28 Marzo, 2024
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“Scuole” No Vax aprono da Nord a Sud. “Non mando i figli nella gabbia dei leoni”

I genitori ritirano i bambini per passare all’istruzione parentale e aggirare le regole. Passaparola su Telegram e anche gli insegnanti No Pass cercano lavoro

 

Ubicate in luoghi ameni, fuori dai centri abitati, immerse nei boschi, da Nord a Sud d’Italia. Sono le scuole parentali: la soluzione che le famiglie No Vax e No Pass stanno adottano per provvedere da sole all’istruzione dei propri figli, ritirandoli dagli istituti pubblici e privati per non allinearsi alle misure anti-contagio. Tra questi banchi, infatti, mascherine, distanziamento e vaccinazioni sono un ricordo lontano: i piccoli alunni vivono come se il Covid non esistesse.

Va ricordato: la legge italiana consente l’istruzione parentale – soggetta a specifica disciplina – a patto che non diventi una scappatoia per aggirare regole e divieti. A fare notizia per primi erano stati gli istituti ‘No Vax/No Mask’ dell’Alto Adige, che attualmente conta 629 bambini e ragazzi ritirati da scuola e in regime di homeschooling in tutto il territorio.

Ora dal Piemonte al Veneto, passando per Roma, basta andare su Telegram e cercare ‘scuola parentale’ per trovare gruppi in cui genitori si scambiano consigli e informazioni sull’istruzione alternativa dei propri bambini. A testimoniarlo sono giunte anche le immagini di un servizio firmato da Valentina Renzopaoli per la trasmissione Zona bianca. “Sono una mamma di due ragazzi, uno deve frequentare la terza media e uno il primo superiore. Mi interessa avere informazioni riguardo la scuola parentale. Potete indicarmi link o notizie a riguardo. Non voglio mandare i miei figli nella gabbia dei leoni” e “mamme alla ricerca di altre mamme che vogliono collaborare per la seconda media zona ***** e *****. Gruppo già avviato ma alla ricerca di altri ragazzi. Se interessati scrivetemi in privato”, si legge in una chat della provincia di Treviso.

Non mancano le critiche alla gestione della pandemia e ai vaccini, soprattutto dopo le notizie delle ultime ore sul via libera all’immunizzazione della fascia 5-11 anni. Si aggiunge poi, minoranza sparuta, chi arriva a formulare ipotesi complottiste: “Fate attenzione. C’è chi dice che nel tampone faringeo o salivare ci potrebbe essere il vaccino o il microchip e che nel batuffolino ci sia grafene. Occhio”.

Sulle chat ci sono anche insegnanti No Vax e No Pass che, avendo lasciato il lavoro nelle scuole ufficiali o essendo in procinto di farlo, si rendono disponibili all’insegnamento parentale in queste strutture. “Sono un’insegnante della scuola dell’infanzia. Dal 15 sarò a casa ufficialmente perché non cedo al ricatto del vaccino”, si legge in un gruppo che raccoglie persone provenienti da vari luoghi del Lazio. E ancora nel trevigiano c’è una “ragazza con pregressa esperienza nelle scuole primarie” che si rende “disponibile per l’homeschooling insegnamento umanistico. Qualcuno mi potrebbe aiutare?”.

Insomma, i piccoli studenti interessati dal fenomeno in Italia sono sempre di più. A dettare il confine da non oltrepassare è la legge che, come accennato, in Italia stabilisce che “i genitori, o chi ne fa le veci, che intendano provvedere privatamente o direttamente all’istruzione dei propri figli, ai fini dell’esercizio del diritto-dovere, devono dimostrare di averne la capacità tecnica o economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità, che provvede agli opportuni controlli”. L’homeschooling, quindi, è soggetto a una specifica disciplina, che detta obblighi in capo a genitori (o tutori), studenti, dirigenti scolastici.

(Huffpost)

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