25 Aprile, 2024
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Canale Monterano: le sue rovine e i suoi restauri

Una conferenza stampa ad Oriolo Romano, a Palazzo Altieri, su Monterano, le sue rovine e i restauri effettuati. Mentre ad Oriolo si parla di riqualificare Parco Altieri, a Canale Monterano si discute dei cambiamenti avuti nel tempo: quello che è stato “ristrutturato” e quello che andrebbe che ancora non lo è stato. E, non a caso, questo permette di notare le somiglianze tra i due paesi, sorti in maniera similare: Oriolo tramite l’afflusso di braccianti, taglialegna e boscaioli provenienti da Toscana e Umbria, chiamati per disboscare la Selva Manziana e rendere coltivabili le terre, come avvenne in tutto il territorio della Tuscia nel XVI secolo.

E Canale, come ci spiega Francesco Stefani, “nel ‘500 in territorio monteranese ad opera di coloni toscani ed umbri chiamati dagli Orsini, feudatari del luogo, per mettere a coltura i campi selvatici del monte Sassano. Canale, assieme a Montevirginio, ha raccolto la maggior parte dei monteranesi dopo che questi avevano abbandonato le loro case devastate”. E da allora ha subito uno sviluppo e un’evoluzione che è interessante studiare. Notevoli i cambiamenti nel tempo che ha avuto, che ne hanno modificato drasticamente l’assetto: “Monterano –spiega Stefani- è un abitato le cui origini si perdono nella preistoria. In periodo etrusco è stato un centro strategico della lucomonia di Caere, nell’Alto Medioevo fu sede di una vasta diocesi che comprendeva il lago di Bracciano e i monti della Tolfa, nella seconda metà del Seicento venne trasformata in una piccola capitale barocca del feudo papale Altieri, con lavori ideati da Gian Lorenzo Bernini diretti sul posto dai suoi collaboratori”.

Francesco Stefani è una personalità molto conosciuta qui a Canale Monterano. Amico di Lidio Gasperini, cattedratico di storia antica e “scopritore” di Monterano. Per anni ha svolto una vita amministrativa molto attiva: assessore alle finanze dal 1983 al 1988 e sindaco per due mandati dal 1993 al 2001, durante i quali ha organizzato l’istituzione della Riserva e i lavori di restauro appunto. Poiché, a suo avviso, “Il territorio e le memorie del passato sono la principale ricchezza di Canale: una straordinaria risorsa culturale ed economica, che va gestita bene. Per questo motivo il suo appello è a “ritrovare la tenacia della fine del secolo passato per impedire una nuova devastazione e un nuovo oblio. Non si può trascurare una straordinaria risorsa culturale ed economica come il territorio monteranese”. Un impegno che deve partire dal ripensare l’organizzazione della Riserva, che “è diventato un organo troppo burocratizzato”; dal valorizzare l’azione della Soprintendenza, che “fornisce tuttora, come in passato, controllo e assistenza”; dal lavoro alacre svolto da cooperative sociali quali Lymph@ “che produce occupazione e cultura”. Con una maggiore opera da parte del Comune, principale attore protagonista chiamato in causa. Infatti, tra le sue prospettive per il futuro, Stefani non nasconde “la costituzione di un parco archeologico strutturato, comunque dipendente dalla volontà degli amministratori del Comune di Canale, proprietario del luogo e gestore della Riserva Naturale”.

Riscoprire le proprie origini può servire anche a dare un incentivo in tale direzione. Questo un po’ forse il senso dell’incontro su Monterano. “Organizzato dal Museo di Palazzo Altieri di Oriolo, -spiega Stefani- riguardava il lungo periodo di oltre duecento anni intercorso dalla distruzione di Monterano ad oggi. Passando per la devastazione dell’abitato del 1799, l’abbandono, lo smantellamento degli edifici, i tanti decenni di vandalismi, incuria e oblio, ed infine la riscoperta degli studiosi, cui seguì un’imponente campagna di restauri”.

Tra questi ultimi egli ha ricordato i principali: “Il primo risale al 1988 ed ha riguardato le arcate dell’acquedotto cinquecentesco. Ma la grande stagione dei restauri è iniziata nel 1994 ed è durata quasi dieci anni, durante i quali il Comune ha acquistato i terreni privati e ha restaurato i principali edifici, tra i quali il Palazzo Ducale con la fontana del Leone e la facciata della chiesa di San Bonaventura. A questi sono seguiti altri due ulteriori interventi per completare il restauro di San Bonaventura ed altri minori”.

Intanto sta riorganizzando gli appunti accumulati nel tempo e periodicamente prepara una ricerca su Monterano, che fa stampare in un’unica copia. “Per ora –aggiunge- ho ristampato con aggiornamenti la mia vecchia ricerca ‘Monterano, appunti sul territorio e la storia’, a cui ho aggiunto ‘Le storie connesse dell’arte barocca, di Gian Lorenzo Bernini e del rinnovamento urbanistico di Monterano nel Seicento’ e ‘Monterano dopo Monterano, storia delle rovine e dei restauri’. Ma sto anche preparando altre nuove pubblicazioni”.

 

Barbara Conti

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