29 Marzo, 2024
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Patto di non belligeranza su Mps

La Commissione non infierisce su Roma: “Aspettiamo le proposte”. Possibile una proroga per l’uscita del Mef

 

Il caso Mps torna a scuotere borse e politica ma stavolta Bruxelles non infierisce. Dalla Commissione Europea fanno sapere di essere in “contatto” con le autorità italiane, dopo l’annuncio di ieri da parte del Tesoro e di Unicredit del fallimento del tentativo di cedere il Monte dei Paschi all’istituto guidato da Andrea Orcel. Ora a Bruxelles aspettano che sia l’Italia a “proporre modi per rispettare gli impegni” presi nel 2017, quando l’Ue acconsentì ad una ricapitalizzazione precauzionale di Mps. In sostanza, si tratta del ritorno della banca a istituto privato: lo Stato dovrebbe uscire dalla proprietà del Monte entro la fine dell’anno, entro la primavera l’operazione dovrebbe essere chiusa. Sono scadenze che ancora oggi la Commissione non conferma in via ufficiale (“Sono riservate”), preparandosi a concedere una proroga a condizione che il governo di Roma assuma qualche impegno in più.

Una banca con lo Stato come primo azionista, quale è Mps da 5 anni, potrebbe produrre effetti distorsivi sul mercato, in quanto può godere di vantaggi competitivi che gli altri istituti non hanno. Per questo, la ricapitalizzazione concessa per evitare il default è sempre stata intesa come temporanea, “precauzionale”, appunto. Ma ora, il fallimento dell’acquisizione da parte di Unicredit molto probabilmente allunga il tempo di permanenza del Mef nella proprietà della Banca. Dunque, è possibile che Bruxelles conceda una proroga rispetto alle scadenze stabilite in trattativa riservata.

Del resto, l’operazione Mps-Unicredit non era la preferita a Bruxelles, dove temevano la nascita di un ‘super gruppo’ bancario, un problema per la concorrenza nel mercato unico. In Commissione non hanno mai scartato l’idea di spezzettare l’istituto senese, possibilità che invece in Italia non ha mai preso corpo per via dell’interesse di parte della politica, Pd e non solo, a non rescindere il legame del Monte con la città di riferimento, Siena.

“Ora il Governo deve cercare soluzioni alternative di mercato per garantire al meglio il futuro del gruppo bancario di Siena”, sottolineano in una nota congiunta il responsabile Economia nella segreteria del Pd, Antonio Misiani, e l’eurodeputata Simona Bonafè, segretaria regionale del Pd in Toscana. “Auspichiamo che il Governo concordi con la Commissione Ue un rinvio della scadenza per la fuoriuscita dello Stato dal capitale sociale di Mps, mettendo in campo tutte le iniziative utili a perseguire il rafforzamento della banca e del sistema creditizio italiano nel suo complesso”, aggiungono.

“Evitare la svendita di Mps, mantenendone lo storico marchio è un obiettivo realistico, da inseguire facendo spendere allo Stato sicuramente meno dei 6 o 7 miliardi che pretendeva Unicredit – dice l’eurodeputata della Lega Susanna Ceccardi – Credo che, con cauto ottimismo, ci si possa aspettare una proroga da parte dell’Europa, dei tempi di uscita dello Stato da Mps”.

Ora, negli uffici della commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager, attendono le nuove determinazioni del governo, senza pressing effettivo, ma con l’agio che caratterizza i rapporti tra Roma e Bruxelles da quando a Palazzo Chigi c’è Mario Draghi. In attesa di varare il nuovo piano industriale e sperare nell’ok di Bruxelles, Mps fa sapere che la trimestrale di prossima presentazione è “molto buona”, la migliore di quest’anno, in grado di far lievitare in maniera consistente i 202 milioni di euro di profitti conseguiti a giugno. I conti, viene riferito, mostreranno anche “un miglioramento della situazione di capitale”, con una riduzione del deficit atteso a giugno 2022 rispetto al mezzo miliardo stimato ad agosto, a conferma dei progressi messi a segno dalla banca, che meno di un anno fa prevedeva uno shortfall di 1,5 miliardi.

Negli ultimi stress test dell’Eba (European Bank Authority), Monte dei Paschi figura come la peggior banca d’Europa, nonostante l’operazione di ripulitura da crediti deteriorati e rischi legali avviata dal governo. Per acquisirla, Unicredit pretendeva dallo Stato – cioè dai contribuenti – un aumento di capitale sociale di 7 miliardi di euro. Dopo aver detto di no, il Mef però dovrà comunque trovare 2-2,5 miliardi per aumentare il capitale sociale. Se lo aspettano anche gli analisti Morgan Stanley commentando la fine delle trattative con Unicredit. Anche loro confidano in una “proroga” da parte di Bruxelles “per la vendita di Mps”, nel frattempo, dicono, l’istituto senese deve adottare “misure per affrontare i suoi problemi e cioè i rischi legali, il capitale e gli alti costi” andando “avanti con l’aumento di capitale da 2-2,5 miliardi di euro”.

Proroga sarà, evidentemente. Del resto, anche Bruxelles è costretta a maneggiare con cura il nuovo capitolo Mps, malgrado il Next Generation Eu imponga agli Stati di mettere in ordine il settore bancario, affaticato dalla pandemia per l’aumento dei crediti deteriorati (Npl).

A Palazzo Berlaymont la cautela è d’obbligo (o lo sarebbe) almeno dalla sentenza della Corte di giustizia Ue, che nel 2019 ha bocciato la decisione della Commissione Europea sul caso Tercas, la Cassa di risparmio di Teramo acquisita dalla Popolare di Bari nel 2013 con l’aiuto di un Fondo Interbancario di tutela dei depositi. Per Bruxelles era aiuto di Stato illegittimo. Per la Corte di Lussemburgo no, si poteva fare. Peccato che negli anni successivi il caso Tercas abbia portato alla normativa sul ‘bail in’, vietando allo Stato di intervenire su casi come Banca Etruria, con ‘morti e feriti’ tra gli obbligazionisti e massicce contestazioni che fecero da miccia ai movimenti anti-europeisti e populisti.

Intanto, chiusura in rosso per Unicredit e Mps a Piazza Affari dopo la rottura delle trattative fra la banca milanese e il Mef. L’istituto guidato da Orcel ha chiuso le contrattazioni in ribasso dell′1,72%, dopo qualche rialzo di giornata, mentre Mps ha lasciato sul terreno il 2,38%, recuperando buona parte delle perdite dell’apertura, quando aveva sfondato il -11% teorico.

(Huffpost)

 

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