29 Marzo, 2024
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Addio Bolkestein a Roma, il decreto concorrenza esclude 12.000 ambulanti dalla liberalizzazione delle licenze

Il ddl non prevede la messa a bando delle concessioni per mapparle in un’ottica di trasparenza, sbrogliando così la diatriba tra operatori commerciali e la Giunta Raggi

Vittoria per gli ambulanti di bancarelle e camion bar di Roma. Le concessioni di occupazione di suolo pubblico non saranno messe a bando come per mesi intimato dalla ex Sindaca Virginia Raggi. A stabilirlo il decreto concorrenza, approvato nella giornata di ieri dal Consiglio dei ministri, i cui effetti ricadranno anche sugli ambulanti della Capitale, sciogliendo così la vicenda che da mesi tiene banco tra gli operatori e l’amministrazione capitolina.

Cos’è e cosa prevede la direttiva Bolkestein: tutto quello che c’è da sapere

“Sono salve le concessioni di circa 12.000 piccole attività ambulanti di Roma tra mercati, ambulanti nei mercati settimanali, rotazioni, posti fissi fuori mercato sia su sede fissa che sul suolo pubblico”, afferma Angelo Pavoncello, Vicepresidente nazionale e portavoce di ANA -UGL Angelo Pavoncello, “Una boccata d’ossigeno dopo che la pandemia e la crisi cominciata già 5 anni fa, hanno già provocato la chiusura di circa 20.000 attività ambulanti in tutta Italia, di cui la metà solo nell’ultimo anno”.

I sindacati di categoria chiedono ora un incontro al Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, per discutere di temi centrali come la tassa Fissa, l’istituzione di un fondo di Solidarietà, la riqualificazione delle aree di Mercato, il riconoscimento e l’inserimento della categoria tra i lavori Usuranti.

Perché gli ambulanti hanno mosso battaglia alla Raggi

Il 19 febbraio 2021 l’allora Sindaca Virginia Raggi annunciava di lì a poco una “rivoluzione” che avrebbe interessato tutto il commercio di Roma: anziché provvedere alla proroga delle licenze di occupazione del suolo pubblico fino al 2032, come stabilito dal Governo centrale, Raggi annunciò di volerle mettere al bando per imprimere uno “stop ai privilegi”, indicando con termine ultimo il 31 dicembre 2020.  Una scelta che però si scontrava con quanto già stabilito su scala nazionale dalla Legge di Bilancio e come già recepito dall’amministrazione regionale via Delibera di G.R. Lazio n. 1042/2020.

Qual era l’impasse tra Legge di Bilancio e direttiva Bolkestein

Il comma 686 dell’articolo 1 della Legge di bilancio (legge 30 dicembre 2018, n. 145), contiene norme in materia di commercio via occupazione di suolo pubblico. Tale comma interviene apportando tre modifiche al decreto legislativo n. 59 del 26 marzo 2010, con cui fu a suo tempo recepita la direttiva Bolkestein, ovvero la direttiva europea 2006/123/CE che disciplina i servizi nel mercato interno.

Il comma 686 della Legge di Bilancio include, fra i settori elencati all’articolo 7 del decreto legislativo n. 59/2010, il “commercio al dettaglio su area pubblica”. In questo modo il comma 686 esclude il settore dall’applicazione del decreto legislativo n. 59/2010 e, quindi, esclude il commercio al dettaglio su area pubblica dall’applicazione della direttiva Bolkestein.

Cosa impone la direttiva Bolkestein

Con la legge di bilancio del 30 dicembre 2018, gli operatori commerciali su area pubblica sono stati esclusi dall’applicazione della direttiva 2006/123/CE, comunemente nota “Bolkestein”, norma comunitaria che prende il nome dell’allora Commissario europeo alla concorrenza, l’olandese Frits Bolkestein.

La direttiva impone la liberalizzazione dei servizi nel mercato interno dell’Unione. Entro maggio 2017 gli Stati membri avrebbero dovuto rimettere a bando le concessioni rilasciate negli anni dagli enti locali, dando la possibilità di aprire un’attività commerciale su area pubblica a tutti i cittadini europei, senza limite di nazionalità, in un qualunque Paese dell’area Ue.

Tale direttiva è stata recepita nell’ordinamento italiano con il decreto legislativo n. 59 del 2010 ma finora non è mai stata applicata per una serie di proroghe concesse dai governi. In primis quelli a maggioranza M5s.

Il pomo della discordia tra operatori commerciali e la gestione 5 stelle sta nel fatto che, mentre il Decreto rilancio di fine novembre 2020 fissava una proroga per le concessioni di 12 anni, fino al 31 dicembre 2032, Virginia Raggi ha anteposto durante il suo mandato la delibera capitolina alla Legge di Bilancio del 30 dicembre 2018, alla Delibera di G.R. Lazio n. 1042/2020 e anche  a un atto di Roma Capitale emanato dal dipartimento Commercio, stabilendo che le concessioni scadessero al 31 dicembre 2020 e bloccando di fatto tutte le nuove richieste di autorizzazione, istanze e Scia.

(RomaToday)

 

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