29 Aprile, 2024
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La Lazio e il caso tamponi ecco che cosa sta succedendo e quanto rischia il club

Due laboratori su tre indicano che Ciro Immobile è positivo al Covid 19.

La squadra potrebbe essere penalizzata di più di un punto in classifica.

La spiegazione non ufficiale  è che i test positivi del Campus sono di quelli rapidi, antigenici, mentre quelli di Avellino, negativi, sono molecolari e quindi prevalgono

 

Tre laboratori, una discreta serie di tamponi. E una positività che compare e scompare a seconda di chi li effettui. Alla Lazio c’è un focolaio di Covid 19, che dilaga però soprattutto nello staff. Tantissimi i positivi, persino il direttore sportivo Tare. Tra i giocatori, invece, una serie di situazioni molto singolari, che non trovano analogie in Italia. E che riguardano tre diversi laboratori: Futura diagnostica, il centro di Avellino scelto da Lotito per effettuare i tamponi molecolari previsti dal protocollo di sicurezza anti Covid della Federcalcio. Il Synlab, laboratorio con sedi in tutta Europa a cui la Uefa ha affidato i test per le proprie competizioni. E, da ieri, il Campus biomedico di Roma, centro riconosciuto dalla regione Lazio.
Lotito ha un problema, e non è cosa da sottovalutare. Da ieri, due laboratori su tre indicano che Ciro Immobile è positivo al Covid 19. Lo ha rilevato il Campus, lo aveva rilevato Synlab. Il fatto è che per Synlab, Immobile era positivo già il 26 ottobre, prima di Bruges-Lazio, partita che ha dovuto quindi saltare.

E poi anche il 3 novembre prima di Zenit-Lazio, anche quella vista da casa. Quindi per L’Uefa è come se Immobile fosse stato continuativamente positivo. In mezzo però la Lazio ha affrontato il Torino: e lì invece Immobile ha giocato e segnato, addirittura. Glielo permetteva un tampone negativo effettuato il venerdì prima della partita da Futura diagnostica. Che ieri, a poche ore da un’altra partita di campionato, è tornata a dare esito negativo. Proprio mentre un altro laboratorio, il Campus, individuava invece una discreta carica virale nel tampone fatto su Immobile. La spiegazione non ufficiale che circola da Formello è che i test positivi del Campus sono di quelli rapidi, antigenici, mentre quelli di Avellino, negativi, sono molecolari e quindi prevalgono. Al Campus però, quando un tampone rapido emerge positivo sottopongono subito anche al molecolare. E in ogni caso: perché affidarsi a un centro per poi metterne in discussione il risultato?

A questo punto, anche la Procura federale potrebbe porsi la domanda che si porrebbe chiunque: perché nei test effettuati da Futura diagnostica non emergono le positività rilevate da altri due diversi laboratori? E soprattutto: è possibile che anche venerdì, prima della partita contro il Torino, altri laboratori avrebbe rilevato una carica virale che invece nei tamponi avellinesi non è stata riscontrata? Dalla risposta, dipende il futuro della Lazio. Perché far giocare un calciatore positivo in un incontro di Serie A – se mai fosse provato – potrebbe essere letto come un tentativo di trarre un vantaggio in classifica. E come ha disposto il Consiglio federale (di cui Lotito fa parte) l’8 giugno e poi ribadito il 1 settembre in due comunicati firmati dal presidente della Federcalcio Gravina, la sanzione prevista è la cancellazione dal campionato di competenza e assegnazione a categoria inferiore. Sia che la responsabilità sia di un dirigente, sia di un tesserato, dal medico in giù.

Impossibile in ogni caso e allo stato dei fatti sostenere che questo sia ciò che è successo a Immobile, anzi: fino a prova contraria, fa fede il tampone negativo effettuato il venerdì prima della partita da un laboratorio riconosciuto dalla regione Campania, quindi ritenuto di assoluto affidamento. C’è poi la questione delle mancate informazioni alle Asl delle positività rilevate prima di Bruges e Zenit. Su questo argomento Lotito e il medico Pulcini giurano: “Abbiamo informato le Asl di tutto ciò che dovevamo”.

Ma c’è comunque un fatto, innegabile: Immobile martedì si è allenato con la squadra. Si è allenato con le riserve, ma senza essere stato isolato dal gruppo, quindi in contatto con i compagni. Questo perché a quanto sostiene Lotito in una conversazione con Repubblica, il giocatore è stato ritenuto non contagioso. Ma questo rappresenta una violazione del protocollo, che impone di isolare i positivi senza entrare nel merito della carica virale (o del “gene N” su cui si fa molta discussione in casa Lazio). Questa violazione potrebbe costare quindi un deferimento (ossia il rinvio a giudizio sportivo) e poi nel procedimento una penalizzazione in classifica. Di quanto? Un punto almeno, forse di più.

(La Repubblica)

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