28 Marzo, 2024
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Cosa può insegnare il Tribunale più veloce d’Italia alla giustizia ‘lumaca’

L’esperienza del Tribunale del Lavoro di Milano raccontata dal giudice che l’ha diretto per 8 anni, fino a pochi mesi fa, rendendolo un esempio anche in ambito europeo. Qui le cause durano in media 4 mesi e arrivano avvocati da tutta Italia in una sorta di ‘viaggio della speranza giudiziario’

“Qualche anno fa arrivò dal Ministero a tutti i giudici civili d’Italia la richiesta di segnalare le cause ultratriennali invitandoli a metterle in priorità. Risposi che ero spiacente ma non avevo nulla da segnalare perché da noi non ce n’era nemmeno una”. E’ in questo episodio l’essenza del ‘miracolo’ di velocità del Tribunale del Lavoro di Milano raccontato dal giudice Pietro Martello che l’ha diretto per otto anni fino a pochi mesi fa, quando è andato in pensione.

La cause durano poco più di quattro mesi

“Le cause di lavoro qui durano in media poco più di 4 mesi, siamo i più veloci in Italia e tra i migliori d’Europa – spiega all’AGI sollecitato a svelare i ‘segreti’ di un Tribunale in controtendenza con la giustizia ‘lumaca’ del nostro Paese in tutti gli ambiti –. Gli avvocati vengono qui da tutta Italia in una sorta di viaggio della speranza giudiziaria a portare le loro cause sfruttando la legge che consente di scegliere la città dove si lavora o quella dove ha sede l’azienda”.

“Una volta – ricorda – chiesi a un avvocato di Bari chi glielo faceva fare a percorrere 1200 km e lui mi disse che nella sua città solo per l’iscrizione a ruolo ci sarebbe voluto un anno e mezzo, cosa che qui accade invece nei termini di legge, cioè sessanta giorni”.

“E non siamo solo veloci ma produciamo anche sentenze di qualità – tiene a precisare Martello – come dimostra il fatto che una bassa percentuale di sentenze viene impugnata e di quelle impugnate un’alta percentuale viene confermata”.

I ‘segreti’ della velocità

Come si è riusciti a far correre così tanto il Tribunale?. “Intanto per una serie di provvedimenti organizzativi che ho preso nel corso del tempo. Anche in attesa delle riforme e di avere più risorse umane e materiali, questa è la mia teoria, si possono ottenere buoni risultati utilizzando meglio quello che si ha a disposizione. Per esempio, ho riunito le cause seriali. Se 20 persone di una stessa azienda fanno 20 cause è bene che se ne occupi un giudice solo, non 20, questo anche per garantire una tendenziale univocità della giurisprudenza”. Un altro fattore – prosegue – è stato che il Tribunale del Lavoro di Milano si è proposto come il primo a provare da ‘pilota’ il processo civile telematico. Poi c’è la capacità straordinaria di lavoro dei giudici, qui alla sera li trovi in ufficio chini sulle carte. E anche il buon funzionamento della cancelleria è cruciale”.

A Milano non ci sono cause di lavoro ‘in vita’ da più di un anno e mezzo. E la virtù genera altra virtù, osserva l’ex presidente ora animatore del sito www.lavoro.diritti.europa.it, “perché se uno sa che la causa dura poco è indotto anche a cercare una conciliazione”.

Non siamo extraterrestri – conclude Martello – ma garantiamo una buona giustizia sia per chi vuole vedere riconosciuti i propri diritti ma anche per chi soccombe nella causa. Pensiamo per esempio a un’azienda che ha interesse a sapere in breve tempo se dovrà risarcire o meno”.

(Agi)

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