28 Marzo, 2024
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Il Papa ha bacchettato l’Ue sul Natale ‘politicamente corretto’

Francesco torna sulle indicazioni date dalla Commissione in un documento interno e poi ritirate.  La commissaria Dalli: “Nessuno voleva abolirlo”

Bacchetta l’Unione europea e il documento (poi ritirato) riguardo al Natale, Papa Francesco che non esita a definirlo “un anacronismo”, “una laicità annacquata”. Nei 35 minuti di conferenza stampa sul volo di ritorno dalla Grecia, il Pontefice cita Napoleone, la dittatura nazista, quella comunista, e ricorda che nel passato in molti “hanno cercato di farla” ma “è una moda di una laicità annacquata, acqua distillata…”, “che non funzionò durante la Storia”.

Bergoglio mette in guardia la Ue che deve “stare attenta a non fare strada a delle colonizzazioni ideologiche“, perché si “potrebbe arrivare a dividere i Paesi” e quindi a far fallire la stessa Unione Europea. Ue che dovrebbe invece “rispettare ogni Paese come è strutturato dentro”. La “varietà” delle Nazioni e “non volere uniformare”.

“L’Unione europea deve prendere in mano gli ideali dei Padri fondatori, che erano ideali di unità, di grandezza“, sottolinea. “Io credo che non lo farà, non era sua intenzione”, poi precisa, ma occorre fare attenzione a non essere “veicoli di colonizzazioni ideologiche”.

“Per questo, quello del Natale è un anacronismo”. E sulle colonizzazioni ideologiche il Papa torna sulla avanzata dei populismi che mettono in pericolo le democrazie, tema peraltro affrontato anche durante la visita apostolica a Cipro e in Grecia. I populismi “che sono un po’ qua, un po’ là” e “cominciano a far vedere le unghie“. “Io penso a un grande populismo del secolo scorso, il nazismo, che è stato un populismo che difendendo i valori nazionali, cosi’ diceva, è riuscito ad annientare la vita democratica, anzi la vita stessa con la morte della gente, a diventare una dittatura cruenta”, afferma Francesco che rimarca come tutti i governi, non debbano scivolare su questa strada “dei cosiddetti politicamente ‘populismi’, che niente hanno a che vedere con i popolarismi che sono l’espressione libera dei popoli, che si mostrano con la loro identità, il loro folklore, i loro valori, l’arte…”.

Lentamente “si indebolisce la democrazia”, quando “si sacrificano i valori nazionali – avverte – si annacquano verso, diciamo una parola brutta, ma non ne trovo un’altra, verso un ‘impero’, una specie di governo sovranazionale e questa è una cosa che ci deve far pensare”.

Quindi “né cadere nei populismi in cui il popolo, si dice il popolo ma non è il popolo ma una dittatura proprio del ‘noi e non gli altri’, pensa al nazismo, né cadere in un annacquare le proprie identità in un governo internazionale”.

E il Papa argentino, premettendo di non essere “un politico di scienza”, cita il romanzo del 1903 “Il padrone del mondo” dell’inglese Robert Hugh Benson, “che sogna un futuro in cui un governo internazionale con le misure economiche e politiche governa tutti gli altri paesi e quando – continua Francesco – si hanno questi tipi di governo, lui spiega, si perde la libertà e si cerca di fare una eguaglianza tra tutti; questo succede quando c’è una superpotenza che impone i comportamenti economici, culturali, sociali agli altri Paesi”.

“L’indebolimento della democrazia si ha – ribadisce – per il pericolo dei populismi che non sono popolarismi, e per il pericolo di questi riferimenti a potenze internazionali economici, culturali…”.

Ma all’Unione europea manca anche l'”armonia generale” nella gestione migratoria. “Pensiamo a Cipro, o alla Grecia. O anche a Lampedusa, alla Sicilia. Arrivano i migranti e non c’è l’armonia tra tutti i Paesi per mandare questi qui, o là, o là”.

Ogni governo, precisa, “deve dire chiaramente ‘io ne posso ricevere tanti’… Perché i governanti sanno quanti sono quanti migranti sono capaci di ricevere. Questo e’ loro diritto. Questo è vero”. Ma i muri no, come anche i fili spinati, “perché chi costruisce muri perde il senso della storia, della propria storia. Di quando era schiavo di un altro Paese”.

Alle persone che impediscono le migrazioni o che chiudono le frontiere, “direi: pensa al tempo in cui tu eri migrante e non ti lasciavano entrare. Eri tu che volevi scappare dalla tua terra e adesso sei tu a volere costruire dei muri. Questo fa bene”.

I migranti occorre integrarli e Francesco lo ripete due volte ricordando la tragedia di Zavetem. “I ragazzi che hanno fatto quella catastrofe all’aeroporto erano belgi, ma figli di migranti ghettizzati, non integrati”, prosegue. “Se tu un migrante non lo integri con l’educazione, con il lavoro, con la cura, rischi di avere un guerrigliero, uno che poi fa queste cose”. Certo non è facile “risolvere il problema dei migranti”, ma se non lo si fa “rischiamo di far naufragare la civiltà, oggi, in Europa”, “non solo naufragare nel Mediterraneo”.

Un modello a suo tempo di integrazione, di accoglienza, è stata la Svezia, “che ha accolto i migranti latino americani che fuggivano dalle dittature (cileni, argentini, brasiliani, uruguaiani) e li ha integrati”. E Francesco però torna su un altro dramma: i migranti che cadono nelle mani dei trafficanti, di quelli che vengono riportati indietro. “È una crudeltà”, aggiunge ricordando che ci sono i filmati che fanno vedere questa realtà, “una cosa che fa dolore”.

Tra i temi affrontati sul volo anche i rapporti con i cristiani ortodossi. Dopo il rinnovo di una richiesta di perdono per gli errori commessi dalla Chiesa e l’invito all’arcivescovo ortodosso di Grecia Ieronymos II, di vincere le resistenze e continuare sull’unità, sulla comunione, Bergoglio si è detto “sempre disposto” ad andare a Mosca per incontrare Kirill, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. “La prossima settimana viene da me Ilarion (presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ndr.) per concordare un possibile incontro”, conferma, ma “io sono comunque sempre disposto ad andare a Mosca, per dialogare con un fratello. Per dialogare con un fratello non ci sono protocolli”.

La replica della commissaria Ue

“Voglio rassicurare sul fatto che né io né il mio team vogliamo cancellare il Natale, questo era un documento di linee guide sull’inclusione e per abbracciare la diversità”. Lo ha dichiarato la commissario europea alla Parità, Helena Dalli, rispondendo a una domanda sulle critiche del Papa al documento interno al suo staff.

“Come ogni altro lavoro in corso, siamo aperti alle critiche e le ascoltiamo e sono molto appassionata al dialogo sociale quindi è molto importante che continuiamo ad avere questo tipo di discussioni per vedere come migliorare questo documento”, ha aggiunto la commissaria.  “Sono sicura che il Papa capisca anche che l’inclusione è l’essenza che nessuno venga lasciato fuori dalle nostre società ed è ciò che voglio”.

(Agi)

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