28 Aprile, 2024
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Acqua più preziosa dell’oro? Negli Usa il primo future

Entro fine anno il Cme Group quoterà un contratto future sull’acqua, simile a quelli che esistono per altre commodity come l’oro o il petrolio. L’iniziativa, senza precedenti, rischia di sollevare timori e polemiche

 

E’ un passaggio epocale quello descritto da Il Sole 24 Ore: la creazione del primo future al mondo sull’acqua.
Si sancisce così la definitiva finanziarizzazione di questo bene comune.
Dopo la finziarizzazione dei gestori e delle infrastrutture si sferra l’attacco finale alla risorsa in sé attraverso un sistema di vendita globale di diritti di sfruttamento e, di fatto, scommettendo sulla crisi idrica fancendola così diventare occasione per creare nuove opportunità di profitto.
Una deriva pericolosa e preoccupante da contrastare fortemente convinti, come sostiene V. Shiva, che la crisi idrica è una crisi ecologica che ha cause commerciali ma non soluzioni di mercato

Paolo Carsetti, Forum italiano movimenti per l’acqua

Irrinunciabile, insostituibile e sempre più scarsa.

È l’acqua la commodity più preziosa. E presto – proprio come l’oro o il petrolio – avrà una quotazione di mercato, influenzata dalle leggi della domanda e dell’offerta, ma anche potenzialmente (e forse inevitabilmente) da manovre di speculazione finanziaria.

A infrangere uno degli ultimi tabù del capitalismo è il Cme Group, che in collaborazione con Nasdaq ha annunciato la creazione del primo future al mondo sull’acqua. Il contratto, che debutterà nel quarto trimestre sulla piattaforma Globex, impiega come sottostante il Nasdaq Veles California Water Index, che a sua volta rispecchia il prezzo dei diritti sull’acqua in California: un mercato da 1,1 miliardi di dollari, che proprio in questo periodo è sotto i riflettori per i devastanti incendi che imperversano in gran parte dello Stato, provocati anche dalla siccità.

 

Protezione dal rischio

 

Il future, spiega il Cme, potrà servire come strumento di risk management, per aiutare le municipalità, le aziende agricole e le imprese industriali a proteggersi dai rischi economici legati alle carenze idriche. Il 40% dell’acqua consumata in California è destinata all’irrigazione, con costi molto elevati soprattutto per alcune colture, ad esempio quella delle mandorle.

Nelle ambizioni della Borsa, tuttavia, il future non ha una valenza esclusivamente locale: col tempo il Cme spera che diventi un benchmark, una sorta di termometro in grado di segnalare il livello di allarme sull’acqua anche a livello globale.

È il Cme stesso a suggerire che la temperatura – e dunque il valore dell’investimento – è destinato a salire, sulla spinta del cambiamento climatico, dell’inquinamento e della crescita demografica, che spinge a un maggiore ricorso a metodi di coltivazione intensiva.

 

La scarsità di acqua

 

Quasi due terzi della popolazione mondiale potrebbe affrontare carenze idriche entro il 2025, afferma la Borsa. «La scarsità di acqua è certamente una delle maggiori sfide con cui le comunità e gli individui di tutto il mondo oggi devono confrontarsi», sottolinea Tim McCourt, global head of equity index and alternative investment products del Cme.

Il problema viene denunciato da tempo dalle istituzioni internazionali, oltre che da ong di tutto il mondo. Il 70% della superficie terrestre è coperta di acqua, ma per il 97% si tratta di mare: acqua salata, inutilizzabile se non viene trattata con procedimenti costosi e ad alto consumo di energia. Del restante 3% di risorse idriche, appena un terzo è direttamente utilizzabile dall’uomo per dissetarsi, stima lo Us Geological Survey.

E la situazione rischia di peggiorare, con gravi ricadute anche sui diritti umani: la mancanza d’acqua scatena guerre e spinge a migrazioni, oltre a costringere molte persone (spesso donne) ad enormi fatiche nella vita quotidiana.

 

Acqua come diritto umano

 

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 28 luglio 2010 ha incluso l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico sanitari tra i «diritti umani universali e fondamentali». Ma a dieci anni dalla storica risoluzione il bilancio non è incoraggiante.

L’idea che l’acqua possa diventare oggetto di speculazioni finanziarie è destinata a far discutere e potrebbe attirare ulteriori critiche sul Cme Group, già contestato negli ultimi mesi per diversi episodi, tra cui il crollo (temporaneo) del petrolio Wti a quotazioni negative e le anomalie sul mercato dell’oro, che hanno messo in fuga dal Comex molti operatori.

 

Chi scommette

 

Gli investitori interessati a scommettere sull’acqua non mancano. Capofila è Michael Burry, divenuto celebre per aver scommesso (e vinto) contro il fenomeno dei mutui subprime: il gestore – che ha ispirato il libro e il film The Big Short – per anni ha sbandierato di essersi focalizzato sul settore idrico, anche se la sua Scion Asset Management oggi non risulta avere in portafoglio molti titoli del comparto (e di recente il suo cavallo di battaglia nelle interviste è diventato la denuncia del rischio legato agli Etf).

Si dice che Burry e altri speculatori abbiano accumulato terreni agricoli con annesse risorse idriche. Tra gli strumenti a disposizione anche del pubblico retail ci sono una decina di Etf, quotati perlopiù negli Usa, che riflettono l’andamento di titoli legati all’acqua. Esiste anche qualche fondo specializzato e in Australia dal 2003 è in funzione una piattaforma B2B per scambiare diritti sull’acqua (Waterfind). Ma con il future del Cme si entra in una dimensione diversa e finora inesplorata.

(Il Sole24Ore)

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