28 Marzo, 2024
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Calenda si è dimesso dal consiglio comunale di Roma. E attacca Gualtieri: “Ma che sei Mandrake?”

Nel giorno in cui annuncia le previste dimissioni da consigliere comunale a Roma, Carlo Calenda non rinuncia ad attaccare il sindaco Gualtieri: “Pulire la città in due mesi? Ma che sei Mandrake”.

 

Questa mattina Carlo Calenda ha annunciato le dimissioni dal consiglio comunale di Roma. Il leader di Azione – vera sorpresa delle scorse elezioni con la lista collegata al suo nome che ha raggiunto quasi il 20% – aveva scelto di rimanere per un periodo contingentato in aula Giulio Cesare per lo sbarco della sua pattuglia di consiglieri comunale e l’avvio della legislatura. “Come previsto e dichiarato agli elettori prima del voto, la presenza in Consiglio Comunale è incompatibile con il lavoro di europarlamentare e leader di partito. Rimanere per ragioni simboliche è assurdo. Lascerò spazio a  Francesco Carpano che ha coordinato il programma della nostra lista”, ha annunciato via Twitter. “Francesco è un giovane preparatissimo e molto motivato, che non vede l’ora di dedicare il 100% del suo tempo al lavoro in Consiglio e in particolare ai temi dei rifiuti e dei trasporti che segue da quasi due anni. Dunque largo a lui”, ha aggiunto.

Calenda: ancora un attacco a Roberto Gualtieri

Fino all’ultimo giorno Calenda non rinuncia ad attaccare ancora una volta il sindaco Gualtieri, contestando la promessa di pulire la città in una manciata di settimane. “È stata sbagliata la promessa: nessuno può ripulire Roma in due mesi. – ha dichiarato a Radio Capital – Io non mi sento di giudicare Gualtieri in due mesi, ci vuole tempo, mi sento di dire che ha detto una stupidaggine. Che sei Mandrake, ci vuole più tempo, se noi non facciamo un termovalorizzatore e non rimettiamo gli spazzini di quartiere possiamo pure fare una pulizia straordinaria ma alla fine quello che ti succede è che ti si risporca la città”.

E poi se la prende con il modo di lavorare del consiglio comunale: “Io con tutta franchezza ci sono andato in aula Giulio Cesare. Ho commentato le linee guida di Gualtieri, ho partecipato alle prime votazioni però non avevo mai sperimentato nella mia vita una cosa simile: la prima volta che sono andato sono arrivato all’orario stabilito ed eravamo in quattro. Premesso che lavorare così è sbagliato in assoluto ma sicuramente non lo può fare chi è un segretario di partito e un europarlamentare”.

(fanpage)

 

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