Dopo il vertice Johnson-Zelensky, la Gran Bretagna ha deciso di inviare blindati, tank e missili anti-nave a Kiev. Anche USA, Polonia e Repubblica Ceca, inoltre, invieranno carri armati e altri sistemi di difesa.
I mezzi militari in questione sono prevalentemente T-72 (carri armati) di produzione Sovietica, ma anche BVP-1 (mezzi corazzati), anch’essi fabbricati in Unione Sovietica. A questi dobbiamo, poi, aggiungere i missili S-300, forniti dalla Slovacchia, e quelli antinave forniti dalla Gran Bretagna. È la prima volta che l’Occidente, decide di inviare armi offensive all’Ucraina. Una decisione a parer mio sbagliata e pericolosa, probabilmente influenzata dagli orrori commessi dai russi a Bucha e a Kramatorsk, orrori che vanno assolutamente condannati. Tuttavia si rende necessario valutare le conseguenze di una simile deliberazione, la possibilità che essa conduca ad uno scontro diretto tra Usa e Russia, ossia ad una terza guerra mondiale, che oggi sarebbe sicuramente un conflitto nucleare, con tutti i suoi nefasti contraccolpi. L’Europa, inoltre, pericolosamente esposta agli attacchi missilistici nemici, diventerebbe una sorta di scudo geografico ed umano per gli Stati Uniti, che si trovano all’altro capo dell’oceano. Del resto probabili obiettivi dei russi sarebbero quegli Stati europei dotati di armi nucleari, come l’Italia (per esempio, ad Aviano), dove si trovano, in violazione del Trattato di non proliferazione nucleare, armi atomiche americane.
Nell’articolo scritto in precedenza, avevo spiegato che inviare armi offensive in Ucraina sarebbe stata una mossa pericolosa e azzardata, adesso, devo constatare che l’Europa ha superato anche questo “filo rosso” e la situazione potrebbe degenerare più facilmente e in tempi più rapidi.
Tuttavia, spostando l’attenzione sulle dinamiche mondiali, emerge come tensioni militari non siano presenti solo in Europa, ma anche tra Australia e Cina. All’origine di ciò vi è il fatto che, intorno alla metà di settembre del 2021, Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna hanno siglato un accordo per lo sviluppo di sottomarini nucleari. Ovviamente, non si è fatta attendere la risposta della Cina, che ha condannato questo atto come una seria minaccia per la pace. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, anche gli equilibri in questa regione a cavallo tra Asia meridionale e Oceania si sono irrigiditi, visto che Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno deciso di sviluppare armi ipersoniche, in funzione anti-cinese, proprio quelle armi che la Russia ha usato, per esempio, a Mykolaïv. La Cina, di conseguenza, ha decretato di velocizzare l’ampliamento del suo arsenale nucleare, come deterrente anche per un’eventuale entrata degli Stati Uniti nel conflitto in Ucraina. Questa pericolosa psicologia del riarmo è un tipico comportamento delle nazioni quando un Paese decide di investire maggiormente, rispetto alla norma, nel suo arsenale militare. Tutto ciò impaurisce gli altri Paesi che a loro volta decidono di armarsi, generando una situazione di tensione internazionale, che si presenta ogni volta prima dello scoppio di un conflitto mondiale.
Inoltre, in questi ultimi giorni, si ha l’impressione che la NATO e gli USA stiano pian piano accettando tutte le richieste di Zelensky. Prima egli aveva chiesto l’invio di armi difensive, proposta accolta poco dopo dall’Occidente. Successivamente egli ha sollecitato anche l’invio di armi offensive e la Nato, dopo qualche tentennamento, ha accettato. Io ho avuto già modo di esprimermi contro l’invio di armi nell’articolo Cause e responsabilità della crisi Ucraina, (sempre su L’agone online), e quindi non ho intenzione di ritornare sull’argomento.
Spero, perciò, che i leader politici occidentali abbiano un minimo di lungimiranza e saggezza e non accettino anche un eventuale no fly zone, visto che anche i cieli coperti sono una delle richieste del presidente ucraino.
CHRISTIAN TITOCCI