26 Aprile, 2024
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Terrorismo, Camporini: “I servizi di intelligence italiani vantano una grande efficienza”

Dopo la straziante notizia dell’identificazione dei sei italiani tra le salme della strage di Nizza, è salito a 16 il numero dei connazionali che hanno perso la vita in attentati terroristici dall’inizio dell’anno, senza contare coloro che tra civili e militari sono rimasti uccisi durante le missioni di pace, a cui l’Italia partecipa e che ancora sono in corso in varie parti del mondo.

La parola più temuta e più ripetuta in questi mesi dai media internazionali e nazionali è sempre la stessa: “Isis” o “Daesh”, ovvero il sedicente Stato Islamico che non esita a rivendicare ogni attentato utilizzando abilmente e crudelmente ogni mezzo propagandistico per esternare la sua violenta azione.

In questi due anni, i più recenti attacchi terroristici di matrice islamica sono stati impressionanti per il numero delle vittime e per la loro brutalità.

Il 18 marzo 2015, il Museo del Bardo di Tunisi è stato teatro del massacro di 24 civili, tra cui quattro italiani. Il 13 maggio 2015 terroristi talebani hanno colpito la “Guesthouse” di Kabul, in Afghanistan. Tra le 14 vittime un italiano. Il 28 settembre 2015 è avvenuto il primo attentato a Dacca, in Bangladesh ed un italiano è rimasto ucciso durante l’attacco. Il 13 novembre 2015 è stata l’Europa ad essere teatro di un attacco organizzato e rivendicato dallo Stato Islamico.

Nella capitale della Francia tre kamikaze si sono fatti esplodere vicino alla “Stade de France”, nell’11/o arrondissement di Parigi un altro commando, a colpi di kalashnikov, ha portato morte in diversi bar e ristoranti ed infine i terroristi hanno portato l’orrore nella sala concerti “Bataclan”, dove hanno perso la vita numerosi giovani tra cui una ragazzi italiana. Il 22 marzo 2016, a Bruxelles, si sono verificati attacchi kamikaze all’aeroporto di Zaventem e alla stazione della metropolitana di Maalbeek, dove è rimasta uccisa una nostra connazionale. Il 1 luglio 2016, ancora a Dacca, in Bangladesh, sette terroristi hanno aperto il fuoco all’interno del ristorante “Holey Artisan Bakery”. Nell’attentato sono morti 9 connazionali, dopo essere stati torturati ed uccisi brutalmente. Il 14 luglio 2016, a Nizza, la sera della Festa nazionale francese, Mohamed Lahouaieij Bouhlel, un francese di origine tunisina, si è lanciato con un camion ad alta velocità sulla folla sulla Promenade des Anglais, investendo centinaia di persone, sparando con una pistola e provocando il panico. Il bilancio complessivo è di 84 morti, tra cui 6 italiani. Tutte queste stragi hanno generato una forte paura in Europa e nella nostra nazione.

Siamo andati a chiedere al Generale Vincenzo Camporini, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare e della Difesa, ora Vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali, Ente che si occupa dei problemi internazionali nel campo della politica estera, dell’economia e della sicurezza attraverso ricerche, conferenze, pubblicazioni e formazione, la situazione del nostro Paese sul reale pericolo di attentati terroristici.

“L’Italia – ha affermato – sta partecipando alle operazioni contro “Daesh”, seppur non in maniera così attiva come gli altri Paesi europei che combattono la lotta al terrorismo. Ovviamente questo non ci rende immuni dal pericolo che questi attacchi si possano realizzare anche nel nostro Paese. Dobbiamo essere molto vigilanti, certo, ma abbiamo la fortuna di non aver un Paese diviso in comunità come la Francia, la Germania e il Belgio. Purtroppo i famosi “lupi solitari”, che si radicalizzano in pochissimo tempo non sono così prevedibili, per questo bisogna essere più attenti e vigili nei controlli e nel monitoraggio di alcuni individui a rischio. Bisogna, però, non farsi prendere dalla paura del terrorismo, perché lo scopo del terrorismo è proprio questo. Con un minimo di razionalità in più, dobbiamo renderci conto che la probabilità di essere vittime di un attentato terroristico è infinitamente minore di quella di essere coinvolti in un’incidente stradale. Bisogna, quindi, comportarsi con molta prudenza, come quando si va in auto, e continuare a vivere la nostra libertà nel quotidiano. La nostra intelligence, inoltre, vanta grande efficienza”.

Federica D’Accolti

 

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