2 Maggio, 2024
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Ue: “Per l’Italia profonda recessione: Pil a -9,5% nel 2020”. Gentiloni avverte: “Divergenze tra Paesi sono minaccia per l’Eurozona”

(La Repubblica)  Le previsioni economiche della Commissione. Per il 2021 previsto un rimbalzo a +6,5%. Peggio di noi solo la Grecia. Il commissario Ue: “Il Mes un’opportunità per i Paesi con alti tassi”

 L’Italia è “in profonda recessione”, con un calo del Prodotto interno lordo che a fine anno farà segnare un drammatico -9,5%. E’ questo il dato principale delle previsioni economiche di primavera pubblicate in mattinata dalla Commissione europea. Il tonfo italiano è il secondo peggiore del Continente: giusto la Grecia farà peggio con un -9,7%. L’eurozona, invece, segnerà una recessione del 7,7%, con alcuni paesi che però riusciranno a uscire dalla crisi più rapidamente di altri. Da qui l’allarme del commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni: le disparità tra partner che saranno accentuate dalla crisi pandemica “costituiscono una minaccia al mercato interno e all’area euro”. Una considerazione politica – sostenuta anche dal falco Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione – intorno alla quale ruoterà il dibattito europeo delle prossime settimane tra Mes, Recovery Fund ed Eurobond.

Partiamo dai numeri, con l’Italia che appunto farà segnare una recessione del 9,5% quest’anno e un rimbalzo positivo nel 2021, con un Pil al 6,5%, due decimali superiori rispetto alla media della zona euro (6,3%). Dato incoraggiante, ma nemmeno troppo visto che gli esperti lo spiegano in modo molto meccanico: più alta è la caduta, più alto è il rimbalzo. Il tracollo e le misure anti-crisi varate dal governo e lodate da Bruxelles, impatteranno duramente sui conti, con il deficit che quest’anno schizzerà all’11% (per poi scendere al 5,5% il prossimo). Ancor più preoccupante la traiettoria del debito, che dal 134,8% del 2019 si impennerà al 159% nel 2020 per ripiegare leggermente nel 2021 al 153,5%. In media, il deficit della zona euro sarà dell’8,5% nel 2020 e il debito del 102,7% dall’86% dello scorso anno.

Secondo gli esperti di Bruxelles, “i dati in tempo reale indicano che l’attività economica in Europa è crollata a una velocità inedita nelle ultime settimane e che le misure di contenimento messe in campo dai Paesi membri a metà marzo per rispondere alla crisi hanno messo l’economia in uno stato di ibernazione”. Per poi aggiungere: “Vista la gravita di questo shock a livello mondiale senza precedenti, è chiaro che l’Ue sia entrata nella più profonda recessione economica della sua storia”.

Il Pese più colpito dalla peggior recessione europea dal 1945 ad oggi sarà la Grecia, con un -9,7% seguita, come detto, dall’Italia. Al terzo posto la Spagna (-9,4%) mentre la Francia registrerà il quinto maggior calo (-8,2%). La Germania dovrebbe invece cavarsela con una flessione del 6,5% classificandosi 18ma nell’Ue dove sarà la Polonia (-4,3%) a subire il danno minore. Limitano la caduta anche Lussemburgo (-5,4%), Austria (-5,5%) e Malta (-5,8%).

Secondo gli analisti di Bruxelles, la crescita inizierà a riaffacciarsi sui nostri paesi nel secondo semestre dell’anno, in seguito all’allentamento del lockdown. Ovviamente coronavirus permettendo, ovvero “supponendo che le misure di contenimento verranno gradualmente tolte e che la pandemia rimanga sotto controllo”. Altrimenti il quadro economico, già drammatico, peggiorerà ancora.

Dunque la situazione è incerta, con rischi al ribasso, ma il punto politico ora sono i tempi di uscita dalla crisi dei singoli partner europei. “La ripresa economica di ciascuno Stato membro – scrive la Commissione – dipenderà non solo dall’evoluzione della pandemia in quel Paese, ma anche dalla struttura delle loro economie e dalla loro capacità di rispondere con politiche di stabilizzazione”. Insomma, i paesi con un debito più basso potranno pompare più soldi pubblici nell’economia sfruttando il congelamento del Patto di stabilità Ue e del divieto agli aiuti di Stato. In questo modo potranno contenere i danni e ripartire con maggiore slancio. Come spiegava lo stesso Gentiloni: “Sia la recessione che la ripresa saranno disomogenee, i dati aggregati a livello europeo nascondono considerevoli differenze fra Paesi”.

Secondo i calcoli della Commissione europea, solo Germania, Austria, Slovenia e Polonia nel 2021 riusciranno a riportare la propria attività economica ai livelli pre-crisi del 2019. La ripresa italiana, ha invece spiegato Gentiloni, “prenderà più tempo che negli altri Paesi”. Il pericolo dunque è che il virus allarghi la forbice tra paesi: “Questa crisi riguarda tutti gli Stati membri, ma la ripresa varia a seconda della severità del contagio, della durata delle misure di contenimento e dello stato dell’economia”, ha notato anche Dombrovskis, solitamente iscritto al partito dei rigoristi. Quindi, ha aggiunto, “dobbiamo evitare di finire con grandi disparità nel mercato interno, che diventano fisse: è il motivo per cui dobbiamo subito approvare un piano di rilancio europeo ambizioso”.

La partita ora si sposta sugli strumenti anti-crisi. L’Europa ha già messo a disposizione 540 miliardi per la risposta immediata tra fondo “Sure” per gli ammortizzatori sociali, investimenti straordinari della Bei e il Mes. Proprio sul Mes, nelle prossime ore dovrebbe arrivare un documento ufficiale della Commissione europea chiamato a disinnescare i rischi legati alla “sorveglianza rafforzata” ai danni dei paesi che vi ricorreranno: l’aspettativa è che questo monitoraggio non abbia nulla a che fare con una troika in stile Grecia e con programmi di austerità, ma costituisca una semplice verifica di come verranno spesi i soldi. Tanto che Gentiloni ha definito il Mes “un’opportunità per i paesi con tassi d’interesse più alti”. Come l’Italia.

Ma l’allusione di Dombrovskis era alla partita sul piano per aiutare la ripresa nel medio e lungo termine, ovvero gli Eurobond: il 23 aprile i leader hanno raggiunto uno storico accordo politico sul Recovery Fund proposto da Francia e Italia che si approvvigionerà sul mercato per aggiungere circa 1.000 miliardi al bilancio europeo 2021-2027 portando le risorse Ue circa a 2.000 miliardi totali. Ora tocca alla Commissione scrivere la sua proposta su come realizzarlo. La presidente Ursula von der Leyen avrebbe dovuto presentarla oggi, ma il termine è slittato di almeno una settimana (potrebbero essere due). Il lavoro è enorme e alcuni governi ancora frenano, ma Bruxelles userà i dati di oggi per convincere le capitali più prudenti ad accettare una proposta ambiziosa.

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