubbi su un totale di trentotto reclusi sottoposti al test naso-faringeo. Ma dallo stesso carcere è arrivato anche un messaggio di grande sensibilità e solidarietà: i detenuti dell’Alta Sicurezza hanno concluso la loro lettera di adesione allo sciopero della fame con queste toccanti parole: «Inutile sperare; per noi dell’Alta sicurezza è probabile che non farà niente nessuno, ma se non altro aiutiamo i detenuti comuni». La regione comunque che sta soffrendo maggiormente rispetto al numero dei contagi in carcere è la Campania: 188 detenuti positivi di cui 105 a Poggioreale e 69 a Secondigliano; 223 i contagiati tra polizia penitenziaria, personale sanitario e amministrativo. Per questo ieri mattina, l’associazione di penalisti napoletani “Il carcere possibile onlus” ha manifestato dinanzi al carcere di Poggioreale e al Tribunale di Napoli per chiedere simbolicamente «ai capi degli uffici indicati di chiudere il Portone d’ingresso degli istituti penitenziari partenopei ed aprire la porta d’uscita».

(Il Riformista)

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