20 Aprile, 2024
spot_imgspot_img

E Giorgia Meloni non cresce più

Sondaggi in stallo. Per Ventura e Cerasa ha esaurito il bacino elettorale da cui pescare. Buttafuoco controcorrente.

 

Sempre al primo posto, ma in stallo. O, forse, con lievissime oscillazioni al ribasso. Gli ultimi sondaggi dipingono così il partito di Giorgia Meloni. Secondo la supermedia settimanale elaborata da YouTrend per Agi, Fratelli d’Italia ha perso lo 0,4%, attestandosi al 20,3%. Sempre sul podio, sempre sopra la Lega, ma con un accenno di flessione. L’ultima rilevazione Swg, invece, dà il partito di opposizione stabile rispetto alla settimana precedente. Che sia l’inizio di una discesa o, semplicemente, la conferma di un consenso che si è consolidato? E, soprattutto, le posizioni prese da Giorgia Meloni – apertamente contro il green pass, con qualche occhiolino verso i no vax – giocheranno a suo favore, in prospettiva futura, o saranno un boomerang?

Lasciando un attimo da parte le elezioni – il 2023 è lontano – l’immediato va analizzato anche guardando allo stato di salute degli altri partiti. Lega in primis, dalla quale Fd’I ha rosicchiato più di qualche consenso. “Al di là dei singoli sondaggi che possono dire poco – spiega all’Huffpost Sofia Ventura, politologa e docente all’Università di Bologna – possiamo sicuramente registrare un elemento: il partito di Giorgia Meloni è stabile da parecchie settimane e per cambiare questa tendenza dovrebbe accadere qualcosa, qualche sconvolgimento”. Che, però, all’orizzonte non si vede. Così come difficile è immaginare che il consenso per la Meloni possa salire ancora: “Possiamo ipotizzare – continua Ventura – che Fd’I abbia raggiunto il proprio potenziale di voto. Giunti a questo livello, che comunque non è un risultato da poco, è chiaro che ci siano difficoltà ad andare oltre. Una parte dei consensi acquisiti di recente viene dalla Lega e, in misura minore, da M5s e Forza Italia. Evidentemente questa porzione di elettorato è finita”.

L’altra parte dei novelli sostenitori di Giorgia Meloni è da ricercare, però, altrove. Le esternazioni sui vaccini e sul green pass, continua la politologa, “le hanno permesso un’ulteriore avanzata. Possiamo dire con una campagna netta, sistematica, abile, su questi temi, ha raschiato il fondo di quel barile, facendo spostare dalla sua parte molti no vax e no green pass. Ma evidentemente anche quella spinta si sta esaurendo”.

L’elettorato della Meloni, è sempre bene ricordarlo, non è certamente composto da soli scettici nei confronti del vaccino. E, proprio per questo, sottolinea Ventura, il suo atteggiamento “potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, facendo allontanare alcuni sostenitori”. Non certamente quelli che si identificano nella destra radicale, perché legati a valori di cui comunque Fd’I continua a sventolare la bandiera, ma di chi, pur votando a destra “non ha radici e quindi potrebbe essere infastidito da certe posizioni”. Ma parliamo, comunque, di cifre residuali: “Da qui al 2023 potrebbe succedere di tutto, ma io credo che confermerà la sua forza elettorale. Non perderà l’elettorato acquisito”. Anche quello più vicino a posizioni complottiste sul virus.

Il consenso che si è creato, e compattato, intorno a Giorgia Meloni non è da cercare nelle posizioni assunte in merito al Covid – “perché la pandemia passa” – secondo lo scrittore Pietrangelo Buttafuoco: “Il vero sondaggio da cosa è stato dato? Dalle vendite del suo libro. Dalla gente che, materialmente, ha messo mano al portafoglio per vedere cosa aveva scritto”, dice ad Huffpost. Lo scrittore è convinto che le basi del seguito che ha la leader del partito di opposizione siano ben solide. E che vadano decisamente oltre il particolare momento storico che stiamo vivendo: ”È riduttivo parlare di vicinanza a ‘posizioni no vax’ – incalza – perché servono solo a criminalizzare e  e ridicolizzare l’interlocutore. Ed è penoso il fatto che in Italia parliamo ancora solo di pandemia, siamo in un’orgia burocratica, mentre gli altri Stati si impegnano nei laboratori per fare i vaccini. La politica sarà giudicata dai risultati, oltre e dopo il Covid. La vera leadership guarda a ciò che accade a livello internazionale e si interroga su quanto il mondo sia cambiato”. E, per Buttafuoco, Meloni è all’altezza di questa sfida: “Il suo partito ha superato la fase adolescenziale di Alleanza Nazionale ed è espressione di un mondo (vedi l’alleanza Usa, Gran Bretagna, Australia) che sa interrogarsi sui come si sposta l’asse del mondo, su quale sia l’idea di Occidente”.

Secondo lo scrittore, insomma, la leader di Fratelli d’Italia viaggia con il vento a favore. E nessuna indicazione potrà essere tratta dal risultato che il centrodestra avrà alle votazioni di ottobre. Non la pensa così, invece, Claudio Cerasa, direttore del Foglio: “Credo che Giorgia Meloni, così come Matteo Salvini, avranno delusioni alle amministrative. Nel lungo periodo non paga la strategia anti Draghi”. E poco importa se Fratelli d’Italia ha dalla sua chi non condivide le politiche del governo sul Covid, perché “si tratta di una piccola parte di elettori”. Il giudizio del giornalista sul partito di opposizione è netto: “In un momento in cui l’Italia va verso la crescita, esporsi contro il governo Draghi significa essere disposti a diventare impopolari. E, peggio, venire considerati un riferimento per i no vax significa condannarsi all’irrilevanza”. Cerasa immagina per Meloni “un futuro poco roseo”. Che, a suo parere, condividerà con quello che nei fatti è il suo rivale leghista: “Entrambi si troveranno di fronte al fatto che per loro il meglio è passato. Per Salvini forse un po’ di più”.

Saranno anche avversari nei sondaggi – oltre ad aver preso strade diverse in relazione al governo Draghi – ma il segretario del Carroccio e la leader di Fd’I sono alleati, insieme con Forza Italia, alle elezioni. E le prossime politiche, seppur lontane, saranno una sfida. Più per gli equilibri interni che per il risultato finale: “Se dovesse vincere la coalizione di centrodestra – spiega ancora Sofia Ventura – si porrà il problema della premiership. E non sono così sicura che la Lega sia disponibile a lasciarla alla Meloni”. Per Buttafuoco il problema, addirittura, non si porrà: “Al di là della propaganda, la politica guarda alla concretezza. I leader del centrodestra sanno che, una volta vinte le elezioni, litigare, arrivare a un Papeete bis, non gioverebbe a loro favore. Non credo che saranno disposti a offrirsi a colpi di scena banali. Piuttosto, mi auguro che siano sufficientemente cinici”.

(Huffpost)

Ultimi articoli