18 Maggio, 2024
spot_imgspot_img

Divino Amore, uomo ucciso a colpi di pistola in strada dal vicino

La vittima, un 48enne, è stato trovato morto nella tarda mattinata, in via Sparanise con ferite di arma da fuoco. La confessione: “L’ho ucciso perchè era geloso di me”

L’hanno trovato morto in strada con diverse ferite d’arma da fuoco. E’ accaduto intorno alle 11 in via Sparanise, in zona Divino Amore a Pomezia. La vittima, Fabio Catapano un 48enne, si trovava vicino la sua abitazione quando il vicino di casa, un ragazzo di 23 anni, si è avvicinato e ha iniziato a sparare. Tre colpi al torace che lo hanno ferito a morte.

La vittima, romano di professione imbianchino, è stato chiamato dalla strada, in via Sparanise e quando è uscito ha trovato la mote. Inutile il tentativo di soccorrerlo: quando i sanitari del 118 sono arrivati sul posto era già morto. Secondo i primi accertamenti svolti dai carabinieri l’uomo non aveva precedenti. Viveva in casa con la nuova compagna insieme a sei figli, cinque avuti dalla donna dal precedente matrimonio e uno avuto insieme.

Alcuni testimoni hanno riferito di aver sentito gridare in strada alle 11 di questa mattina. Poi i due colpi di pistola in sequenza.

I militari in base alle testimonianze raccolte hanno incanalato le loro ricerche nei confronti del vicino di casa che si è poi dopo pranzo presentato  nella caserma dei carabinieri di Pomezia, ha consegnato la pistola e confessato tutto. “Sono stato io ad uccidere Fabio – ha dichiarato Giovanni Nesci, originario della Calabria e da qualche settimana occupante abusivo insieme a tre amici conterranei di una villetta del comprensorio in cui viveva la vittima -Eera convinto avessi una relazione con la sua compagna e questa cosa non mi piaceva”. Un movente poco credibile che però non ha impedito agli inquirenti di mandarlo in carcere con l’accusa di omicidio volontario.

“Giovanni per me era come un figlio, ho accolto amorevolmente lui e gli altri tre amici tutti calabresi con i quali era venuto a vivere dietro a casa nostra.

Erano sempre da me e Fabio, stavano con i nostri figli. Facevo per loro le ciambelle e ora Giovanni ha detto ai carabinieri di aver ammazzato mio marito. Così, a sangue freddo. Ma per me stava fuori, era spaventato. Non era drogato, ma aveva gli occhi rossissimi ed era terrorizzato per qualcosa”. A parlare all’Adnkronos è Monica, la moglie di Fabio Catapano.

“Non ho sentito nemmeno i colpi, sono uscita dieci minuti dopo quando il corpo di mio marito era già stato visto dal vicino – continua la donna, sorretta da una delle figlie quasi maggiorenne – Fabio era seduto, tutto contorto, appoggiato al muro di cinta. Lo hanno chiamato, hanno aspettato che uscisse quasi in strada e gli hanno sparato per ucciderlo. Quando l’ho visto era già morto, era giallo ma non perdeva sangue. Così l’ho scosso e ho visto i tre fori sul petto e una pallottola ancora incastrata sulla spalla, dietro alla schiena”.

Poi la donna fornisce un possibile e reala movente dietro al delitto. “Da giorni lui e i tre ragazzi, tutti poco più che ventenni venuti a vivere nel comprensorio dopo aver occupato una delle villette sfitte, accusavano mio marito di un furto fatto in casa loro. Ma Fabio non c’entrava nulla, io lo so”. Il furto di qualcosa che era appunto nell camera di Giovanni e sul quale gli inquirenti dovranno andare fino in fondo.

(La Repubblica)

Ultimi articoli