19 Aprile, 2024
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Emanuele Rallo, Sindaco di Oriolo, risponde a L’agone sulla questione “responsabilità dei Sindaci”

Il caso del Primo cittadino di Crema, indagata dopo che in un asilo nido comunale un bimbo è rimasto con le dita schiacciate in una porta tagliafuoco, è solo l’ultimo degli episodi che riguardano amministratori locali, Sindaci in particolare, che finiscono, ormai per qualsiasi motivo, sotto accusa da magistratura penale, civile e, ancor più spesso, contabile. Ma se il caso del Sindaco Bonaldi probabilmente non avrà ripercussioni sulla fedina penale dell’amministratore lombardo, ben diversi i recenti esiti di procedimenti penali relativi ad altri amministratori (quello della Sindaca di Torino Appendino il più famoso) che hanno pagato per colpe difficilmente imputabili a chi dovrebbe essere giudicato per la linea politico-amministrativa dell’ente che rappresenta o per reati direttamente imputabili a propri comportamenti o azioni.

L’agone ha deciso di parlarne con i Sindaci del comprensorio, ponendo alcune domande.

Sindaco, qualche esempio concreto?

Posso citare il mio di esempio concreto. Sono finito davanti alla Corte dei Conti per una regolare discarica comunale chiusa nel 1987 (l’anno dopo che io ero nato) incredibilmente e inopinatamente inserita dal Ministero dell’Ambiente all’interno dell’elenco delle discariche abusive su cui successivamente la Commissione Europea avviò una procedura di infrazione. Nonostante la mia Amministrazione con un lavoro enorme sia riuscita a dimostrare che la ex-discarica non era né pericolosa né inquinante ottenendo l’espunzione della medesima dalla procedura comunitaria, sulla base di due semplici esposti, uno nazionale e uno locale a opera di un ex consigliere di minoranza, sono finito insieme ai Sindaci precedenti davanti alla Corte dei Conti che mi chiedeva l’agevole cifra di 800mila e rotti euro. Se non avessimo mantenuto la lucidità, probabilmente avremmo rischiato. Invece ne siamo usciti a testa alta, con i giudici che in sentenza hanno evidenziato la correttezza del nostro operato. Tuttavia, sono questioni che ti logorano dentro, che puoi condividere davvero solo con pochissime persone. E che scavano profondamente.

E il caso di Crema?

Solidarietà alla Sindaco, che tra l’altro conosco anche tramite l’esperienza dell’Associazione Comuni Virtuosi. Mi pare si tratti di un atto dovuto, tuttavia sono vicende che sono davvero incredibili. La Sindaco in questione dovrà incaricare un Avvocato, spendere soldi, portarsi un peso che pochissimi altri potranno comprendere davvero. E a volte si rischia davvero. L’onorabilità. I propri averi. Il proprio futuro. Non va bene, non è giusto

È per questo che nessuno vuole più farlo?

Non tutti sono consapevoli di questi rischi. Oggi ancora personale politico che si candida c’è. Tuttavia, il rischio di ritrovarci soprattutto nei comuni sotto i 5mila abitanti con la panchina cortissima esiste. E soprattutto posso notare che persone che potrebbero dare molto alla loro comunità sono sempre più restie.

E poi al di là dei pericoli che personalmente si corrono c’è l’aspetto della onnipervasività della burocrazia. Una roba che farebbe disamorare praticamente chiunque. O si snellisce davvero, o aumenteremo ancora la distanza tra cittadinanza e amministrazione. Con effetti nefasti.

Come se ne esce Sindaco?

C’è bisogno di una riflessione vera sul tema, al di là dei populismi. Faccio un esempio concreto. Io prendo come indennità 560 euro mensili. Se non lavorassi avrei ovviamente dei problemi. Si tratta di una cifra equa? Le responsabilità di un Sindaco di un comune piccolo sono minori o diverse rispetto a un Sindaco di un comune grande, di un consigliere regionale, di un parlamentare? Se nel dibattito pubblico non si apre una discussione onesta sul tema, non andiamo da nessuna parte. Non è la misura spot che risolve il problema. Abbiamo bisogno di una stagione di confronto che “viva” la questione. Assumendola fino in fondo. In Parlamento e nell’opinione pubblica.

Si ricandiderebbe Sindaco?

Certo, mi ricandiderò. Si tratta sempre del mestiere più bello del mondo. E la pandemia mi ha insegnato tanto. Nella mia comunità fortunatamente la nostra è una vicenda popolare e un fatto di umanità, che ha condiviso profondamente il dolore che abbiamo dovuto sopportare su troppi fronti negli ultimi mesi. È un qualcosa che non si può descrivere, solo vivere. E di cui sono, e siamo grati.

Emanuele Rallo

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