29 Aprile, 2024
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Europa, lo schianto del Pil: “Mai così male dal 1945”. E il Covid fa volare il debito

I Paesi che hanno limitato il lockdown fanno peggio rispetto a Roma. L’allarme di Bankitalia sulle entrate: “In sei mesi 20 miliardi in meno”

Nell’area euro gli occupati sono calati del 2,8%: il colpo sarà ritardato per l’effetto delle misure dei governi

 

I numeri dimostrano quanto male è andata l’economia nel periodo in cui ci aspettavamo che andasse male. Offrono qualche sorpresa sui Paesi che sono colpiti di più.

Provano che alcuni governi, come Gran Bretagna e Svezia, limitando le chiusure contro il virus hanno fatto morire più persone senza salvare gli affari.

Restiamo appesi a un filo: sapremo più sui prossimi mesi quando si preciserà il bilancio dei contagi estivi; in Italia potremmo averlo più tardi perché, diversamente che nel Nord Europa, le nostre vacanze si concentrano in agosto. Se non altro, le decisioni comuni dell’Europa continuano a ispirare fiducia: benché i debiti pubblici aumentino, i tassi di interesse sono scesi parecchio.

I numeri europei

Il secondo trimestre 2020 si conferma per il nostro continente il peggiore degli ultimi 75 anni. Il prodotto interno lordo secondo l’Eurostat è calato dell’11,7% nell’intera Ue e, all’interno di essa, del 12,1% nell’area euro. L’Italia, con -12,4%, si colloca poco sotto la media del comune disastro.

Danneggiati più di noi sono la Spagna (-18,5%), come si poteva immaginare, ma anche il Portogallo (-13,9%) e la Francia (-13,8%). Spagna e Francia sono peggio messe di noi anche nel confronto con il secondo trimestre 2019. Fuori dall’area euro, l’Ungheria limitando gravemente le libertà civili con il pretesto del lockdown non ha evitato un pesantissimo -14,5%. Ma il record continentale del danno economico tocca al Regno Unito, che ha chiuso tardi e male: -20,4%. Alla Svezia non ha giovato aver limitato le precauzioni anti-contagio: -8,6% rispetto al -7,5% della Danimarca che in proporzione agli abitanti ha avuto un numero di vittime 5 volte inferiore.

Attesa per l’occupazione

Meno significativi sono i dati sugli occupati, -2,8% nell’area euro sempre nel secondo trimestre. Qui il colpo sarà ritardato, perché in parte nascosto da meccanismi simili alla cassa integrazione adottati più o meno ovunque. Ad esempio l’Italia finora ha perso circa mezzo milione di impieghi perlopiù precari; potrà perderne almeno altrettanti con riduzioni di personale in autunno. In tutta Europa le misure prese dai governi hanno molto attenuato il peso della crisi sui cittadini. Nel primo trimestre il reddito disponibile delle famiglie italiane era calato dell’1,6%, a fronte di un Pil ridotto del 5,4%. Inoltre le misure anticrisi del nostro Paese almeno sulla carta sono più energiche di quelle spagnole e francesi.

Il fardello del debito

Per questo cresce fortemente il fardello del debito pubblico: 2.530,6 miliardi di euro a giugno secondo i dati diffusi ieri da Banca d’Italia. Tra rinvii di scadenze fiscali e minori versamenti, il gettito nei primi sei mesi è calato del 10,3%, quasi venti miliardi. Se l’Italia avesse agito da sola, gli interessi del debito pubblico sarebbero schizzati in alto. Invece l’azione dell’Ue con il Recovery Fund ha portato a un generale ribasso dei tassi nei Paesi ritenuti a rischio. Ieri l’altro, il Tesoro ha collocato BTp a 7 anni pagando un terzo rispetto a marzo. Lo spread a 10 anni con la Germania è calato da oltre 300 punti a 150. Sul futuro gli indici di clima, aspettative e ordinativi poco possono rivelare, di fronte a recrudescenze del virus. Perfino in Germania si può solo dire, come fa la Confindustria locale, che ci vorranno almeno due anni per tornare ai livelli pre-crisi.

(La Stampa)

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