19 Aprile, 2024
spot_imgspot_img

Patto di stabilità, anche Dombrovskis con Gentiloni: parliamone

All’Eurogruppo in Slovenia muro dei frugali, ma l’orientamento della Commissione è deciso: dibattito al via tra 15 giorni, gestire il debito senza ammazzare la crescita

 

“Signora Lagarde, commissario Gentiloni: qual è dunque a vostro avviso la soglia sostenibile del debito in Europa? Ormai 100 invece che 60 per cento del pil?”. La domanda appuntita dell’inviato di Deutsche Welle alla conferenza stampa dell’Eurogruppo informale riunito a Kranj in Slovenia, presidente di turno dell’Ue, semina il gelo in sala. La governatrice della Bce è in evidente imbarazzo. La ‘salva’ Paolo Gentiloni, che sentendosi chiamato in causa in qualità di italiano più che di commissario europeo all’economia, prende la parola sostenendo la necessità di “gestire la nuova situazione” del debito pubblico, aumentato in tutti gli Stati per far fronte alla crisi da covid, senza ammazzare la crescita. D’accordo con lui persino il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, il ‘falco’ dell’austerity in epoca pre-pandemica.

“Regolarmente valutiamo la sostenibilità dei debiti pubblici – dice Gentiloni – e questo dipende non solo dalle soglie dalle cifre, ma anche dalla situazione generale, dai tassi d’interesse e altre condizioni. Abbiamo norme comuni nell’Unione e non dipende dalla Commissione cambiare le regole contenute nei trattati”, ma l’esecutivo Ue “deve riflettere su come comportarsi di fronte alla realtà. Dopo la pandemia e con la transizione verde di fronte a noi, dobbiamo riflettere sul modo migliore per avere una crescita persistente e sostenibile”.

Lagarde ritrova la parola: “Bisogna chiedersi anche a cosa serve il debito”, dice, alludendo alla attuale necessità per gli Stati di accumularlo per favorire la crescita.

Il canovaccio è il solito degli ultimi anni: il nord dell’Europa cosiddetta ‘frugale’ contro il sud più bisognoso di investimenti per agganciare la ripresa, più una Bce che strizza l’occhio più a meridione che a settentrione per la stabilità di tutta la zona euro. Con queste posizioni di partenza, tra 15 giorni, quando la Commissione Europea rilancerà la consultazione pubblica sulle regole fiscali, partirà la lunga discussione su cosa fare del Patto di stabilità e crescita, sospeso l’anno scorso per pandemia fino alla fine del 2022.

La domanda del giornalista tedesco, che non a caso fa riferimento al 100 per cento di media attuale del debito pubblico tra i paesi Ue usata da Gentiloni per sostenere la sua tesi, è eloquente sul sentimento prevalente nell’opinione pubblica in Germania e nei paesi del nord. Non a caso, come anticipato ieri da Huffpost, i ministri finanziari di Austria, Olanda, Danimarca, Svezia, Finlandia, Lettonia, Slovacchia e Repubblica Ceca si presentano alle riunioni di Eurogruppo ed Ecofin, ospitate in Slovenia dalla presidenza di turno dell’Ue, con un documento che fissa i paletti dei frugali: no alla revisione delle regole sulle soglie massime consentite per deficit (3 per cento del pil) e debito (60 per cento). Per il resto, si può discutere ma non va trovata una soluzione a tutti i costi prima che il Patto torni in vigore nel 2023 perché, scrivono, “la qualità è più importante della velocità”.

“Certo, la qualità è più importante della velocità – acconsente Gentiloni – a patto che noi troviamo i modi per gestire la situazione senza limitarci ad aspettare la riattivazione della clausola di salvaguardia”, che ha sospeso il Patto l’anno scorso. “Ci sono tanti modi” per farlo. “Tra 15 giorni rilanceremo la consultazione pubblica, sappiamo che bisogna cercare il consenso ma guardando al futuro non al passato: questo non è un altro inizio della discussione di 10 anni fa”, quando le politiche di austerity erano totem intoccabile in Europa, tanto da stritolare la Grecia. Prima della fine dell’anno prossimo, troveremo il modo di gestire il problema”.

Tradotto: è evidente che se gli Stati non raggiungeranno un accordo, sarà la Commissione a individuare le forme di flessibilità necessaria per consentire un percorso di riduzione del debito che non ammazzi la ripresa ritrovata dopo la pandemia. Lo lascia intuire persino il vicepresidente della squadra von der Leyen, Valdis Dombrovskis, ’falco’ dell’austerity negli anni pre-covid.

La Commissione Europea intende “riavviare” la consultazione pubblica sulle regole Ue di bilancio, perché “alcuni difetti identificati prima della crisi della Covid-19 ora sono diventati ancora più pronunciati – dice Dombrovskis – Dobbiamo avere un percorso di riduzione del debito che sia realistico per tutti gli Stati membri”. “Dobbiamo bilanciare la sostenibilità di bilancio con il bisogno di sostenere la ripresa economica”, continua Dombrovskis, costruendo “un accordo consensuale su dove vogliamo che ‘atterrino’ le regole di bilancio, per finire in una posizione migliore di quella in cui siamo ora” e non solo finire a discutere “in maniera divisiva”.

Il ministro italiano Daniele Franco preferisce il silenzio stampa. Il suo collega francese Bruno Le Maire invece dà battaglia pubblicamente.

In Europa “dobbiamo tornare a finanze pubbliche solide, ma serve un ritorno progressivo. Non dobbiamo uccidere la crescita”, dice il ministro dell’Economia francese. “Se vogliamo avere un’Eurozona – continua Le Maire – servono regole comuni e bisogna tornare, progressivamente, a conti pubblici solidi. È esattamente quello che stiamo facendo ora in Francia: ridurremo il debito dal 116% del Pil nel 2021 al 114% nel 2022 e il deficit dal 9% a circa il 5%. Siamo chiaramente – conclude – sul percorso verso conti pubblici solidi”.

La consultazione pubblica sulle regole fiscali partirà dopo le elezioni tedesche del 26 settembre. Ma entrerà nel vivo solo dopo che la Germania avrà un nuovo governo in carica. In Slovenia, il ministro tedesco Olaf Scholz non si sbilancia, osservando la cautela d’obbligo al ruolo principale che attualmente ricopre: il candidato cancelliere della Spd in vantaggio nei sondaggi sul candidato di Angela Merkel, Armin Laschet.

(Huffpost)

Ultimi articoli