20 Aprile, 2024
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Il messaggio di Prodi a Letta: “Se ha una proposta forte, poi le correnti si adattano”

Il padre dell’Ulivo indica al segretario del Pd una direzione di marcia e dice che ha bisogno di avere un messaggio che faccia convergere le diverse anime del partito.

 

“Se c’è una proposta forte verso il popolo, gli elettori, poi le correnti si adattano”. Romano Prodi manda questo messaggio a Enrico Letta perchè riesca a giocare da ‘federatore’ della sinistra. Ospite di Mezz’ora in più su Rai3, anche per presentare il suo libro ‘Strana vita, la mia’, il padre dell’Ulivo indica a Letta una direzione di marcia e dice che “ha bisogno di avere un messaggio, penso sui temi sociali ed economici, che interpreti il momento e faccia convergere, saltando – ribadisce – le differenti correnti del partito”.

Non che sia la prima volta che arriva questo consiglio visto che, rivela lo stesso Prodi, “con Letta ci siamo sentiti parecchie volte”: “Insomma… era il mio Sottosegretario, quando uno mette come Sottosegretario un ragazzo come allora era Letta, vuole dire che si fida”, chiosa l’ex presidente del Consiglio.

E allora “il consiglio principale è quello che ci vuole una cosa, sul lavoro, sulla crescita, su come riorganizzare la societa’ nel post pandemia, che acquisti fascino anche fuori”, anche perchè che il programma attuale dem sia troppo ristretto “gliel’ho detto”, conferma Prodi. “Giustamente, ritiene cosi’ importanti i diritti individuali ma – avverte ancora il Professore – non bastano. Adesso bisogna coinvolgere la gente”.

“Questo governo, in fondo, ha creato l’ottimismo in cui è posscibile lanciare il messaggio ‘ce la facciamo’ e visto che le cose vanno relativamente un po’ meglio – osserva sempre l’ex presidente del Consiglio – le speranze di un Paese sono un frutto delicato e se un partito esce con la proposta che renda questa speranza uno strumento di ascesa duratura, è imprtantissimo”. Tenendo a mente – e qui Prodi raccoglie la provocazione ironica di Lucia Annunziata sul programma monstre (281 pagine) del 2006 – che “il Paese è complicato e un programma di 88 punti è meglio di un tweet”.

(Agi)

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