28 Marzo, 2024
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Suicidio assistito, l’ultimo oltraggio della Regione Marche

Finalmente, dopo oltre un anno di attesa, Mario (nome di fantasia), il paziente marchigiano tetraplegico immobilizzato da dieci anni, ha ricevuto la verifica della proprie condizioni di salute da parte dell’azienda ospedaliera locale e il parere del Comitato etico territoriale, come stabilito dalla Corte costituzionale con la sentenza 242 del 2019, in modo da poter accedere, legalmente in Italia, ad un farmaco letale che ponga fine a quelle sofferenze che lui ritiene insopportabili.

Mario, che sarà così il primo paziente in Italia ad accedere al suicidio assistito, ha detto di sentirsi ora «più leggero», «mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni». A darne notizia è stata l’Associazione Luca Coscioni che ha supportato la sua battaglia legale, con l’avvocata Filomena Gallo. Ma ieri la Regione Marche, che finora si è resa inadempiente ai propri doveri, ha precisato «che sarà il Tribunale di Ancona a decidere se il paziente tetraplegico di 43 anni potrà avere diritto al suicidio medicalmente assistito». Secondo l’assessore regionale alla Sanità e ai servizi sociali, Filippo Saltamartini, della Lega, in precedenza presidente onorario del Sindacato autonomo di polizia, «il Comitato Etico da parte sua ha sollevato dubbi sulle modalità e sulla metodica del farmaco che il soggetto avrebbe chiesto (il tiopentone sodico nella quantità di 20 grammi, senza specificare come dovesse essere somministrato)».

L’ASUR (l’Azienda sanitaria unica regionale Marche) aveva già negato a Mario la dovuta verifica ed è stata per questo diffidata due volte. (Ma nelle Marche c’è anche un altro paziente, “Antonio”, anch’egli tetraplegico da otto anni dopo un incidente stradale, che attende la verifica). E ci sono voluti due interventi del Tribunale di Ancona che hanno stabilito il diritto di Mario a proseguire l’iter – atteso da anni – per arrivare all’autosomministrazione di un farmaco letale.

Solo allora, il Comitato etico ha verificato, «dopo 14 mesi – riferisce l’avvocata Gallo, segretaria dell’associazione Coscioni – tramite un gruppo di medici specialisti nominati dalla stessa Asur, che Mario possiede i quattro requisiti fondamentali richiesti dalla Consulta per l’accesso legale al suicidio assistito: è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda».

IL COMITATO ETICO scientifico delle Marche, però, secondo quanto affermato ieri dalla Regione, ha rilevato che Mario «non motiva quali siano i presupposti per i quali è stata richiesto il dosaggio indicato di 20 gr, quantità non supportata da letteratura scientifica; non spiega se e con quali modalità si debba procedere tecnicamente alla somministrazione e, se in via preventiva, per conculcare lo stato d’ansia derivante dall’operazione, si voglia avvalere di ansiolitici; non risulta chiaro se debba essere utilizzato solo il farmaco indicato dal paziente, nell’ipotesi in cui non si riesca a portare a compimento la procedura di suicidio medicalmente assistito».

Per l’Associazione Coscioni e per la co-legale di Mario, Filomena Gallo, si tratta di una «grave trappola burocratica»: «La Regione forse dimentica che, su questo, lo scorso 9 giugno, i giudici del Tribunale di Ancona si sono già espressi, con un’ordinanza immediatamente applicativa, passata in giudicato e definitiva». E Marco Cappato aggiunge: «Dall’assessore alla Salute di Regione Marche arriva dunque l’idea che debba ora nuovamente pronunciarsi un tribunale – non si capisce bene quando e a che titolo – per decidere la procedura medica, come se un tribunale potesse averne le competenze. È invece dovere del Servizio sanitario mettere a disposizione del paziente le modalità tecniche per poter usufruire di un suo diritto costituzionale. Se non lo fa la Regione Marche, deve intervenire il Governo perché il rispetto di un diritto costituzionale non può dipendere dai pregiudizi ideologici di un’amministrazione regionale. Chi ne ha il potere deve interrompere questa tortura di Stato in atto da 14 mesi. In caso contrario se ne assume per intero la responsabilità».

MENTRE LE DESTRE, i cattolici oltranzisti e anche il Vaticano («Davanti a una simile provocazione è lecito domandarsi se sia giusto incoraggiare a togliersi la vita», afferma un tranchant monsignor Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita) invocano di fermare il progetto di Mario, Cappato invita il governo a smettere «con l’invocazione di un intervento parlamentare a giustificazione della propria inadempienza». «Il Parlamento è stato sollecitato dalla Consulta tre anni fa – ricorda il leader radicale – e poi ancora due anni fa, ma ha continuato di rinvio in rinvio nel silenzio assoluto dei leader dei principali partiti italiani dei diversi schieramenti. Ora la misura è colma. La riforma del fine vita sarà realizzata entro primavera dal popolo italiano con il referendum».

Eleonora Martini
(Il Manifesto)

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