28 Marzo, 2024
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“Diversi Paesi hanno usato la pandemia per reprimere la libertà d’espressione, anche in Ue”

Uno studio lancia l’allarme: durante il Covid i trend d’autoritarismo pre-esistenti sono peggiorati. Nell’Unione dito puntato contro Ungheria e Polonia

Il Covid-19 ha reso necessario decretare lo stato d’emergenza, soprattutto nella prima fase della pandemia. Ma diversi governi del mondo, anche europei, ne avrebbero approfittato per andare al di là della gestione della situazione sanitaria. E rafforzare il potere reprimendo la libertà di espressione. Lo denuncia l’Istituto internazionale per la democrazia e l’assistenza elettorale (Idea), un’organizzazione internazionale con sede in Svezia che dal 1995 monitora la salute della democrazia a livello globale e ne promuove il consolidamento. Nel suo nuovo rapporto, Idea punta il dito anche contro alcuni Paesi dell’Unione europea in particolare Polonia, Ungheria e Slovenia.

Lo studio

ll report s’intitola “Lo stato globale della democrazia: 2021” (sottotitolo: “Costruire la resilienza in un’era di pandemia”) e prende in esame 165 Paesi analizzandone l’evoluzione (o involuzione) nel biennio 2020-21 rispetto alla rispettiva situazione nel 2015. L’analisi si focalizza su diversi parametri: governo rappresentativo, diritti fondamentali, controlli sul potere esecutivo, imparzialità dell’amministrazione, coinvolgimento e partecipazione della cittadinanza. “Un gran numero di Paesi ha usato la pandemia, e specialmente la minaccia della disinformazione a essa collegata, per reprimere la libertà d’espressione e renderla un reato punibile con il carcere”, ha denunciato il segretario generale Kevin Casas-Zamora. “Se c’è un messaggio chiave in questo rapporto è che questo è il momento per le democrazie di essere coraggiose, innovarsi e rivitalizzarsi”, ha aggiunto.

La situazione in Europa

Idea rileva che il numero di democrazie che stanno scivolando verso l’autoritarismo è raddoppiato nell’arco dello scorso decennio. Tra queste nazioni, ben tre sono membri dell’Unione: Slovenia, Polonia e Ungheria. Qusti ultimi due Paesi sono da tempo nel mirino del Parlamento europeo e della Commissione per le violazioni dello Stato di diritto, e gli attacchi all’indipendenza della magistratura nonché alle organizzazioni della società civile. Il rinomato think tank americano Freedom House considera l’Ungheria un “Paese parzialmente libero” con un punteggio di 69/100 (l’Italia ha un punteggio di 90, la Germania 94, la Danimarca 97, la Finlandia, la Svezia e la Norvegia 100).

In Europa, sostiene il rapporto di Idea, la pandemia ha esacerbato dei trend già presenti, fornendo nuovi strumenti ai governi come quello di Viktor Orban per minare ulteriormente la democrazia. “Forse l’aspetto più importante della democrazia che è stato danneggiato maggiormente dalla pandemia in Europa è la libertà d’espressione e l’integrità dei media. È stato perso un decennio in termini di sviluppo democratico nell’Europa orientale e nei Balcani occidentali”, ha avvertito Casas-Zamora.

In difesa (collettiva) della democrazia

Questi sviluppi, che sono stati acuiti dal Covid-19 ma preoccupavano i leader di diverse democrazie liberali ben prima della pandemia, saranno al centro del Summit per la democrazia organizzato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden il 9 e 10 dicembre. Qui, verranno discusse le molte sfide che la democrazia deve fronteggiare, dalla disinformazione alle minacce di guerra ibrida, dall’autoritarismo al cambiamento climatico.

Secondo Casas-Zamora, questa conferenza dovrebbe essere un’occasione da non perdere per i Paesi democratici di ripensare ambiziosamente le proprie istituzioni che, in molti casi, sono plurisecolari. “Spero che possa servire come un catalizzatore per sforzi multilaterali collettivi per difendere e far progredire la democrazia perché è ciò di cui abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di un’azione collettiva per proteggere la democrazia – e non solo tra i governi. Anche la società civile, la stampa e l’accademia devono essere coinvolte”, ha aggiunto.

(RomaToday)

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