Non essendo possibile ancora viaggiare, il previsto incontro che avrebbe dovuto essere in presenza fra gli studenti dei vari Paesi Europei si è svolta on line.

Ecco le impressioni di una studentessa.

 

La settimana dal 13 al 16 aprile 2021 io ed altri 4 miei compagni abbiamo partecipato ad una mobilità dell’Erasmus + “Remedy” ”The Role of Education in Protecting Children and Women in Conflict”. Di quest’anno pandemico, che passerà alla storia per molti motivi importanti, per quanto mi riguarda, conserverò l’emozione, l’entusiasmo e la formazione che tutti noi ragazzi abbiamo ricevuto da questo progetto internazionale che ha coinvolto Italia, Romania, Turchia, Repubblica Ceca e  Polonia.

Ci siamo ritrovati catapultati immediatamente in questo progetto Erasmus+, come se fossimo entrati in “un’altra dimensione”, riuniti tutti nella sala professori del plesso Fumaroli della scuola, che ha saputo diventare all’occorrenza anche una sala informatica. Eravamo immersi in questa atmosfera così professionale, seria e formale e ci siamo lasciati per poche ore la nostra piccola realtà di classe alle spalle; mi sono sentita importante e ho realizzato che anche il mio contributo nelle attività sarebbe stato altrettanto importante. Sentivo ad ogni incontro che il lavoro che stavamo facendo per questo progetto sarebbe servito non solo a me, perché mi dava indiscutibilmente modo di ampliare i miei orizzonti in una prospettiva internazionale, ma anche ai compagni del mio brillantissimo team, una squadra che ha saputo crescere e consolidarsi sempre di più. È stato stimolante e costruttivo ritrovarsi in una Scuola diversa dalla solita routine, gestire ed usare computer, caricatori, cuffie, cavi, smart-TV, microfoni, mettendo in campo le nostre abilità e conoscenze tecnologiche, ormai ben collaudate dall’anno passato con l’arrivo della DAD.

I Professori che ci hanno guidato in questa esperienza, sono stati sempre molto presenti, ci hanno fatto sentire subito parte integrante di un grande lavoro in cui loro stessi credevano molto, siamo stati seguiti con scrupolosa attenzione in ogni passaggio.

“Entrare a far parte di qualcosa di più grande” sono queste le parole più adatte a sintetizzare questa esperienza. Noi ragazzi di tutti i paesi partecipanti siamo stati messi nella condizione di imparare, capire, viaggiare con la fantasia (non potendolo fare fisicamente), facendo amicizie nuove e scoprendo ogni giorno qualcosa di più sulle altre culture e località geografiche dei ragazzi che interagivano con noi; forse abbiamo scoperto cose nuove anche su noi stessi, mettendoci alla prova costantemente in ogni attività del progetto. La condivisione di emozioni, in alcuni momenti più grandi di noi, ci ha sostenuti e ha unito il team, professori inclusi, che hanno lavorato moltissimo, sia in presenza che da remoto, seguendoci e accompagnandoci in ogni dettaglio di questa attività, insomma ho sentito di vivere un rapporto intenso, sincero e trasparente.

Ogni giorno eravamo protagonisti di un’attività diversa con nuove sfide da affrontare e nuovi argomenti da trattare: abbiamo aperto con le presentazioni di tutti i paesi coinvolti nel progetto, poi ci siamo occupati del tema della “Mamma”, con lettere, video e relazioni,  soffermandoci anche sul rapporto tra le mamme e la carriera.  Abbiamo  incontrato degli esperti di diverse nazionalità che ci hanno dato modo di confrontarci su temi importanti, abbiamo presentato e ascoltato lavori riguardanti le favole in tutti i paesi per il Fairy Tales Festival, abbiamo fatto quiz, giochi e senza neanche accorgercene siamo arrivati alla fine della settimana, nonché delle attività.

Mi dispiaceva sinceramente lasciare quella platea di persone che, anche se a distanza, hanno fatto parte di questa breve esperienza, che ha lasciato in me un segno carico di belle emozioni, come tutta l’attività del resto, facendomi rivivere il bello del “viaggio”…lo scambio, la conoscenza e immersa in tutto ciò ho persino dimenticato l’atmosfera da Covid-19 che riiniziava fuori dalle mura della sala professori.

Devo ringraziare tutti i professori che hanno accompagnato noi ragazzi per mano in questo brevissimo, ma intensissimo percorso, facendoci vivere le nostre esperienze, imparando a capire come si possa trovare in difficoltà una persona con una lingua diversa e aiutandoci a superare forme di timidezza che frenavano la nostra voglia di conoscere quelle persone che stavano dietro lo schermo. Un grazie immenso ai professori di Erasmus+ e grazie anche ai miei professori di classe che hanno permesso, senza creare nessuno ostacolo, che questa esperienza si facesse in totale tranquillità.

Benedetta Gulli   III M, Istituto Corrado Melone

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