20 Aprile, 2024
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Italia-Inghilterra. Ecco perché i tifosi inglesi non sventolano la bandiera britannica

La nazionale di calcio dell’Inghilterra non rappresenta scozzesi, gallesi e nordirlandesi. Anche se la maggioranza dei britannici è inglese

Non è la “Union Jack” bensì la croce di san Giorgio, rossa in campo bianco, a sventolare dai balconi e i giardini inglesi alla vigilia della finale degli Europei di calcio tra Italia e Inghilterra. Perché i tifosi, domenica sera, saranno inglesi “doc”, al cento per cento, e non britannici “British” ovvero cittadini di quel Regno Unito che unisce in sé anche Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Una croce rossa su campo bianco che simboleggia il nazionalismo inglese, il senso di appartenenza di circa 59 milioni di cittadini.

Inglesi che abitano dentro i confini di una nazione che finisce, a nord, al Vallo di Adriano, dove comincia la Scozia e oltre il quale i Romani non si spinsero mai. Superato quel confine, la bandiera cambia e diventa la “Saltire”, la bandiera scozzese, croce bianca su campo blu che corrisponde a una squadra calcistica diversa, la Scozia appunto, con la quale i fan inglesi non vogliono avere nulla a che fare. A Edimburgo, a Glasgow e in tutte le altre città scozzesi sventola la bandiera di sant’Andrea, la Saltire appunto, e non quella di san Giorgio.

Insomma, attorno al pallone si ripropongono tutti i nazionalismi che segnano la Gran Bretagna di oggi e che la “Union Jack”, che ha cercato di unire in sé, dal 1606, con il campo blu e i bracci rossi, le due bandiere di Inghilterra e Scozia, non è riuscita a stemperare.

E’ vero che l’Inghilterra, che confina a sud col canale della Manica, che la separa dalla Francia, a ovest col Galles, a est col Mare del Nord che guarda verso i Paesi Bassi, e a nord appunto con la Scozia, è la parte più importante del Regno Unito. Vi vive la stragrande maggioranza dei 68 milioni di cittadini britannici, contro poco più di 5 milioni di scozzesi, poco più di 3 milioni di gallesi, e quasi 2 milioni di nordirlandesi.

E’ altrettanto vero, però, che il nazionalismo, del quale il calcio è una delle principali espressioni, è più forte che mai dentro la Gran Bretagna di oggi. Potenziato in maniera esponenziale dalla Brexit. Da quando il Regno Unito si è staccato dall’Unione Europea, cinque anni fa, il Galles è diventato più nazionalista di quanto sia successo negli ultimi vent’anni.

Quando il ministro per la Cultura del governo di Boris Johnson, Oliver Dowden, ha deciso, alla fine di marzo, che la “Union Jack” doveva volteggiare in una posizione superiore alla bandiera gallese, drago rosso su campo verde e bianco, gli abitanti del Galles si sono ribellati. E hanno sottolineato che non sono neppure rappresentati da quei bracci rossi su campo blu della Unione Jack, che parlano soltanto di Inghilterra e Scozia: il loro dragone rosso è rimasto fuori perché quando il Regno Unito venne avviato, nel 1700, il Galles era una regione poco importante, attaccata all’Inghilterra.

Il calcio ci ripropone, insomma, quell’implosione del Regno Unito che, secondo molti, è solo questione di tempo.

Perché se nel calcio davvero una nazione si ritrova e si unisce, allora la storia del calcio ci fa immaginare che, tra qualche anno, la separazione tra Scozia, Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord diventerà realtà. Già adesso l’Irlanda del Nord, il pezzetto di terra all’estremo nord dell’isola irlandese, con capitale Belfast, è rimasto, di fatto, parte dell’Unione Europea e secondo molti entrerà a far parte della Repubblica d’Irlanda tra qualche anno, non appena la popolazione cattolica sarà maggioranza.

Per quanto riguarda Inghilterra, Scozia e Galles basta rileggere la storia del calcio per immaginare il futuro. La squadra dell’Inghilterra, la più antica al mondo, venne fondata, insieme a quella della Scozia, a fine ‘800. La prima partita venne giocata proprio tra le due, il 5 marzo 1870, con una partita di ritorno, organizzata dagli scozzesi, il 30 novembre 1872: sono considerate le prime partite di calcio della storia. Insomma, è da tempo che gli scozzesi non sostengono gli inglesi e, quando questi ultimi scendono in campo, a sventolare è la Croce di san Giorgio e non la Saltire, né la Union Jack.

(Avvenire)

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