20 Aprile, 2024
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Ita ha cominciato a vendere i biglietti aerei, ma i sindacati sono in rivolta

L’avvio degli incontri tra la nuova compagnia aerea Ita e i sindacati è tutto in salita. Cgil Cisl Uil e Usb parlano di “alcuni fatti politici di enorme rilievo e con ricadute terribili oggi sul personale Alitalia”

È scattato l’atteso avvio della vendita dei biglietti aerei da parte di Ita, primo step concreto della nuova compagnia, che inizierà a volare dal 15 ottobre. Per l’acquisto dei biglietti è attivo il sito www.itaspa.com.

Ita ha anche avviato la campagna di raccolta di candidature per le figure professionali da inserire successivamente nelle aree operative di volo e di terra e in quelle di staff. Il processo di raccolta delle candidature avviene online, attraverso l’ausilio di piattaforme digitali innovative, in linea – come già sottolineato in precedenza – con “i valori e la strategia” della compagnia, che punta sulla digitalizzazione dei processi aziendali “per sviluppare un’organizzazione flessibile e snella“.

Ma l’avvio degli incontri tra la nuova compagnia aerea Ita e i sindacati è tutti in salita. Cgil Cisl Uil e Usb parlano di “alcuni fatti politici di enorme rilievo e con ricadute terribili oggi sul personale Alitalia (o meglio ex Alitalia) e a breve, se non verranno fermati, su milioni di lavoratori italiani”.

“C’è stato un primo confronto con i vertici di Ita, abbiamo acquisito le prime anticipazioni sullo scenario. Per noi diventa urgente salvaguardare i posti di lavoro, le professionalità, le competenze. La nuova società deve restare nel perimetro del Contratto nazionale di lavoro” ha detto Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, sottolineando la necessità che il governo faccia un “passo in avanti per avviare un confronto”.

Secondo l’Unione sindacale di base (Usb), il punto politico principale “è che una compagnia a capitale completamente pubblico si sganci dal contratto di settore Assoaereo, come fece la Fiat quando uscì da Confindustria, decidendo quindi di avere mano libera su tutto: dalla gestione dei licenziamenti, al nuovo contratto collettivo di lavoro, alle politiche aziendali, senza alcun laccio e lacciuolo che la leghi al rispetto perlomeno di quei diritti e quelle conquiste acquisite negli anni dai lavoratori del settore”.

E insiste: “Così un’azienda pubblica apre la strada al nuovo modello industriale basato sulla macelleria sociale”.  “È evidente – spiega l’Usb – come una tale scelta stia maturando dentro un quadro economico e politico dettato da quella dottrina europea, oggi sdoganata da Draghi, che vuole lo Stato impegnato a favorire unicamente la crescita dei ‘campioni’ industriali e contemporaneamente determinato ad abbandonare quelle aziende non ritenute tali o che sono su mercati appetibili – cioè possibile merce di scambio a livello europeo – che quindi per definizione non hanno titolo a essere sostenute. Il paradosso, ma non lo è poi tanto in questa ottica, è che sia proprio una azienda oggi tutta pubblica a mettere in atto processi che, cosi’ come sono stati annunciati, non possono che portare alla definitiva conclusione della gestione pubblica del trasporto aereo nel Paese, anche facendo vera macelleria sociale di chi nel settore lavora”.

(Agi)

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