28 Aprile, 2024
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Immigrazione, dall’Italia alla Tunisia 11 milioni per rafforzare il controllo delle frontiere

Fondi del Viminale per 11 milioni di euro – risparmiati sul capitolo accoglienza migranti – saranno girati alla Tunisia che li utilizzerà per rafforzare il controllo delle sue frontiere marittime.

La novità – a quanto si apprende – è emersa nel corso della visita a Tunisi dei ministri dell’Interno e degli Esteri,  Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio, accompagnati dai commissari europei Ylva Johansson e Oliver Varhelji. La delegazione ha incontrato il presidente della Repubblica Kais Saied, il premier incaricato Hichem Mechichi ed il ministro degli Esteri ad interim Selma Enneifer. Le risorse verranno impiegate per la manutenzione delle motovedette, l’addestramento delle forze di sicurezza, radar ed un sistema informativo che allerterà tempestivamente la gendarmeria quando le imbarcazioni di migranti sono in mare in modo da bloccarle in acque tunisine.

L’instabilità politica è il primo problema della Tunisia:

uscita con successo dalla rivoluzione dei gelsomini del 2011 che ha messo in fuga il dittatore Ben Alì, la democrazia tunisina è ancora instabile e debole, soprattutto perché è debole economicamente. Il premier incaricato Michichi era il ministro degli Interni nel precedente governo, e da alcune settimane sta provando a formare un governo.

Lamorgese e Di Maio saranno accompagnati dai commissari europei Oliver Varhelyi e Ylva Johansson. Obiettivo: bloccare le partenze di migranti e aumentare i rimpatri. Il primo è il commissario ungherese all’Allargamento e al Vicinato, titolare della gestione di buona parte dei fondi che vanno al governo africano. La seconda, svedese, è la commissaria agli Affari interni, che si occupa specificamente del tema delle migrazioni.

Il mese scorso il ministro Di Maio ha chiesto all’Europa un sostegno concreto nella trattativa con Tunisi.

Il flusso migratorio – soprattutto di giovani – è lo specchio della grave crisi in cui versa la Tunisia. Crisi economica, con il Covid che ha fermato il turismo, la principale risorsa economica del Paese. Ma anche istituzionale, con un Governo che ancora manca. Ed ecco quindi che la delegazione nella capitale tunisina porterà non solo richieste ma anche proposte di supporto e fondi della cooperazione. In programma anche una visita al Museo del Bardo per commemorare le vittime dell’attacco terroristico del 2015 in cui morirono anche italiani.
Lamorgese è già stata a Tunisi meno di un mese fa e nei giorni successivi la Farnesina ha convocato l’ambasciatore tunisino a Roma per esprimere la preoccupazione del Governo per i continui sbarchi.

I numeri sono questi: secondo l’Ansa, nel 2020 gli arrivi via mare hanno toccato quota 15mila, quasi il quadruplo rispetto allo scorso anno. I tunisini sono la nazionalità più rappresentata, con 6.500 sbarcati. L’accordo con Tunisi sui rimpatri – sospeso per mesi a causa del Coronavirus – è stato riattivato da pochi giorni. Ma il tetto di 80 a settimana con voli charter non consente un vero alleggerimento delle presenze in Italia. Oggi l’Italia chiederà un aumento dei rimpatri con una velocizzazione delle procedure burocratiche.

Tunisi nelle ultime settimane ha rafforzato la sorveglianza sulle spiagge ed il pattugliamento marittimo nella zona di Sfax, principale porto di partenza verso la vicina Lampedusa. Alcuni risultati ci sono stati con l’arresto di scafisti ed il blocco di imbarcazioni, ma le partenze non si sono fermate. Dall’Italia sono arrivati aiuti per le attività di polizia ed il controllo delle frontiere ed altri fondi di Viminale e Farnesina potrebbero essere sbloccati in tempi brevi.

(La Repubblica)

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