29 Aprile, 2024
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Arrivano Russia, Cina e Brasile: ecco i paesi più avanti nella corsa al vaccino. L’Oms: «No a nazionalismi»

La Cina conferma la sua ottima posizione in una corsa al vaccino anti Covid il cui ritmo accelera costamentemente e che vede al primo posto gli Stati Uniti con 13 candidati vaccini in via di sperimentazione sull’uomo.

Staccata la Russia. Il monito dell’Organizzazione mondiale della sanità

 

Dopo lo Sputnik V della Russia, prodotto dall’Istituto Gamaleya, anche la Cina ha registrato in un tempo record il suo primo vaccino contro la pandemia di Covid-19. Messo a punto dalla CanSino Biologics con l’Istituto di Biotecnologie di Pechino, il vaccino si chiama Ad5-nCoV e si basa sul materiale genetico del Sars-Cov-2 trasportato da un altro virus reso inoffensivo. Entrambi i candidati vaccini fanno parte della lista stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che ne comprende complessivamente 167, di cui 29 in fase di sperimentazione sull’uomo.

Dall’altra parte del mondo il governo brasiliano ha autorizzato la sperimentazione di fase 3 del candidato vaccino anti Covid-19 sviluppato dal laboratorio statunitense Johnson & Johnson. I test sono previsti su 7mila volontari. L’esecutivo del presidente Jair Bolsonaro finora ha stanziato circa 400 milioni di dollari per sviluppare il vaccino dell’Università di Oxford prodotto da AstraZeneca. L’Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa) ha dato il via libera anche ai test del candidato vaccino della cinese SinoVac e di quello prodotto congiuntamente dall’americana Pfizer e dalla tedesca BioNTech.

Il vaccino della CanSino è invece il primo ad avere raggiunto il traguardo tra i sette che in Cina si stanno sperimentando sull’uomo. I tempi della sperimentazione sono stati davvero da record, considerando che i risultati della prima delle tre fasi dei test erano stati pubblicati a fine maggio e che la terza e ultima fase deve essere di solito condotta su un numero molto grande di individui per avere le risposte sull’efficacia.

La Cina conferma così la sua ottima posizione 

in una corsa il cui ritmo accelera costamentemente e che vede al primo posto gli Stati Uniti, con ben 13 candidati vaccini in via di sperimentazione sull’uomo. La Russia segue con molto distacco, con un unico vaccino anti Covid-19 che ha però completato l’iter ottenendo la registrazione. Hanno un solo vaccino in fase di test clinici il Giappone, la Corea del Sud e l’Australia.

L’Europa ne ha tre, due dei quali legati all’Italia:

sono il vaccino messo a punto dall’azienda biotech italiana Reithera di Castel Romano con la tedesca Leukocare e la belga Univercells, e quello realizzato dell’università di Oxford con l’azienda AstraZeneca, le cui dosi sono prodotte in Italia dalla Irbm di Pomezia.

Due, infine, i vaccini sviluppati in India in via di sperimentazione clinica.

Ma mentre nel mondo la ricerca sulla lotta al coronavirus avanza, l’Organizzazione mondiale della Sanità invita a «prevenire i nazionalismi sui vaccini» e a «garantire che le innovazioni siano disponibili per tutti, ovunque, a partire da quelli a più alto rischio». Lo ha detto il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing periodico sul coronavirus.

L’Oms ha invitato a «non ripetere gli errori del passato»,

riferendosi in particolare all’approvvigionamento di strumenti di prima necessità per i lavoratori in prima linea all’inizio della pandemia. «Per un periodo di tempo – ha detto Ghebreyesus – alcuni Paesi, causa il lockdown, sono rimasti senza forniture chiave. Il nazionalismo dell’offerta ha esacerbato la pandemia e ha contribuito al fallimento totale della catena di approvvigionamento globale». E’ questa dunque – ha aggiunto – la «lezione da imparare: sebbene vi sia un desiderio tra i leader di proteggere prima il proprio popolo, la risposta a questa pandemia deve essere collettiva» perché «nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro.

Dunque, di fronte all’emergenza Covid-19, che Ghebreyesus ha definito «una delle sfide più difficili che abbiamo mai affrontato», l’Oms si propone quale punto di raccordo e coordinamento, anche sui vaccini.

«Ad esempio – ha detto il direttore generale – una volta identificato un vaccino di successo, il gruppo consultivo strategico dell’Organizzazione fornirà raccomandazioni per il loro uso appropriato ed equo». In particolare «si propone di implementare l’assegnazione dei vaccini in due fasi: nella fase 1, le dosi saranno assegnate proporzionalmente a tutti i Paesi partecipanti contemporaneamente per ridurre il rischio complessivo. Nella fase 2, si terrà conto dei paesi in relazione alla minaccia e alla vulnerabilità» “.

(Il Sole24Ore)

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