28 Marzo, 2024
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Riecco il ponte di Messina. O almeno un altro «studio»

Non tramonta mai il sole sul ponte sullo stretto di Messina, che non c’è ma che trova sempre qualcuno che vuole costruirlo.

Ne ha parlato ieri il ministro delle infrastrutture (e «mobilità sostenibili») Enrico Giovannini, che in audizione alla camera ha annunciato la partenza di uno «studio di fattibilità», per il quale è già disponibile un finanziamento di 50 milioni (previsto dal governo Conte 2) che si andrà ad aggiungere ai tanti soldi già spesi in progettazioni archiviate (e non è detto che basterà).

Lo studio dovrebbe essere affidato a Italferr (gruppo Ferrovie dello Stato) e secondo Giovannini «potrebbe concludersi entro la primavera del 2022». Anche perché, spiega, sono rimaste in campo due sole opzioni, una volta esclusa quella del tunnel sotto il canale che aveva affascinato alcuni 5 Stelle (altri restano contrari all’opera).

L’alternativa è tra ponte a campata unica e ponte a tre campate, che già apparirebbe preferibile per i minori costi di costruzione e il minor impatto ambientale. Secondo Giovannini si tratterà di «un approccio serio e attento» che servirà ad «arrivare a una scelta condivisa» in modo da poter indicare le risorse necessarie «nella legge di bilancio 2023». Il che fa già concludere agli entusiasti del progetto tipo Italia viva che «la prima pietra potrà essere posata prima della fine della legislatura». Mentre secondo la Lega, che si è già iscritta al partito della campata unica, lo studio di fattibilità è solo un «tatticismo di Pd e M5S» per «perdere tempo». Per Rossella Muroni di fare eco «Giovannini ha delineato un percorso di almeno due anni, chi parla di cantierabilità in sei mesi sta mentendo».

(Il Manifesto)

 

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