19 Marzo, 2024
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Primarie Roma, l’intervista ad Imma Battaglia

Il colloquio con la candidata di Liberare Roma, fra digitalizzazione e Roma dei diritti: “Sono preoccupata per i gazebo, serve partecipazione e una competizione vera”

Imma Battaglia, 61 anni, candidata di Liberare Roma, è stata presidente del circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, promotrice del Roma World Pride del 2000 e del Gay Village nel 2009. Nel 2013 corre per la Regione Lazio a sostegno di Nicola Zingaretti e viene intanto eletta consigliera comunale a Roma Capitale nella consiliatura di Ignazio Marino.

Imma, una cosa che non si sa di lei è che è laureata in matematica e sistemista informatica. Vorrei partire chiedendole della Roma digitale e parlando di un data warehouse per la Capitale.

Intanto sono contentissima, veramente, di poter parlare di questo. Davanti al fatto che io sia laureata in matematica mi sono sentita fare le più diverse affermazioni; Ignazio Marino mi chiese “ma che è vero?”, come se qualcuno fosse sorpreso che io sia brava. Sì, sono laureata in matematica in indirizzo computing, alla Federico II con 108/110 e ho iniziato a lavorare due mesi appena dopo la laurea; faccio sistemi informativi dal 1983 e dunque ad oggi ritengo di avere una professionalità sul tema. Sono molto fiera di raccontare come, da consigliera comunale a Roma, inaugurai la commissione “Smart city”. I compagni di SEL allora mi proposero come presidente della commissione Mobilità, io sostenni di non avere particolari competenze per quel comparto ma di essere invece più adatta a lavorare sui sistemi informativi. Il comune di Roma è ben lontano da una propria organizzazione efficiente; il sistema non è consolidato e manca di un data warehouse. Attualmente ogni dipartimento ha il suo sistema; faccio un esempio semplice: l’anagrafe cimiteriale non è collegata con l’anagrafe cittadini. Ciò ha conseguenze rilevanti: “I morti e i vivi” non combaciano e pensiamo a quanto impatto può avere questo sul tema della gestione cimiteriale, che è poi finita sui giornali. Non abbiamo una anagrafe informatica dei lavori pubblici capitolini, per non parlare poi del tema della gestione delle entrate. La nostra commissione Smart City stava iniziando a lavorare prima che arrivasse la caduta della giunta, vergognosa, voluta dai Giovani Turchi di Matteo Orfini, a cui apparteneva anche Roberto Gualtieri.  La digitalizzazione è e rimane il primo strumento per avere la contezza di quello che succede, il controllo dei processi, l’aumento dell’efficienza. Se non si lavora così non si può dire di conoscere la città.

Per la digitalizzazione servono risorse, formazione e volontà politica. Quale aspetto le sembra prioritario?

Lo sono tutti. Ma i soldi in questo momento non sono un problema, dato il pilastro digitale del Recovery Fund che potrà fornire risorse adeguate. Il personale del dipartimento informatico capitolino ha tutta la mia solidarietà perché lavora in condizioni drammatiche. Sono pochi, non hanno formazione e nelle condizioni date proprio non ce la possono fare: la digitalizzazione è la più grande e la più importante delle riforme che si devono approntare a Roma.

Ignazio Marino ha parlato di dubbi circa il sistema di conteggio delle schede bianche nelle scorse primarie; lei ha più volte criticato la campagna elettorale di Roberto Gualtieri. E’ preoccupata per domenica?

Sono molto preoccupata, sinceramente. Questo strumento democratico sta venendo sottovalutato e le primarie vengono tradite nella loro essenza: negli Stati Uniti d’America le elezioni primarie sono lo strumento per selezionare i candidati, con una contesa aperta, leale, onesta e franca. Oggi vedo che servono principalmente a ratificare scelte prese dalle segreterie di partito. Queste sono le logiche che hanno già distrutto la città, perché io voglio ricordare a tutti la storia di Roma. Ignazio Marino è stato il sindaco che è stato cacciato con una raccolta firme dal notaio. Io ero stato eletta democraticamente, le persone avevano scelto il mio nome e cognome. Quella dinamica ha fatto la storia ed ha anticipato le coalizioni che sono oggi al governo. Io dico che se crediamo tutti quanti nella democrazia, partecipiamo tutti, e veramente, alle primarie. Io credo che ce la possiamo fare ad avere risultati straordinari di partecipazione a queste consultazioni, con una contesa vera fra tutte e sette le persone che partecipano a questa corsa in cui, ricordo, ci sono solo due donne, io e Cristina Grancio.

A questo proposito, come sarà la Roma dei diritti di Imma Battaglia sindaca?  

La Roma dei diritti sarà intanto qualcosa di completamente diverso da quello che abbiamo visto con la giunta di Virginia Raggi, che in cinque anni ha fermato tutto ciò che la giunta Marino e anche la sua Assemblea Capitolina avevano inaugurato sul tema dei diritti civili. Non c’è stato più niente, un’iniziativa, una politica di genere, nulla. La Roma dei diritti di Imma Battaglia sarà una Roma in totale armonia con il DDL Zan; sarà una città dove fioriranno iniziative di valorizzazione, cultura di genere, femminista e di accoglienza.

Un altro punto qualificante della sua campagna?

 

Ritengo sia urgente e non rimandabile una riforma amministrativa di Roma Capitale. I municipi devono avere autonomia e poteri di spesa propri per perseguire i propri obiettivi e costruire le politiche territoriali più adeguate ai propri cittadini. Questa città non si può più governare dal Campidoglio con questa liturgia fatta di sindaci, assessori, visite in periferia e apparati che non sono in grado di costruire più un tessuto vero di città. Il decentramento è la soluzione, ma deve essere autentico, finanziato e mettere i presidenti di Municipio nelle condizioni di essere i punti di riferimento per il proprio territorio.

(RomaToday)

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