19 Aprile, 2024
spot_imgspot_img

Il piano di Biden per vaccinare il mondo: 500 milioni di dosi Pfizer/BioNTech ai Paesi poveri

Tramonta la proposta della sospensione dei brevetti. Intesa Usa-Ue: più export e condivisione volontaria della tecnologia

 

Prima di salire sull’Air Force One che lo porterà in Europa, il presidente Usa Joe Biden – rispondendo alle domande dei giornalisti – ha detto di avere un piano vaccinale per il mondo, e di essere pronto ad annunciarlo. Il New York Times, però, ne anticipa il contenuto: la Casa Bianca ha raggiunto un accordo con Pfizer e BioNTech per fornire 500 milioni di dosi di vaccino contro il coronavirus a circa 100 Paesi nei prossimi due anni, un patto che il presidente prevede di annunciare domani (giovedì), secondo diverse persone che hanno familiarità con il dossier.

Secondo il Nyt, gli Stati Uniti acquisteranno le dosi a un prezzo “non a scopo di lucro”. I primi 200 milioni di dosi verrebbero distribuiti quest’anno e 300 milioni l’anno prossimo. Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, dovrebbe apparire con il presidente quando farà il suo annuncio. Il governo americano ha già stipulato un contratto per l’acquisto di 300 milioni di dosi del vaccino Pfizer-BioNTech, che richiede due somministrazioni. Il nuovo accordo – riferiscono le fonti – è separato da quei contratti, portando a 800 milioni il numero totale di dosi che gli Stati Uniti hanno accettato di acquistare finora dalle due società.

Il piano supera di fatto l’annuncio del 5 maggio scorso, quando dalla Casa Bianca arrivò l’apertura alla sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini anti-Covid come “misura straordinaria” per affrontare “tempi e circostanze straordinarie”. Le proteste dell’industria farmaceutica, la fredda reazione europea e le critiche per il blocco americano alle esportazioni hanno spinto l’amministrazione Usa a rivedere quell’apertura – dagli ovvi risvolti anche d’immagine – fino a farla diventare uno spiraglio sempre più sottile. Nel frattempo, il dialogo con Pfizer-BioNTech si è intensificato fino ad arrivare al patto delle fiale che potrebbe diventare il prototipo di altri sforzi globali.

Il viaggio di Biden in Europa – prima tappa Londra, poi Bruxelles, infine Ginevra per l’atteso faccia a faccia con Vladimir Putin – segnerà la convergenza tra Usa e Ue su una soluzione basata su due pilastri: riduzione delle restrizioni all’export di vaccini e farmaci anti-Covid, e condivisione volontaria della tecnologia. È quanto emerge da una bozza – visionata da Reuters – di un accordo che Usa e Ue dovrebbero siglare nel corso del vertice di martedì prossimo. Il documento – ancora soggetto a modifiche – indica in questi due elementi la chiave per aumentare la produzione, e soprattutto non fa menzione di deroghe obbligatorie sui brevetti dei vaccini. All’Organizzazione mondiale del Commercio se ne continua a parlare, ma la strada appare sempre più in salita sia per la complessità della materia (che comunque richiederebbe mesi), sia per la difficoltà di raggiungere quel consenso unanime necessario per approvare la misura. Con il risultato che lo stop ai brevetti sui vaccini si conferma per quel che è: una bolla già scoppiata.

La Commissione Ue si è ripetutamente opposta all’idea di sospendere i brevetti, sostenuta invece da decine di nazioni più povere. Bruxelles ha presentato la scorsa settimana una controproposta meno radicale in cui si mettono in evidenza regole dell’OMC già esistenti che consentirebbero ai Paesi di concedere licenze a produttori senza il consenso del titolare del brevetto. Ancora oggi – durante una riunione del Consiglio Trips sui brevetti – ogni decisione è stata rinviata per l’opposizione dell’Unione europea con l’appoggio del Regno Unito, della Svizzera e della Corea del Sud: tutto è rimandato al Consiglio generale dell’OMC previsto per il 21 luglio. Anche il Parlamento europeo vacilla: in serata ha approvato per il rotto della cuffia un emendamento presentato dai Verdi che chiede una revoca temporanea dei diritti di proprietà intellettuale per i vaccini: l’emendamento è passato con 325 favorevoli e 324 contrari; 45 gli astenuti.

La stessa Casa Bianca, del resto, ha svelato la settimana scorsa la sua “strategia per la condivisione globale dei vaccini”, annunciando il piano di assegnazione per i primi 25 milioni di dosi da condividere a livello globale. Ebbene, nel testo non si fa menzione di una ipotetica sospensione dei brevetti, ma si promette che “gli Usa saranno un arsenale di vaccini per il mondo”. Come? “Continuando a finanziare Covax; donando la fornitura di vaccini statunitensi e incoraggiando altre nazioni a fare lo stesso; lavorando con i produttori statunitensi per aumentare la produzione di vaccini per il resto del mondo e aiutando più Paesi a espandere la propria capacità di produrre vaccini anche attraverso il sostegno alle catene di approvvigionamento globali”.

Una road map che si avvicina alle aspettative di Bruxelles, e che vede soprattutto nell’India – la più grande farmacia del mondo, ma in evidenti difficoltà – il partner con cui lavorare. Dal vertice di martedì si attende anche la creazione di una task force congiunta per aumentare la capacità di produzione di vaccini e farmaci che mirerà a “mantenere catene di approvvigionamento aperte e sicure, evitando inutili restrizioni alle esportazioni”.

L’UE ha esortato Washington a non ostacolare l’esportazione di vaccini e materiali necessari per la loro produzione. Biden finora ha usato il Defence Production Act (DPA) per mettere il governo degli Stati Uniti in prima linea nell’acquisto di vaccini e trattamenti di fabbricazione americana e controllare le forniture.

La bozza afferma anche che la task force cercherà di espandere la produzione globale di vaccini e farmaci “incoraggiando la condivisione volontaria di know-how e tecnologia a termini reciprocamente determinati”, ben lungi dal costringere le aziende farmaceutiche a cedere i loro brevetti ai concorrenti.

Una task force guidata dal commissario europeo per l’industria Thierry Bretonis si incontra già regolarmente con una task force statunitense Covid-19 presieduta da Jeffrey Zients per affrontare la produzione e i colli di bottiglia che interessano la produzione.

CureVac, un’azienda biotecnologica tedesca che sta sviluppando un vaccino, è già stata aiutata ad accedere ai materiali dagli Stati Uniti come risultato di un dialogo politico bidirezionale, ricorda Reuters. La scorsa settimana la Casa Bianca ha dichiarato che ritirerà le restrizioni DPA imposte a un certo numero di produttori di vaccini che hanno ricevuto finanziamenti dagli Stati Uniti ma non hanno ancora l’approvazione della Fda, tra cui AstraZeneca, Sanofi SA/GlaxoSmithKline Plc e Novavax Inc.

Washington e Bruxelles, inoltre, riaffermeranno il sostegno al programma Covax dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), teso a garantire un’equa distribuzione dei vaccini in tutto il mondo. Entrambe si impegneranno a “incoraggiare più donatori a rendere disponibili 2 miliardi di dosi di vaccino in tutto il mondo entro la fine del 2021”. Gli Stati Uniti si sono finora impegnati a donare 80 milioni delle loro dosi in eccesso alle nazioni più povere e l’Ue almeno 100 milioni entro la fine dell’anno. Il nuovo piano Biden aggiunge altri 500 milioni in due anni – ancora molto al di sotto degli 11 miliardi di dosi che l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima siano necessarie per vaccinare il mondo. Usa e Ue – afferma la bozza – “ambiscono a vaccinare almeno i due terzi della popolazione mondiale entro la fine del 2022″. Il che significa che oltre 2 miliardi di persone potrebbero non vedere una dose prima del 2023.

Per Vittorio Agnoletto, coordinatore della Campagna europea Right to cure. No profit on pandemic, la posizione dell’Ue è “illusoria e strumentale perché formalmente dichiara di voler arrivare alla disponibilità dei vaccini per tutti, ma le proposte che avanza di fatto non modificano lo status quo di assoluta dipendenza dalle scelte e dalle capacità produttive delle aziende titolari dei brevetti”. “L’Unione Europea – prosegue Agnoletto – ha gettato definitivamente la maschera”. Dopo “l’iniziale e generica disponibilità” americana, la giravolta di Washington sui brevetti sembra destinata a compiersi in Europa.

(Huffpost)

Ultimi articoli