23 Aprile, 2024
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Il preside Agresti: “Io ancora una volta messo in mezzo per nascondere le mancanze degli amministratori”

Pubblichiamo la risposta del Preside Riccardo Agresti alle parole dell’assessore Lucia Cordeschi:

 

Ancora una volta mi si vuole “mettere in mezzo” in una situazione in cui c’entro poco o nulla ed ho paura che questo venga fatto per nascondere le magagne politiche di chi non ha saputo far iniziare il servizio di refezione scolastica fin dal primo giorno di lezioni, dopo oltre 10 anni in cui il servizio era stato disponibile fin dall’inizio. Peccato che chi non è stato in grado di far svolgere il servizio fin dal primo giorno di Scuola, abbia poi affermato che ai genitori è stato regalato il mese di settembre (cioè ben 7 giorni di servizio) e quello di giugno (addirittura 9 giorni di servizio). Ormai non ci si meraviglia più nell’ascoltare cialtronerie e, se non fossi stato chiamato in causa, nemmeno avrei risposto a queste fanfaluche.

Non mi permetto di insegnare a nessuno l’uso della lingua italiana né fare lezioni di logica, per cui sorvolo sulla affermazione letta su un comunicato stampa: “la mensa è un servizio a totale carico del Comune” poco dopo autocontraddetta affermando che i genitori contribuiscono con 3 euro a pasto ed il Comune completa con poco più di 2 euro.

Ai docenti ed ai collaboratori scolastici non ho personalmente vietato di fare nulla e questi professionisti della conoscenza stanno rispettando il proprio contratto svolgendo (ed anche molto bene) il lavoro previsto. Peccato che fra quei compiti non rientri svolgere quelli previsti per gli impiegati comunali, gli stessi che addirittura pretendono che i genitori rappresentanti di classe facciano i postini per loro. Si tratta degli stessi impiegati comunali che hanno sbraitato senza ritegno davanti a bambini di 3 anni “riprendendo” dei docenti in servizio, offrendo una bella lezione di rispetto di chi lavora nel mondo della Scuola.

A questo proposito occorrerebbe anche ricordare che i dipendenti comunali, ancorché bene educati o meno, non possono entrare nella Scuola senza alcun controllo. Il polifunzionale si trova entro il recinto scolastico ed anche se questo fosse un’enclave, resterebbe la necessità di attraversare il cortile scolastico dove, per ovvi motivi di sicurezza, non è permesso a nessuno, a meno di autorizzazione del responsabile, di passare.

Affermare che alla “Melone” docenti e collaboratori scolastici ricevano pasti gratuitamente è assolutamente falso, ma qui credo che la “Melone” venga confusa con le sue “scuole amiche” dove ho avuto modo di vedere pasti distribuiti giornalmente gratuitamente a persone “amiche” togliendoli ai bambini. Per comprendere meglio questa mia affermazione, basata sulla osservazione diretta, occorre ricordare che i pasti non sono preconfezionati, ma vengono sporzionati a Scuola, per cui se dalla quantità di cibo preparata per i piatti dei bambini, si prelevano dei pasti da offrire agli amici, lo si fa a detrimento della quantità di cibo destinata agli alunni. Personalmente, se anni fa facevo dei sopralluoghi a mensa e mangiavo a tavola con i bambini, anche per mostrare che il cibo della mensa lo mangiava persino il “preside”, da quando fui accusato di “mangiare a sbafo” non mi sono più permesso di presentarmi a mensa per dei controlli.

Infine non molti sanno che ho chiesto più volte all’assessore un incontro diretto e rapido per stipulare una convenzione fra Scuola e Comune che possa risolvere l’impasse (intendo il rifiuto da parte del personale di svolgere il lavoro altrui) e poiché sono certo che questa non abbia paura della verità, sia in grado di parlarmi direttamente (e non attraverso comunicati stampa) e rapidamente, se non lo ha fatto finora è solo perché certamente molto impegnata in faccende ben più serie di questa che per noi è invece importante.

Il problema forse è a monte, magari l’assessore (che fra l’altro non vuol sentire ragioni sulla consumazione del pasto portato da casa da chi non si può permettere nemmeno i 3 euro citati) vuole “fare cassa” prelevando i soldi dalle tasche dei genitori. In effetti, in caso di assenza dei bambini, il conto è già stato incamerato (trattenendo i soldi dei genitori) e ovviamente la CIR non viene pagata. Mi domando perché non si riveda il regolamento del servizio refezione scolastica prevedendo la restituzione ai genitori di quanto incassato per un servizio non reso: cioè, faccia pagare solo i pasti realmente consumati. A ben guardare, il danno non è all’erario (lo Stato non c’entra neanche nulla), ma alle tasche dei genitori che pagano un servizio non goduto. Ma questa è una domanda sciocca che mi pongo io che non sono assessore e non ho le competenze osservate in altri più capaci di me.

Chiudo con una osservazione positiva: almeno, da qualche giorno, i bambini hanno a mensa un pasto abbondante su cui contare!

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