29 Marzo, 2024
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Cos’è successo alla fine a Bibbiano

A giugno 2019 esplose l’inchiesta “Angeli e demoni” sugli affidi illeciti. Lo psicoterapeuta Claudio Foti è stato condannato con rito abbreviato e a giugno 2022 il processo con rito ordinario per altre 17 persone, tra cui il sindaco del comune emiliano

“Parlateci di Bibbiano” era lo slogan ripetuto ossessivamente nell’estate gialloverde del 2019, quando esplose l’inchiesta “Angeli e Demoni” sui presunti illeciti nella gestione dell’affidamento di minori nel comune emiliano (amministrato da un sindaco del Pd) e nella Val d’Enza reggiana. Dopo mesi di calo dell’attenzione mediatica (e politica), se ne è tornato a parlare lo scorso 11 novembre, quando è arrivata la prima sentenza sul “caso Bibbiano” con la condanna con rito abbreviato per Claudio Foti, lo psicoterapeuta titolare dello studio Hansel & Gretel, e l’assoluzione dell’assistente sociale Beatrice Benati. A giugno 2022 è prevista la prima udienza del processo con rito ordinario per 17 imputati con 97 capi di imputazione a vario titolo contestati. Tra questi, anche il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, l’ex dirigente dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza Federica Anghinolfi e l’assistente sociale Francesco Monopoli.

Com’è nato il caso Bibbiano

La mattina del 27 giugno di due anni fa 16 fra amministratori, assistenti sociali e psicoterapeuti furono raggiunti da misure cautelari eseguite dai carabinieri di Reggio Emilia nell’ambito di un’inchiesta, denominata “Angeli e demoni” e coordinata dal sostituto procuratore Valentina Salvi. Le indagini erano partite alla fine dell’estate del 2018, dopo la mole sospetta di denunce per ipotesi di reati di abusi sessuali e violenze ai danni di minori da parte dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, un consorzio di sette comuni emiliani di cui fa parte anche Bibbiano.

Secondo la Procura di Reggio Emilia, le persone coinvolte avrebbero agito a vario titolo per togliere i bambini a famiglie di amici e conoscenti per affidarli ad amici o conoscenti. Sotto la lente di ingrandimento sospette relazioni falsificate e manipolazioni varie, volte a dimostrare che i bambini coinvolti avessero subito abusi e giustificare così il loro affidamento ad altri nuclei familiari, convincendo di questo anche gli stessi bambini. I minori venivano poi seguiti a Bibbiano, in una struttura pubblica per minori vittime di violenza, maltrattamenti e abusi sessuali denominata “La Cura” e data in gestione alla onlus Hansel & Gretel di Foti, con sedute pagate dai comuni anche fino a 130 euro l’ora, nonostante la Asl potesse farsi carico gratuitamente del servizio.

Le indagini sulle manipolazioni

La Procura autorizzò la polizia giudiziaria ad effettuare intercettazioni ambientali durante le sedute con i minori. Secondo quanto ricostruito all’epoca nell’ordinanza del gip, tutto avveniva secondo “un copione quasi sempre uguale a se stesso”. Il singolo caso partiva dopo una segnalazione – ad esempio la denuncia di un parente o qualcosa detto dal minore agli insegnanti – con “elementi anche labili di abusi sessuali” che venivano “di fatto interpretati puntualmente dagli assistenti sociali e psicologi indagati in termini di erotizzazione precoce”. Il passo successivo erano i provvedimenti di allontanamento d’urgenza con una serie di relazioni basate su una “tendenziosa rappresentazione” dei fatti, quando non addirittura “falsa” o con “omissione di circostanze rilevanti”: ad esempio, una casa definita inadatta ai minori, descritta come fatiscente, e risultata poi perfettamente normale dai carabinieri; frasi attribuite a un minore con tanto di virgolette ma in realtà frutto di sintesi e rielaborazione da parte degli indagati; comportamenti di una bambina ricondotti a un presunto abuso omettendo di segnalare che soffriva di epilessia.

Nei giorni immediatamente successivi all’esplosione del “caso Bibbiano” si era parlato di bambini sottoposti all’elettroshock. Nell’inchiesta non si fa riferimento a niente del genere, quanto invece a un dispositivo chiamato Neurotek usato nell’ambito della terapia EMDR, “un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti”, come spiega il sito dell’associazione italiana Emdr. Era la cosiddetta “macchinetta dei ricordi”, come viene chiamata nelle carte del gip. La presidente Isabel Fernandez aveva spiegato a Repubblica che il trattamento “non fa affiorare ricordi di situazioni traumatiche che non sono avvenute” e che in assenza di ricordi traumatici è “inutile”.

Dalle intercettazioni sarebbero emerse anche durante le sedute “significative induzioni, suggestioni, contaminazioni e, in alcuni casi, una vera e propria attività preparatoria in vista di ‘ascolti’ in sede giudiziaria che interferiscono, quindi, con le diverse attività investigative/giudiziarie e che rischiano fortemente di contribuire alla costruzione di falsi ricordi”.

Il Tribunale dei minori di Bologna ha riesaminato le richieste di provvedimenti per i minori arrivate dalla Val d’Enza tra il 2017 e il 2019 per controllare eventuali irregolarità negli allontanamenti dei bambini dalle famiglie d’origine. Su un centinaio di segnalazioni da Bibbiano, solo in 15 casi i giudici avevano accolto la richiesta di allontanamento e in otto di questi casi i genitori non fecero ricorso.

Il caso del disegno contraffatto

Il “caso pilota”, quello considerato il più rilevante nell’ambito dell’inchiesta, è quello di una bambina tolta dalla famiglia di origine e affidata a un’altra coppia. Per il gip era “accertato che in una relazione relativa alla presunta violenza sessuale subita fosse stato formato un atto pubblico ideologicamente falso”. Il riferimento è a un disegno fatto dalla bambina in questione, che si era ritratta a fianco dell’ex compagno della madre. Secondo l’accusa, la psicologa della Asl che seguiva la piccola avrebbe modificato “personalmente” il disegno, aggiungendo braccia e mani protese verso le parti intime della bambina, per dimostrare abusi mai commessi. Il tribunale di minori di Bologna ricontrollò gli atti del fascicolo, compreso il disegno ritenuto falso. Al termine delle verifiche, la bambina, che era stata tolta dai nonni paterni considerati inadatti dai servizi sociali e data a una famiglia affidataria, è tornata dai genitori del padre grazie anche a un nuovo colloquio con una psicologa come previsto nella Ctu (consulenza tecnica d’ufficio). La bambina, come ha raccontato il Corriere della Sera, continua a vedere oggi quella che ormai viene definitiva la sua “famiglia allargata”, frequentando ancora la coppia affidataria.

Le accuse a Claudio Foti e la condanna

Claudio Foti è stato condannato a quattro anni con rito abbreviato. Per lui la Procura aveva chiesto una condanna a sei anni. I giudici lo hanno ritenuto colpevole per i reati di abuso d’ufficio e lesioni gravissime (ipotesi formulata per la presunta alterazione psichica di una paziente minorenne). Per quanto riguarda il reato di lesioni dolose gravissime, la ragazza all’epoca 17enne avrebbe subito danni psicologici dalle sedute a cui aveva partecipato. Foti era accusto di aver ingenerato in lei il convincimento di aver subito abusi sessuali dal padre e l’avrebbe sottoposta alla tecnica della Emdr con la “macchinetta dei ricordi”, “in totale violazione dei protocolli di riferimento”. Il padre della 17enne era stato poi dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale. A Foti la Procura contestava anche il reato di frode processuale, per aver ingannato il consulente nominato dal tribunale dei minori. Lo psicoterapeuta è stato prosciolto da questa accusa “perché il fatto non costituisce reato”. Foti è stato condannato anche al risarcimento dei danni da liquidare in sede civile a favore dei soggetti costituitisi parte civile nell’udienza preliminare. Ma, secondo quanto scrive Il Resto del Carlino, la ragazza, pur essendosi costituita anche lei parte civile con la sorella e i genitori, non figura tra i soggetti a cui destinati un ristoro in separato giudizio: “una mancanza strana e che potrebbe essere dovuta anche a un errore materiale commesso da qualcuna delle parti in causa”.

Foti continua a dichiararsi innocente. “Io credo che sia stata criminalizzata la psicoterapia del trauma, cioè una posizione che non c’entra nulla con il ‘metodo Foti’, distorto e spettacolarizzato. La psicoterapia del trauma è portata avanti da una componente ampia di psicoterapeuti, di clinici, che hanno un approccio che si oppone ad un’altra branca. Una contrapposizione che però è stata fatta in un’aula giudiziaria, cosa a mio parere scorretta”, ha detto dopo la sentenza.  Per uno dei suoi avvocati, Giuseppe Rossodivita, “la situazione ambientale in questo tribunale, evidentemente, è stata fortemente condizionata dal processo mediatico”.

Le accuse al sindaco di Bibbiano Andrea Carletti

Foti è stato condannato anche per abuso d’ufficio per quanto riguarda l’affidamento alla Hansel & Gretel della psicoterapia sui minori nel centro pubblico “La Cura” di Bibbiano senza bando di gara. Quello fin qui descritto infatti riguarda uno dei filoni di “Angeli e demoni”, quello relativo agli affidi illeciti e ai metodi per accertare i presunti abusi sui bambini. C’è poi la parte relativa ai fondi pubblici e alle modalità di affidamento degli incarichi alla Hansel & Gretel.

Per l’abuso d’ufficio, Foti è stato condannato in concorso con altri otto imputati, tra cui la moglie Nadia Bolognini, il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, l’allora presidente dell’Unione Comuni Val d’Enza Paolo Colli, l’ex responsabile dei servizi sociali Federica Anghinolfi e l’assistente sociale Francesco Monopoli.

Il sindaco Carletti è stato rinviato a giudizio per abuso d’ufficio ma prosciolto dalle accuse di falso. Come aveva già precisato il capo della Procura di Reggio Emilia, Marco Mescolini, a Carletti veniva contestato di aver violato le norme sull’affidamento dei locali de “La Cura” ma non è mai stato coinvolto nei crimini contro i minori. A dicembre 2019 la Cassazione aveva revocato l’obbligo di dimora nei confronti di Carletti, scattato quando il sindaco era stato arrestato e messi ai domiciliari a giugno di quell’anno.

 

Cosa succederà a giugno

La prima udienza per dibattimento con rito ordinario è fissata per l’8 giugno 2022, 17 gli imputati. A novembre il giudice del tribunale di Reggio Emilia ha condannato in primo grado Foti e ha assolto con formula piena l’assistente sociale Beatrice Benati (entrambi avevano chiesto il rito abbreviato). La donna era accusata di aver tentato di costringere la mamma di una bambina che seguiva a interrompere la frequentazione con il compagno, pena l’allontanamento della figlia. Prosciolti dalle accuse anche 5 dei 22 indagati complessivi: Attilio Mattioli, Nadia Campani, Barbara Canei, Sara Testa e Daniela Scrittore, per cui è stato emesso un verdetto di non luogo a procedere (richiesto per la sola Campani, dalla stessa Procura).  Oltre a Carletti, si sono anche lievemente attenuate le posizioni di altri indagati, considerati i vertici del presunto sistema illecito di affidi dei minori. L’ex responsabile dei servizi sociali della val d’Enza Federica Anghinolfi è stata assolta per due capi di imputazione ma è stata rinviata a giudizio per i restanti 64 chiesti dal pubblico ministero. Francesco Monopoli è stato assolto invece per un capo di imputazione (come richiesto dalla Procura) e rinviato a giudizio per altri 31. Anche Paolo Colli è stato prosciolto per l’accusa di falso ma rinviato a giudizio per concorso in abuso d’ufficio.

(RomaToday)

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