18 Aprile, 2024
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Luciano De Biase, “prof” fra passato, presente e futuro

Parla il direttore dell’UOD cardiaca dell’ospedale Sant’Andrea

Proponiamo di seguito l’intervista realizzata con il professor Luciano De Biase, direttore dell’UOD cardiaca dell’ospedale Sant’Andrea a Grottarossa, con ragionamenti sulla gestione del Covid e l’aggiunta di qualche interessante novità per il futuro.

Lei ha diretto il reparto Covid fin dall’inizio della pandemia, affrontando il periodo di emergenza più critico. Oggi quale è la situazione? 

«Il virus purtroppo continua a essere attivo, anche se le caratteristiche dell’infezione sono diverse rispetto a quelle del 2020. Le patologie polmonari sono nella maggioranza dei casi meno gravi, anche se talvolta possono essere gravissime e condurre alla morte. Il virus può attaccare molti organi e vi è necessità di un lavoro multidisciplinare. Debbo ringraziare di cuore tutto il personale, infermieri, altri operatori sanitari e tecnici, i medici, chi si è prodigato e sta continuando a lavorare in condizioni difficilissime per la salute di questi pazienti. Pensate solo alle difficoltà del lavoro con le tute e con gli altri dispositivi di protezione individuale, alla gravità dei casi che vengono affrontati, a tutte le difficoltà tecniche che incontriamo. Essere colpiti dal virus rende più difficile eseguire procedure diagnostiche e terapeutiche. Per esempio i pazienti neoplastici tendono a guarire dall’infezione più lentamente e in molti casi le terapie aggressive per il cancro sono più rischiose».

Nell’ultima classifica “World’s Best Hospitals 2022” del magazine Newsweek, il policlinico “Sant’Andrea” si posiziona al 18° posto tra i migliori ospedali italiani, guadagnando nuove posizioni. Cosa è cambiato negli ultimi tempi e cosa cambierà in futuro?

«Siamo molto contenti di questo risultato, ma non nascondiamo i problemi che dobbiamo affrontare per migliorare ulteriormente. Siamo un ospedale relativamente piccolo e senza i finanziamenti di altri ospedali, anche laziali. La pandemia ha impegnato molte risorse umane, moltissimi posti letto e molte risorse economiche. Siamo arrivati ad avere in alcuni giorni fino a 150 malati e per un ospedale di circa 400 letti si è trattato di uno sforzo enorme. Oggi abbiamo ancora 40 letti dedicati al Covid. Vorremmo scendere almeno a 20, sapendo che il virus non scomparirà del tutto rapidamente. Abbiamo in corso la costruzione di una grande zona davanti all’attuale ospedale, che accoglierà il settore materno infantile con un punto nascita e altri spazi assistenziali. Dopo l’estate confidiamo nell’inizio dei lavori, già deliberati e finanziati, per costruire una nuova ala dedicata in particolare all’emergenza e alla terapia intensiva. Abbiamo firmato un accordo pochi giorni fa per una cooperazione con l’ospedale di Bracciano, sia per le attività di urologia, sia per trasferire pazienti che hanno terminato la fase acuta della loro malattia. Siamo impegnati a migliorare le collaborazioni con le strutture pubbliche e private di lungodegenza, riabilitazione e con le residenze per anziani. Abbiamo avviato un percorso per ottenere una certificazione di qualità internazionale che ci condurrà a ulteriori miglioramenti qualitativi. Le attività di didattica e ricerca hanno avuto una crescita legata anche alla costruzione della palazzina dell’università accanto all’ospedale».

Il 23 maggio il workshop nazionale “Road map for space life” con il Gruppo di ricerca cardiorespiratorio dell’Agenzia spaziale italiana: quale è il vostro contributo?

«I problemi posti dai prossimi viaggi spaziali, a cominciare dal costruire una base sulla Luna e dai viaggi per Marte, sono enormi e innumerevoli. Basti pensare alle condizioni di microgravità, alle radiazioni cosmiche, alla vita in spazi angusti per anni. La fisiologia degli organismi umani viene profondamente modificata da queste e altre condizioni. Le esperienze della stazione spaziale orbitante sono state preziose, ma i compiti che attenderanno gli astronauti nelle prossime imprese sono giganteschi. Non si può sbagliare. Inoltre dobbiamo garantire a chi parteciperà alle spedizioni di non avere danni alla propria salute. L’Agenzia spaziale italiana ha messo in campo gruppi di lavoro che sono stati incaricati di individuare le problematiche su cui studiare soluzioni per consentire le esplorazioni spaziali in sicurezza. Ricordo che l’impegno scientifico e tecnologico per le esplorazioni hanno contribuito enormemente alle nostre conoscenze e hanno avuto un impatto per soluzioni utili anche per la vita sulla Terra. Il “gruppo” sulle problematiche cardiorespiratorie ha visto il contributo di prestigiosi colleghi italiani e l’integrazione con altri gruppi di ricerca. Sappiamo che nei prossimi anni avremo nuove conoscenza e forse nuovi problemi. Credo che i ricercatori italiano daranno un contributo di grande qualità».

Francesca Quarantini

 

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