29 Marzo, 2024
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Allarme badanti, colf e baby sitter: fino a 1 milione sono senza vaccino e senza Green Pass

Zini (Assindatcolf) all’HuffPost: “Dal 15 ottobre, richiamo un’ondata di licenziamenti”.

 

Potrebbero essere un milione. Si tratta dei lavoratori domestici non vaccinati contro il Covid, e dunque senza Green Pass, impiegati presso le famiglie italiane. A lanciare l’allarme sono le associazioni dei datori di lavoro domestico, le stesse che nei mesi scorsi avevano chiesto al Governo di intervenire, prima per facilitare l’accesso alla vaccinazione di badanti, colf e baby sitter, e poi per introdurre anche per loro l’obbligo del pass sulla falsariga di quanto previsto per operatori sanitari e delle Rsa.

Ora l’auspicio è realtà, ma le vaccinazioni languono. Per l’associazione datoriale Domina i lavoratori domestici non ancora vaccinati sono circa 600 mila, mentre per Assindatcolf (Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico), la cifre sono ancora più alte: la platea dei non vaccinati potrebbe corrispondere al 50 per cento del totale (in Italia i lavoratori sono circa 2 milioni, ndr). “Alcune interviste condotte nel mese di giugno suggerivano addirittura che soltanto 600 mila lavoratori del settore erano vaccinati. Il fatto che il problema sia molto diffuso è dimostrato dalle sempre più numerose richieste di assistenza che riceviamo dai nostri associati, alla ricerca di informazioni sui comportamenti da adottare coi collaboratori sprovvisti di Green pass. Credo che la stima di 1 milione di non immunizzati sia più che verosimile”, dice all’HuffPost Andrea Zini, presidente di Assindatcolf.

Zini prosegue sottolineando che “l’obiettivo dovrebbe essere quello di arrivare al 100 per cento dei vaccinati onde evitare un’ondata di cessazioni dei rapporti di lavoro dal 15 ottobre. Noi di Assindatcolf siamo favorevoli al provvedimento del Governo e riteniamo che i lavoratori del settore debbano considerare seriamente gli effetti della scelta di una mancata vaccinazione. Inoltre, solo col Green pass possiamo tutelare veramente le persone fragili, la casa, la famiglia ed i lavoratori stessi”.

A rigor di legge, il controllo della certificazione spetterà al datore di lavoro: in caso di inadempienza, è prevista una multa da 400 a 1000 euro. Per il lavoratore la sanzione è più alta e va da 600 a 1500 euro. Qui emerge il nodo controlli: soprattutto gli anziani potrebbero riscontrare difficoltà nell’uso dell’applicazione VerificaC19 per la scannerizzare del codice Qr sul Green Pass. La soluzione potrebbe essere il certificato cartaceo, anche se un documento stampato è sempre più facile da falsificare, soprattutto agli occhi delle persone meno giovani. Il consiglio delle associazioni è quello di controllare il termine di validità, indicato sull’ultima riga del certificato.

Accanto a badanti, colf e baby sitter non immunizzati, un’altra buona percentuale è costituita da persone vaccinate nei Paesi d’origine (per esempio: Romania, Ucraina, Moldavia, Filippine) con preparati come il russo Sputnik o il cinese Sinovac, che non sono riconosciuti dall’Ema e quindi non danno accesso al Green Pass. Il problema dei vaccinati all’estero è stato risolto solo parzialmente da una circolare appena emanata dal Ministero della Salute, che riconosce ai fini del Green pass altri tre vaccini somministrati dalle autorità sanitarie nazionali competenti estere, prodotti su licenza di AstraZeneca: Covishield (Serum Institute of India); R-CoVI (R-Pharm); Covid-19 vaccine-recombinant (Fiocruz).

“Eravamo in attesa di una risposta da parte del Ministero della Salute, ma purtroppo quella arrivata attraverso questa circolare lascia fuori i tanti lavoratori vaccinati con Sputnik e Sinovac. Oltretutto per una famiglia sarebbe ingiusto dover licenziare un collaboratore che di fatto è vaccinato, ma non può comunque ottenere la certificazione verde. Non si parla di sdoganare l’uso di questi vaccini nel nostro Paese, ma semplicemente di riconoscere la loro validità per l’accesso al Green pass da parte di persone che devono poter lavorare”, fa notare Zini di Assindatcolf.

Non manca il capitolo lavoro nero. L’istituzione del Green Pass per i lavoratori domestici potrebbe anche fare emergere rapporti irregolari, che in Italia costituiscono oltre la metà del totale. Durante la prima ondata della pandemia, per esempio, casi di lavoro nero erano stati scoperti durante i controlli delle autocertificazioni usate dai lavoratori per gli spostamenti: fenomeno registrato dall’ultimo Osservatorio sui lavoratori domestici pubblicato dall’Inps. Complessivamente, si stima che su circa 2 milioni e 100 mila collaboratori domestici solo poco più di 900 mila siano noti all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.

Mentre la dead line del 15 ottobre si avvicina, le Regioni vengono incontro a famiglie datrici di lavoro e collaboratori domestici attraverso l’organizzazione di Open day. Porte aperte a Roma (presso gli hub La Vela, Nuvola e Stazione Termini) ieri, giovedì 23, e domenica 26 settembre per accogliere, senza prenotazione, badanti, colf e baby sitter che ancora non hanno avuto accesso alla vaccinazione. Basta presentarsi con la tessera sanitaria.

Prima ancora che il governo estendesse l’obbligo di certificazione verde, la scelta di dedicare Open day vaccinali ai lavoratori domestici era stata presa da diversi enti regionali. A fine agosto, per esempio, la Usl 3 del Veneto aveva indetto quattro giornate per le badanti italiane e straniere impiegate, anche senza contratto, sul territorio. Prima ancora, nel mese di luglio, Inail e Regione Piemonte avevano organizzato una serie di giornate vaccinali aperte per specifiche categorie di lavoratori, tra cui colf e badanti dipendenti da privati.

Sul suo sito, Assindatcolf ha pubblicato una serie di Faq per rispondere ai dubbi dei datori di lavoro sul tema Green pass e lavoro domestico.

(Huffpost)

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