19 Aprile, 2024
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Il Belgio chiude le centrali nucleari, ma le rimpiazza con quelle a gas

Bruxelles vuole spegnere i reattori nel 2025, ma le sole fonti rinnovabili non sono sufficienti a garantire sicurezza energetica al Paese.

 

L’addio del Belgio all’energia nucleare rischia di avere un impatto ambientate ben più pesante di quello stimato finora. Il Paese che promette da oltre vent’anni di spegnere i reattori (la prima dichiarazione politica in questo senso risale al 1999, quando al governo c’era il liberale Guy Verhofstadt), ha annunciato che abbandonerà una volta per tutte la produzione di energia nucleare nel 2025. E anche se l’esecutivo punta allo sviluppo di fonti rinnovabili verdi, come l’eolico e il solare, a garantire la sicurezza energetica del Paese – almeno nel breve periodo – sarà il gas. Una fonte tutt’altro che sostenibile.

A convincere l’attuale governo a escludere ogni ipotesi di mantenimento in funzione delle centrali nucleari sono i fondi europei che Bruxelles assegnerà alle alternative ai reattori, comprese quelle più controverse. “È paradossale costruire centrali inquinanti” per sostituire quelle nucleari, ha ammesso Jean-Marc Nollet, copresidente del partito ambientalista Ecolo. Tuttavia, ha garantito l’ecologista, “non stiamo sostituendo il nucleare con il gas”. L’obiettivo “precisato nell’accordo del governo” è bensì quello di “sostituire il nucleare con energia rinnovabile, 100% rinnovabile”.

Nollet ha spiegato che a causa “del ritardo accumulato dai governi dal 2003 in poi, c’è bisogno di ricorrere ad alcune centrali elettriche a gas” che saranno sostenute “con il sistema Ets” per lo scambio di quote di emissione nell’Ue che permetterà “alle centrali elettriche ultramoderne che andremo ad installare in Belgio di passare molto velocemente dal gas naturale a quello ‘verde’ o all’idrogeno” quindi alle alternative non inquinanti.

Anche i fondi di Recovery potranno essere investiti nella transizione del Belgio dall’energia nucleare alle fonti più sostenibili. “Nessun tipo di investimento per l’energia nucleare può essere finanziato con i fondi di Recovery”, ha ricordato questa mattina il commissario europeo al Bilancio, Johannes Hahn. “Mentre il gas – ha aggiunto – è idoneo solo a certe condizioni”, come “per mettere a disposizione una fonte energetica di transizione”. Un progetto coerente con quanto affermato dal governo belga, che promette di utilizzare il gas naturale solo fino a quando non entreranno in funzione le centrali capaci di produrre energia pulita.

Tra le scommesse dell’esecutivo di Bruxelles c’è quella dell’isola energetica da costruire nel Mare del Nord. “Costruiremo un’isola energetica multifunzionale che collegherà le nostre turbine eoliche, ma consentirà anche lo stoccaggio e la produzione di idrogeno verde”, ha annunciato la ministra all’Energia Tinne Van de Straeten. “Ci sono molti investimenti da fare in campo energetico – ha ammesso la ministra – ma queste risorse pubbliche (come i fondi europei, ndr) daranno quella piccola spinta per far sì che gli investimenti si moltiplichino e portino a risultati concreti”.

 

Esponente del partito ambientalista fiammingo Groen, Van de Straeten nelle ultime settimane ha dovuto resistere alle pressioni della lobby del nucleare che chiedeva non solo il rinvio dello spegnimento delle centrali, ma addirittura l’ampliamento di due reattori per garantire al Paese la sicurezza energetica necessaria per affrontare la transizione verso le alternative green. Una conferma che quello belga è una caso destinato a fare scuola su come sia difficile abbandonare il nucleare dopo averlo sviluppato e foraggiato per decenni.

(RomaToday)

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