29 Marzo, 2024
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Clima, nuovo rapporto Ipcc: codice rosso per l’umanità

A causa delle attività umane la crisi climatica ha già toccato quota +1,09°C. Le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono le più alte degli ultimi 2 milioni di anni

Presentando l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha detto che «l’odierno IPCC Working Group 1 Report è un codice rosso per l’umanità. I ​​campanelli d’allarme sono assordanti e le prove sono inconfutabili. La soglia del riscaldamento globale concordata a livello internazionale di 1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali è pericolosamente vicina. Siamo a rischio imminente di raggiungere gli 1,5 gradi nel breve termine. L’unico modo per evitare di superare questa soglia è quello di intensificare urgentemente i nostri sforzi e proseguendo sulla strada più ambiziosa. Per mantenere in vita gli 1,5° C, dobbiamo agire con decisione ora».

Nella sua dettagliata relazione sul rapporto, il capo dell’Onu ha fatto notare che «le soluzioni sono chiare: economie inclusive e verdi, maggiore prosperità, aria più pulita e una salute migliore sono possibili per tutti, se rispondiamo a questa crisi con solidarietà e coraggio. In vista della cruciale conferenza sul clima COP26 a Glasgow a novembre, tutte le nazioni – in particolare le economie avanzate del G20 – devono unirsi alla  net zero emissions coaltion e rafforzare le loro promesse di rallentare e invertire il riscaldamento globale con credibilità e concretezza, e maggiori Nationally Determined Contributions  (NDC) che stabiliscano step dettagliati».

L’imponente lavoro dell’IPCC documenta che la temperatura media globale del pianeta nel decennio 2011-2020 è stata di 1,09°C superiore a quella del periodo 1850-1900, un picco arrivato a valle di numerosi quanto preoccupanti record: nel 2019 le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono state le più alte degli ultimi 2 milioni di anni e quelle degli altri principali gas serra (metano e biossido di azoto) le più elevate degli ultimi 800.000 anni; negli ultimi 50 anni la temperatura della Terra è cresciuta a una velocità che non ha uguali negli ultimi 2.000 anni; l’aumento medio del livello del mare è cresciuto a una velocità mai vista negli ultimi 3.000 anni, arrivando a +20 cm rispetto al 1901. In ogni scenario esplorato dagli scienziati IPCC la temperatura media globale aumenterà almeno fino a metà secolo, ma – nello scenario migliore, quello con azzeramento emissioni climalteranti nette entro il 2050 – si potrebbe ancora contenere l’aumento delle temperature entro i +2°C.

Complessivamente, nell’attesissimo Sixth Assessment Report IPCC, 234 scienziati di 66 Paesi rilevano cambiamenti nel clima della Terra in ogni regione e in tutto il sistema climatico e sottolineano che «molti di questi cambiamenti sono senza precedenti in migliaia, se non centinaia di migliaia di anni, e alcuni tra quelli che sono già in atto – come il continuo aumento del livello del mare – sono irreversibili in centinaia o migliaia di anni. Tuttavia, forti e costanti riduzioni di emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra limiterebbero i cambiamenti climatici. Se, da una parte, grazie a queste riduzioni, benefici per la qualità dell’aria sarebbero rapidamente acquisiti, dall’altra, potrebbero essere necessari 20-30 anni per vedere le temperature globali stabilizzarsi».

L’IPCC Working Group 1 Report “Climate Change 2021: The Physical Science” è stato approvato il 6 agosto da 195 governi membri dell’Ipcc al termine di una sessione iniziata il 26 luglio ed è la prima parte del Sesto Rapporto di Valutazione (AR6) dell’IPCC, che sarà completato nel 2022.

Il presidente dell’IPCC, Hoesung Lee, ha evidenziato che «questo rapporto riflette sforzi straordinari in circostanze eccezionali. Le innovazioni contenute in questo rapporto e i progressi nella scienza del clima che esso riflette, forniscono un contributo inestimabile ai negoziati sul clima e ai processi decisionali».

Il rapporto presentato oggi dall’IPCC non affronta gli impatti della crisi climatica sugli esseri umani, né i modi per mitigare il riscaldamento del pianeta e i suoi impatti, poiché questi argomenti saranno affrontati nelle restanti tre parti del sesto rapporto di valutazione, che dovrebbe essere completato e pubblicato il prossimo anno.

Il focal point for Italy dell’IPCC fa un sunto dei principali temi del rapporto:

Riscaldamento più veloce. Il rapporto fornisce nuove stime sulle possibilità di superare il livello di riscaldamento globale di 1,5°C nei prossimi decenni. A meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, vi si legge, limitare il riscaldamento a circa 1,5°C o addirittura 2°C sarà un obiettivo fuori da ogni portata.

Il rapporto mostra che le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane sono responsabili di circa 1,1°C di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900. Mediamente nei prossimi 20 anni, secondo il rapporto, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5°C di riscaldamento. Questa valutazione si basa sulle serie di dati osservati utilizzate per valutare il riscaldamento avvenuto nel passato. Queste serie di dati sono migliorate rispetto alle analisi precedenti. Allo stesso tempo, il rapporto si basa sui più recenti avanzamenti scientifici nella comprensione delle risposte del sistema climatico alle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane.

Per la  climatologa francese Valérie Masson-Delmotte, direttrice di ricerca del Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives e copresidente dell’IPCC Working Group 1 dal 2015, «questo rapporto è un riscontro oggettivo (reality-check). Ora abbiamo un quadro molto più chiaro del clima passato, presente e futuro, che è essenziale per capire dove siamo diretti, cosa si può fare e come ci possiamo preparare».

Ogni regione del pianeta affronta cambiamenti che stanno crescendo. Molte caratteristiche dei cambiamenti climatici dipendono direttamente dal livello di riscaldamento globale, ma ciò che le persone vivono in prima persona in diverse aree del pianeta è spesso molto diverso dalla media globale. Per esempio, il riscaldamento sulla superfice terrestre è più elevato rispetto alla media globale, nell’Artico è più del doppio.

«I cambiamenti climatici stanno già influenzando ogni regione della Terra, in molteplici modi. I cambiamenti che stiamo vivendo aumenteranno con un ulteriore incremento del riscaldamento», ha detto il co-presidente del Gruppo di Lavoro I dell’IPCC, Panmao Zhai.

Dalle analisi del rapporto emerge che nei prossimi decenni un aumento dei cambiamenti climatici è atteso in tutte le regioni. Con 1,5°C di riscaldamento globale, ci si attende un incremento del numero di ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Con un riscaldamento globale di 2°C, gli estremi di calore raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute.

Ma la temperatura non è l’unico elemento in gioco. I cambiamenti climatici stanno portando molti cambiamenti in diverse regioni, e tutti aumenteranno con un ulteriore riscaldamento. Questi includono cambiamenti nei valori dell’umidità, nei venti, nella neve e nel ghiaccio, nelle aree costiere e negli oceani.

Per esempio: I cambiamenti climatici stanno intensificando il ciclo dell’acqua. Questo porta, in alcune regioni, piogge più intense e inondazioni ad esse associate, in molte altre regioni porta a siccità più intense. I cambiamenti climatici stanno influenzando gli andamenti delle precipitazioni. Alle alte latitudini, è probabile che le precipitazioni aumentino, mentre ci si attende che diminuiscano in gran parte delle regioni subtropicali. Sono attesi cambiamenti nelle precipitazioni monsoniche, con variazioni nelle diverse regioni. Per le aree costiere ci si attende un continuo aumento del livello del mare per tutto il XXI secolo che contribuirebbe a inondazioni costiere più frequenti e gravi nelle aree basse rispetto al livello del mare e all’erosione delle coste. Eventi estremi riferiti al livello del mare che prima si verificavano una volta ogni 100 anni, entro la fine di questo secolo potrebbero verificarsi ogni anno.

Un ulteriore riscaldamento intensificherà lo scioglimento del permafrost, la perdita della copertura nevosa stagionale, lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare, e la perdita del ghiaccio marino artico estivo. I cambiamenti nell’oceano quali il riscaldamento, le più frequenti ondate di calore marino, l’acidificazione degli oceani e la riduzione dei livelli di ossigeno in mare sono stati chiaramente collegati all’influenza umana, si legge nel rapporto. Questi cambiamenti influenzano sia gli ecosistemi marini che le persone che dipendono da essi, e continueranno almeno per il resto di questo secolo. Per le città, alcuni aspetti dei cambiamenti climatici possono risultare amplificati. Tra questi, le ondate di calore (le aree urbane sono di solito più calde dei loro dintorni), le inondazioni dovute a forti precipitazioni e l’aumento del livello del mare nelle città costiere.

Rispetto al passato, il Sesto Rapporto di Valutazione fornisce una valutazione dei cambiamenti climatici su scala regionale più dettagliata: per la prima volta il rapporto include un focus sulle informazioni utili per valutazione del rischio, l’adattamento e altri processi decisionali che sono di aiuto nel tradurre i cambiamenti fisici del clima – calore, freddo, pioggia, siccità, neve, vento, inondazioni costiere e altro – nei loro significati più diretti per le società e per gli ecosistemi. Queste informazioni regionali possono essere esplorate in dettaglio nel nuovo IPCC WGI Interactive Atlas, dove sono disponibili anche schede sulle regioni, il riassunto tecnico e il rapporto che è alla base del materiale fornito.

Per la Masson-Delmotte, «è chiaro da decenni che il clima della Terra stia cambiando, e il ruolo dell’influenza umana sul sistema climatico è indiscusso. Il nuovo rapporto riflette anche importanti progressi nella scienza dell’attribuzione: la comprensione del ruolo dei cambiamenti climatici nell’intensificazione di specifici eventi meteorologici e climatici come ondate di calore estreme e precipitazioni intense».

Il rapporto dimostra anche che «le attività umane hanno ancora il potenziale per determinare il corso del clima futuro. È chiara l’evidenza scientifica che mostra che l’anidride carbonica (CO2) è il principale motore dei cambiamenti climatici, anche se altri gas serra e inquinanti atmosferici contribuiscono a influenzare il clima».

Zhai conclude ricordano le difficoltà di che ha di fronte l’umanità per vincere questa sfida epocale: «Stabilizzare il clima richiederà riduzioni forti, rapide e costanti delle emissioni di gas a effetto serra, e raggiungere emissioni nette di CO2 pari a zero. Limitare altri gas serra e inquinanti atmosferici, specialmente il metano, potrebbe avere dei benefici sia per la salute che per il clima».

(Greenreport)

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