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Invasione degli extra-lacustri nel lago di Bracciano – Parte 1

LE SPECIE ITTICHE ALLOCTONE NELL’AREA DEL LAGO DI BRACCIANO

di Sebastiano De Luca e Francesco Merlino

Sin dall’antichità nel lago di Bracciano sono state introdotte dall’uomo o dal caso nuove specie ittiche.

Le specie ittiche originali sono l’anguilla, che sta scomparendo, il cefalo, introdotto probabilmente dai romani, la carpa, il persico reale, il luccio e le scardole, i lattarini, la tinca. Tutti gli altri sono stati introdotti “illegalmente”: secondo la legislazione italiana è un reato penale e si possono creare dei grossi danni ambientali. Se facciamo riferimento alla storia, con il Regio decreto fu istituito all’inizio del XX secolo l’istituto ittiogenico con la nascita di laboratori per sviluppare le tecniche di allevamento. Una di queste specie introdotte attraverso questi laboratori è il coregone importato dalla Svizzera. Il coregone, anche se ormai si può considerare autoctono, l’hanno considerato alieno perché la Direttiva Europea ha come data di riferimento la scoperta dell’America per valutare se una specie è aliena o no. Il coregone è planctofago e non crea il minimo danno, genera una buona economia, si riproduce facilmente anche nelle vasche, nelle campane di Zuegg. Il principio dell’acquacoltura è sacrosanto poiché in natura i pesci sono caratterizzati dal fatto che depongono quasi tutti una marea di uova: ma su 100000 uova solo 10 diventano pesci adulti. L’acquacoltura diventa importante se gli stessi pesci si fanno riprodurre in un ambiente protetto e controllato: negli incubatoi delle vasche si sviluppano miriadi di avannotti, che riescono ad arrivare quasi tutti ad un’età adulta e quindi o si rimettono in natura o si fanno crescere in vasche in modo da non intaccare l’ecosistema e l’umano si mangia la sovrapproduzione. All’interno si potevano trovare anche specie diverse, o specie uguali ma con caratteristiche diverse. Le vasche erano importanti se l’allevamento fosse stato costituito solo da pesci alloctoni per non avere ibridi. Questo ha portato a tutta una serie di problematiche: sono state immesse, scientemente o no, nel Lago di Bracciano tutta una serie di specie ittiche proveniente da tutto il mondo come l’Acerina dal Nordest, che hanno provocato grossi danni. Purtroppo, attualmente sono più le specie ittiche alloctone che autoctone. Una delle prime immissioni è stata quella della Gambusia, un piccolo pesce proveniente dall’America che si mangia quantità enormi di larve di zanzare e si trova in quantità elevate su tutte le sponde. Questa è stata una immissione artificiale non del tutto sbagliata perché intanto mangiandosi le larve di zanzara ha preservato dalla malaria, ed è diventato anche un pesce foraggio.

Dopo la Prima guerra mondiale è stato introdotto il pesce sanpietrino (persico sole) poiché reputato importate per l’alimentazione umana, ma in nord America e Centro America raggiungeva dimensioni di 15-20 cm. Invece qui si è avuto il fenomeno del nanismo. Quando si introduce in un habitat una specie aliena, questa può crescere in maniera molto diversa: infatti, la crescita del Sanpietrino è stata solo di una decina di centimetri. A causa di ciò, non si è avuto nessun vantaggio per l’economia e le popolazioni del lago; anzi è stata introdotta una specie che si nutre di avannotti e uova danneggiando le specie autoctone.

Altra specie ittica introdotta è il persico trota (Micropterus salmoides) chiamato anche Boccalone, è un percide ed è stato importato in Europa per la pesca sportiva. In America ha creato un indotto e quindi hanno ben pensato di portarlo anche in Europa. Nel lago di Bracciano è presente in maniera totalmente illegale e ha trovato un habitat favorevole per la sua riproduzione da una ventina di anni, danneggiando le altre specie autoctone.
Si è rischiato anche l’introduzione del pesce gatto di origine africana, per la vicinanza dei laghetti di pesca. I pesci presenti possono finire nel lago attraverso i canali di scolo ma, fortunatamente, non hanno trovato condizioni idonee alla loro sopravvivenza.

Anche i crostacei sono stati importati: prima era presente solo il gambero di fiume su alcuni affluenti qui nei dintorni ed era molto raro, adesso sembra estinto. Nel lago erano presenti come specie autoctona il granchio di fiume e nel medioevo era anche importante per l’alimentazione visto la loro cospicua presenza. In genere stanno nelle zone di risorgiva, sotto le barche spiaggiate. Adesso è proprio un incontro eccezionale. Altri gamberi presenti sono quelli piccoli trasparenti, i Palaemon, che sono tipici del lago e di tutte le acque dolci.
Invece hanno introdotto il gambero turco, sempre di acqua dolce di 10-15 cm
Sono detritivori, quindi si trovano lungo le coste dove si nutrono di animaletti morti, piccoli molluschi, larve, uova, piantine. Stanno nella fascia alta: il lago ha una cintura di vegetazione al di sotto della quale è tutto fango, perché la luce non arriva sotto i 20-22 metri.
Come specie nocive abbiamo il Procambarus Clarkii, il gambero rosso americano, buono da mangiare. Al Trasimeno, lo commercializzano come alimento e quindi da animale invasivo è diventato parte dell’economia locale. Il gambero turco è entrato in competizione con il gambero rosso e quindi adesso se ne trova meno.
La popolazione dei crostacei è tenuta comunque sotto controllo grazie al ripopolamento degli ardeidi, specie aviaria autoctona, che era quasi scomparsa, il cui areale si sta espandendo: garzette, cavalieri d’Italia che si nutrono di gamberi.

Si ringrazia Andrea Balestri (Hydra Ricerche)

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