3 Maggio, 2024
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Sabaudia, B&B di lusso: alcove per la prostituzione

Due arresti

 

A finire in manette una coppia di insospettabili: prof di economia a Frosinone lei, imprenditore agricolo lui. Un’altra casa di appuntamenti sul lungomare di Terracina. Indagato un 65enne di Fondi.

L’inchiesta “Maitresse” della questura di Latina è coordinata dal pm Carlo Lasperanza dello stesso capoluogo pontino

 

Lei insospettabile prof di economia in un noto istituto tecnico di Frosinone e lui imprenditore agricolo molto conosciuto, impegnato nel settore della distribuzione in tutta la Ciociaria. Una coppia insospettabile. Nessun precedente. Ottime frequentazioni e una bella villa alle porte del capoluogo ciociaro.

Dalle indagini svolte dal commissariato di Terracina i due avrebbero però messo a punto un business attorno a due ville di proprietà in provincia di Latina ben più redditizio dell’affitto ai turisti, che, soprattutto stranieri, quest’anno scarseggiano per via dell’emergenza Covid.

Le ville, una sul lungomare di Terracina e l’altra nel centro di Sabaudia, vicino alla pineta,

sarebbero state trasformate in una sorta di residence, con tanti mini-appartamenti all’interno e all’esterno delle stesse. E quei locali, ben arredati e con ambienti in cui veniva garantita la riservatezza, sarebbero stati affittati a giovani prostitute straniere, che in cambio di quelle alcove e di una serie di servizi, compresi quelli di taxi e di consegna della spesa a domicilio, tanto per non dare nell’occhio e cercare di schivare controlli da parte delle forze dell’ordine, avrebbero consegnato alla coppia tra i 50 e i 100 euro al giorno.

Un affare considerevole visto che di media la prof e il marito avrebbero quotidianamente affittato una media di dieci mini-appartamenti, intascando così ogni giorno tra i 500 e i 1000 euro, tra i 15mila e i 30mila euro al mese. I due, 58 anni lei e 60 lui, al culmine di un’inchiesta aperta dal procuratore aggiunto della Repubblica di Latina, Carlo Lasperanza, su ordine del gip Giuseppe Cario, all’alba di oggi sono stati arrestati dagli agenti del commissariato di Terracina.

Per la prof, C.P. le sue iniziali, si sono aperte le porte del carcere di Rebibbia, mentre l’imprenditore, G.G., è stato messo ai domiciliari,

accusati di favoreggiamento della prostituzione e, difesi dall’avvocato Nicola Ottaviani, martedì verranno interrogati dal giudice per le indagini preliminari. Per gli inquirenti, gli indagati avrebbero messo a punto un sistema basandosi su quello delle cosiddette strutture ricettive diffuse, con prostitute che si alternavano continuamente, ognuna delle quali si fermava per pochi giorni a Terracina e Sabaudia, “in modo da attrarre i clienti – specificano dalla questura di Latina – in ragione della novità della proposta sessuale”.

La prof, in particolare, avrebbe preso contatti con centinaia di escort,

tenendo anche la contabilità di tale business in un’agenda sequestrata dagli investigatori nella villa degli arrestati, e sono state considerate eloquenti una serie di conversazioni telefoniche intercettate, tanto da portare gli inquirenti a ritenere che il favoreggiamento della prostituzione non sia stato “occasionale ma abituale e reiterato”.

Una prof che si sarebbe trasformata in maitresse, da cui ha preso nome l’inchiesta, che avrebbe garantito alle prostitute spazi in cui poter ricevere il maggior numero di clienti in ambienti riservati e attrezzati, con tanto di tassisti irregolari alle sue dipendenze e factotum per ogni esigenza.

Indagato a piede libero infatti pure un 65enne originario di Fondi, Q.I. le sue iniziali, che avrebbe fatto da tassista e da palo alle prostitute, per allertarle in caso di possibili blitz della polizia. Le due ville di proprietà della coppia di Frosinone sono state sequestrate e la questura di Latina sottolinea anche che “la maggior parte degli introiti proveniva dall’utilizzo di ulteriori villette prese in locazione dagli stessi coniugi ed allestite accuratamente per brevi periodi, proprio per essere destinate al commercio sessuale”.

Gli investigatori aggiungono inoltre che, dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno notato “la disinvoltura e la spregiudicatezza dei due coniugi” che, anche dopo avere appreso di essere al centro di un’indagine, avrebbero continuato nella attività illecita, “mostrando pervicacia nel non voler rinunciare agli indebiti guadagni illegali ed una spiccata professionalità nel proseguire i propri affari nella convinzione di poter riuscire a farla franca”.

(La Repubblica)

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