29 Marzo, 2024
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Col taglio delle tasse risparmi fino a 900 euro l’anno

I redditi privilegiati sono quelli fino a 50mila euro. C’è però l’incognita detrazioni. Le parti sociali insoddisfatte

Otto miliardi, di cui sette per il taglio dell’Irpef e uno per l’Irap, con cui il Governo finanzia, in maniera strutturale, il primo intervento per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi. Nel vertice in mattinata in Via XX Settembre, nelle stanze del Ministero dell’Economia, le forze di maggioranza hanno finalmente trovato la quadra politica su scaglioni e aliquote, soglie e redditi, insommma su come dare un po’ di sollievo al ceto medio e medio-basso. “Questo è solo il primo passo di un percorso che abbiamo iniziato seguendo le indicazioni arrivate dal Parlamento”, ci tiene a precisare all’HuffPost il viceministro dell’Economia Gilberto Pichetto Fratin. “Abbiamo ridotto le aliquote e abbiamo modificato gli scaglioni di reddito. È chiaro che i benefici maggiori andranno in particolar modo a chi ha un reddito lordo fino a 50mila euro l’anno, ma chi guadagna di più potrà beneficiare degli sconti sulle fasce di reddito precedenti. Ma ripeto, questo è solo un primo passo di un percorso di armonizzazione della progressione fiscale che prevede, tra le altre cose, il superamento dell’Irap per le imprese”.

Nel dettaglio, le aliquote Irpef calano da cinque a quattro grazie ai sette miliardi messi sul piatto dal Governo nella legge di Bilancio. Per chi ha un reddito fino a 15mila euro non cambia nulla, l’aliquota – che interessa circa 30 milioni di contribuenti – resta al 23%. Nella fascia successiva, quella da 15mila a 28mila, arriva la prima modifica al sistema fiscale prodotta dalla maggioranza: l’aliquota scende al 25% dal precedente 27%. Oltre la soglia dei 28mila euro cambia lo scaglione e cambia l’aliquota: se fino a ieri tra i 28mila e i 55mila l’aliquota era del 38%, con la nuova impostazione scende al 35% per i redditi fino a 50mila euro. Sopra i 50mila, invece, si pagherà il 43%, cancellando così la precedente aliquota del 41% che era valida per i redditi compresi tra i 55mila e i 75mila (e che poi saliva al 43%).

OGGI                                                 DAL 2022

fino a 15.000 23%                              fino a 15.000 23%
da 15.000 a 28.000 27%                    da 15.000 a 28.000 25%
da 28.000 a 55.000 38%                    da 28.000 a 50.000 35%
da 55.000 a 75.000 41%                    oltre 50.000 43%
oltre 75.000 43%

Il risparmio, come detto, andrà a interessare soprattutto chi guadagna fino a 50mila euro, potendo fruire dello “sconto” sia sulla seconda aliquota (che cala dal 27% al 25%) sia sulla terza (che cala dal 38% al 35%). Al momento non è chiaro come si interverrà sul sistema di detrazioni fiscali che oggi concorre in parte rilevante a definire l’effettivo netto in busta paga per i lavoratori: “Tutti i bonus fiscali, a partire da quello Renzi”, continua Pichetto Fratin, “verranno assorbiti nelle detrazioni, che a loro volta dovranno essere rimodulate e armonizzate. Essendo materia molto tecnica e che necessita di simulazioni, se ne occuperanno i tecnici del Mef e poi verranno prese le decisioni politiche. Ma è materia complessa: ad esempio a breve, com’è noto, le detrazioni per figlio a carico verranno tolte perché assorbite dall’assegno unico familiare”.

“Sulle aliquote”, dice all’HuffPost Giuseppe Buscema dei Consulenti del Lavoro, “l’intervento va nella giusta direzione perché prima c’era un salto tra soglie troppo ampio generando squilibri tra redditi tra loro non così distanti. Ma ora bisogna guardare con attenzione a come si interviene sul sistema di detrazioni e bonus, perché anche quello incide sul netto in busta paga”. Ma i timori che con la rimodulazione delle detrazioni fiscali si possa in parte vanificare l’intervento sulle aliquote non hanno ragione di essere, dice il viceministro in quota Forza Italia: “No, quando verranno riviste le detrazioni non ci saranno penalizzazioni di alcun tipo”, ha assicurato Pichetto Fratin.

 

In linea di massima si possono fare alcune simulazioni, da prendere a titolo meramente indicativo dal momento che non si tiene conto delle detrazioni  e dei bonus che variano in base alle condizioni familiari e personali del lavoratore. Di certo chi guadagna fino a quindicimila euro l’anno, non vedrà alcun cambiamento in busta paga: la sua aliquota marginale resta del 23%, e pertanto pagherà di Irpef 3450 euro l’anno. Chi invece ha uno stipendio lordo annuo di 28mila euro inizierà a vedere in busta i primi effetti reali dell’intervento del Governo, con un risparmio annuo di 260 euro, pari a 21 euro in più sul mese. Chi percepisce 40mila euro di stipendio vedrà crescere il vantaggio fiscale, con uno sconto annuo di 620 euro, poco più di cinquanta euro al mese. Ma è chi guardagna 50mila euro lordi che godrà dei maggiori benefici previsti dall’intervento sull’Irpef. Se prima versava di tasse 15320 ora ne pagherà 14.400, ovvero 920 euro in meno: tradotto, 75 euro in più in busta paga.

Discorso diverso per chi guadagna invece 75mila euro l’anno che vedrà i risparmi fiscali ottenuti dall’abbassamento della seconda e della terza aliquota  in parte compensati dall’aumento della terza (dal 41% al 43%) sulla parte eccedente i 50mila euro. In altre parole: se prima versava di Irpef 25.420 euro, con la rimodulazione delle aliquote ne pagherà 25.120, con un risparmio netto di 270 euro, pari a 22 euro sul mese. Numeri che – va ricordato – vanno presi a titolo indicativo dal momento che non tengono conto delle detrazioni, deduzioni e bonus fiscali di altro tipo e sui quali interventi mirati sono tuttora allo studio. Per dare un esempio del peso delle detrazioni basta leggere un paper di alcuni economisti de LaVoce.info, tra i quali Massimo Baldini e Silvia Giannini, che scrivono: “Per quanto riguarda l’equità, le aliquote determinano solamente il 40% dell’effetto redistributivo; il rimanente 60% è spiegato dalle detrazioni per lavoro e famiglia”.

Le reazioni. I partiti della maggioranza hanno subito difeso l’accordo raggiunto su Irpef e Irap, ma fuori dal Ministero dell’Economia l’accoglienza non è stata altrettanto calda e positiva. “Il taglio delle tasse deve essere realizzato attraverso un aumento delle detrazioni per lavoratori dipendenti e pensionati. Solo in questo modo, come sottolineato anche dalla Banca d’Italia, si avrà un risultato significativo per milioni di italiani”, ha criticato il segretario confederale Uil Domenico Proietti. “Siamo in attesa di una convocazione, ribadiamo che gli 8 miliardi dovrebbero andare tutti ai lavoratori dipendenti e ai pensionati”, ha invece rimarcato il leader della Cgil Maurizio Landini, chiedendo che anche l’ultimo degli otto miliardi venga dirottato sul taglio delle tasse (un miliardo equivale all’incirca al calo di un punto percentuale di una aliquota intermedia) e non a un primo isolato intervento sull’Irap.

Ma chi più di tutti ha criticato l’accordo raggiunto dalla maggioranza sul fisco è Confindustria, chiaramente delusa perché destinataria di un solo miliardo – quello destinato all’Irap – per il taglio delle tasse: “Un errore che se lo sommiamo agli altri sin qui compiuti significa inequivocabilmente non tenere in alcuna considerazione le imprese che garantiscono l’occupazione nel Paese e che stanno trainando la ripresa economica”, ha detto il numero uno di Viale dell’Astronomia. Eppure la legge di Bilancio non lesina risorse per le imprese, alle quali sono destinate misure per oltre dieci miliardi sui 25 a disposizione.

(Huffpost)

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