28 Aprile, 2024
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Lavoro, Istat: 500.000 posti persi, un terzo delle imprese a rischio. Corte dei Conti: meno aliquote Irpef, rimodulare Iva

La prospettiva di chiusura delle aziende, rileva Istat, è determinata dall’elevata caduta di fatturato (oltre il 50% in meno sul 2019) che ha riguardato il 74% delle imprese e dal lockdown

 

Il mercato del lavoro in Italia ha segnato «tre mesi consecutivi di cadute congiunturali», un trend non fortissimo ma «persistente»: lo ha detto Roberto Monducci, direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat, in audizione al Senato, parlando di «un calo del mercato del lavoro di circa 500.000 occupati dall’inizio della pandemia». Monducci, citando le indagini a disposizione, ha aggiunto che «oltre un terzo delle imprese» ha denunciato fattori economici ed organizzativi che «mettono a rischio la sopravvivenza, rilevando un rischio per la sostenibilità dell’attività da qui a fine anno».

Con Covid giovani e donne più a rischio

«Gli effetti dell’epidemia hanno cominciato a manifestarsi quando gli uomini, i giovani, il Mezzogiorno e i meno istruiti non avevano ancora recuperato i livelli e i tassi di occupazione del 2008.

Le diseguaglianze aumentano anche rispetto alla qualità e alla stabilità dell’occupazione»; a giovani, donne e residenti al Sud «è associato un rischio elevato di marginalità e di perdita del lavoro». Inoltre «un tratto fonte di distorsione e di vulnerabilità è l’elevata quota di lavoratori irregolari», pari al 13,1% dell’occupazione totale, 3,3 milioni di individui, soprattutto in agricoltura, industria in senso stretto, costruzioni e servizi (con punte in alberghi e pubblici esercizi), lavoro domestico (58,3%).

Calo del fatturato e lockdown

La prospettiva di chiusura, rileva Istat, è determinata dall’elevata caduta di fatturato (oltre il 50% in meno sul 2019) che ha riguardato il 74% delle imprese e dal lockdown (59,7% delle imprese). I vincoli di liquidità (62,6% delle unità a rischio chiusura) e la contrazione della domanda (54,4%) costituiscono i principali motivi, i vincoli di approvvigionamento lato offerta sono un vincolo più contenuto (23%).

Il rischio operativo coinvolge il 63,2% del segmento di imprese con elevata fragilità (livelli limitati di produttività e alta frammentazione; circa 250 mila imprese che occupano 1,2 milioni di addetti). Oltre la metà delle imprese è stato colpita da crisi di liquidità, considerando che il 45% delle imprese con almeno 3 addetti (oltre 450mila unità), finanzia la propria attività solo in autofinanziamento.

Una stima dell’impatto del lockdown sulla liquidità di circa 800mila società di capitale italiane (quasi la metà dell’occupazione e il 70% del valore aggiunto) indica che all’inizio della fase di riapertura (fine aprile) quasi due terzi delle imprese (circa 510mila) avevano liquidità sufficiente a operare almeno fino a fine 2020, mentre oltre un terzo sarebbe risultato illiquido o in condizioni di liquidità precarie. Oltre il 30% delle società di capitale classificabili a “produttività elevata” risultava illiquido o con liquidità insufficiente.

Nuove scelte di finanziamento

La crisi ha indotto modifiche nelle scelte di finanziamento per l’80% delle imprese: orientamento al sistema bancario; aumento del ricorso al capitale di terzi non bancario, specialmente da parte di imprese dei servizi; articolazione del ventaglio di fonti di finanziamento come credito commerciale, leasing/factoring. Istat ha segnalato “il ruolo centrale del sistema bancario e allo stesso tempo l’esposizione a possibili trasmissioni dello shock della crisi di liquidità nonostante l’intervento pubblico: in caso di recessione, possono emergere tensioni sia sui bilanci delle banche sia sui rapporti banca-impresa”.

“Per quanto riguarda la ripresa ci sono molto dati positivi – ha dichiarato Monducci – : la produzione industriale cresciuta di oltre il 42% a maggio, comparando livelli di produzione con altri paesi europei l’Italia è in posizione meno sfavorevole, quindi il rimbalzo ha performato in misura significativa; segnali positivi sul fatturato e le costruzioni, mentre il commercio estero risente dei contagi internazionali, ma i primi dati di giugno segnalano un ulteriore crescita extra Ue”.

Cnel: prorogare liquidità imprese e cig

“Il Cnel rinnova il proprio apprezzamento per l’insieme delle misure introdotte per gestire l’epidemia e per fronteggiare una situazione epidemiologica, sociale ed economica senza precedenti. Ritiene peraltro necessario che alcune di tali misure vengano prorogate per tutta la durata dell’emergenza, con particolare riferimento agli interventi di sostegno alla liquidità delle imprese e ad alcuni settori di CIG (turismo)”. Lo ha detto il presidente del Cnel, TizianoTreu in audizione sul Pnr e sulla nuova richiesta di scostamento dagli obiettivi di deficit in vista del prossimo decreto agosto. “Il PNR 2020 – ha sottolineato Treu – contiene alcune indicazioni di policy innovative, inquadrate nella necessaria dimensione europea”, ed è costruito “su cinque aree di riforma indicate come prioritarie, che contengono proposte diverse ma opportunamente indirizzate sui due versanti di intervento dell’offerta e della domanda, entrambi indispensabili per uscire dalla crisi. L’obiettivo generale, condivisibile, del piano di riforme proposto dal Governo è l’aumento della competitività del sistema, nella consapevolezza che se non si agisce sulle cause della scarsa competitività e sulla produttività dei fattori, soprattutto nel settore dei servizi, la crescita continuerà a ristagnare, causando una pressione sui salari”. Il Cnel “riscontra nell’edizione 2020 una impostazione innovativa soprattutto nel ruolo di architrave attribuito al Green New Deal e nell’individuazione nel Mezzogiorno e nei servizi a rete di alcuni nodi cruciali della scarsa produttività di sistema”. Bene anche “la centralità” del lavoro e “l’esigenza di un maggiore spazio per la contrattazione di secondo livello, anche al fine di contrastare il dilagante fenomeno del dumping contrattuale. Il Cnel sottolinea peraltro l’importanza di procedere rapidamente ai rinnovi della contrattazione di livello nazionale, alla luce dei dati che confermano come sia in attesa di rinnovo il 53,5% dei Ccnl, che riguardano il 78,9% delle aziende (pari a n. 1.195.794) e il 79,2% dei lavoratori (pari a n. 10.507.509)”.

Corte dei Conti: Pil peggiore di stime governo di almeno un punto

L’obiettivo del Governo di contenere a -8% l’impatto dello shock della pandemia sul Pil 2020 è “piuttosto ambizioso” dati gli indicatori economici degli ultimi mesi, e anche non si esclude un “rimbalzo sensibile”, con alta probabilità “la Nadef dovrà prevedere un aggiustamento peggiorativo delle principali grandezze, con una ulteriore riduzione della crescita nominale del Pil, probabilmente superiore ad un punto percentuale”. Lo si legge in una sintesi dell’audizione della Corte dei Conti, sul Pnr, alle Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato.

“Le evidenti problematiche di funzionamento dell’Irpef, a fronte di un processo di ridisegno complessivo del sistema, consiglierebbero di non escludere tra le opzioni una possibile rimodulazione delle esistenti aliquote Iva e anche alcune ipotesi di riduzione del numero delle aliquote (attualmente quattro), dalle quali potrebbero derivare alcuni vantaggi di natura amministrativa”. Così la Corte dei Conti in audizione su Pnr e nuovo scostamento, sottolineando la necessità di una “ricomposizione del prelievo tra imposte dirette e indirette”. “In Italia il peso dell’Irpef rispetto al Pil è tra i più elevati e quello dell’Iva è invece tra i più bassi” osserva la Corte, osservando che “anche che una revisione dell’Iva potrebbe avvenire – modificando opportunamente le aliquote – in assenza di effetti redistributivi indesiderati”.

Reddito di cittadinanza oggi fondamentale, ma sanare fragilità

L’introduzione nel 2019 in Italia del reddito di cittadinanza “si rivela oggi fondamentale strumento per arginare – nella misura consentita dal disegno attuale – la condizione di povertà di oltre 1,2 milioni di famiglie”. Lo scrive la Corte dei Conti, notando come il provvedimento “ad oltre un anno di distanza dall’approvazione, si conferma in grado di fornire un apprezzabile contributo al contrasto della povertà assoluta, soprattutto nel Mezzogiorno”. La Corte suggerisce tuttavia aggiustamenti di “molti punti di fragilità”, come la distribuzione del rdc in rapporto alla numerosità dei nuclei familiari, il trattamento degli extracomunitari con pochi anni di residenza in Italia e “la effettiva possibilità di impiego di coloro i quali risultano teoricamente abili ad esercitare attività di lavoro”

(Il Sole24Ore)

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