28 Marzo, 2024
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Lavoro. La Commissione Ue boccia il blocco dei licenziamenti

Nelle raccomandazioni approvate ieri Bruxelles definisce la misura, in scadenza il 30 giugno, “non efficace” e ingiusta perché penalizza i lavoratori a termine

La Commissione Europea critica l’Italia per il blocco dei licenziamenti. Nelle raccomandazioni approvate ieri Bruxelles prende di mira la norma introdotta dal governo e in scadenza il 30 giugno, sposando di fatto la linea del premier Mario Draghi che non intende rinnovarla. Per la Commissione si tratta di una misura che discrimina i lavoratori a tempo determinato, aumentando le diseguaglianze tra i lavoratori, e non particolarmente efficace. Sotto i riflettori di Bruxelles per quanto riguarda la situazione economica del nostro Paese sono finiti ancora una volta quegli «squilibri macroeconomici eccessivi» che la pandemia ha contribuito ad acuire. Provocati da diversi fattori a partire dall’elevato debito pubblico, dalla scarsa crescita e dalla fragilità del sistema bancario che, nonostante i progressi fatti, dovrà fronteggiare un aumento dei crediti deteriorati quando verranno meno i sostegni introdotti dal governo.

Sull’occupazione la Commissione ha sottolineato come l’Italia sia stato l’unico Paese Ue ad avere introdotto un divieto universale di licenziamento all’inizio della crisi. Si tratta di una misura, per Bruxelles, che «avvantaggia per lo più gli “insider”, cioè i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, a scapito dei lavoratori interinali e stagionali». Inoltre, un confronto con l’evoluzione del mercato del lavoro in altri Stati membri, che non hanno introdotto questa misura, «suggerisce che il divieto di licenziamento non è stato particolarmente efficace e si è rivelato superfluo in considerazione dell’ampio ricorso a sistemi di mantenimento del posto di lavoro». Il commissario al Lavoro Nicolas Schmit ha indicato come via preferibile quella di «passare a un mercato del lavoro più attivo» puntando sulla «riqualificazione delle competenze» per evitare il perdurare di una paralisi.

Il blocco dei licenziamenti in scadenza il 30 giugno. Il governo Draghi ha scelto di non prorogare la norma sul blocco dei licenziamenti la cui scadenza naturale è fissata al 30 giugno. A lungo si era discusso di una proroga di altri due mesi. Per i sindacati, convinti della necessità di prorogare il blocco dei licenziamenti per tutti fino al 31 ottobre, lo slittamento al 28 agosto non era abbastanza. Per Confindustria rappresentava, invece un approccio molto emergenziale e poco di ripartenza. Stretto tra le due richieste che, sostenute rispettivamente da Pd e centrodestra hanno spaccato la composita maggioranza di governo, Draghi dopo un approfondimento tecnico sulla norma sui licenziamenti del decreto Sostegni bis, proposta dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha deciso di cambiare passo. Viene quindi meno la proroga al 28 agosto per le aziende che avessero chiesto la cig Covid dall’entrata in vigore del decreto entro fine giugno. Confermata invece la possibilità per le imprese di utilizzare la cassa integrazione ordinaria, dal primo luglio, senza dover pagare le addizionali fino alla fine del 2021 con l’impegno a non licenziare per tutto il periodo in cui ne usufruiscono.

(Avvenire)

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