Il portavoce delle forze armate: “Nessuna truppa ha varcato il confine”. Il premier israeliano: “Ho detto che avremmo fatto pagare un prezzo molto alto ad Hamas. Lo facciamo e continueremo a farlo con grande intensità”. Il presidente francesce Macron: “Faccio un forte appello al cessate il fuoco e al dialogo. Vi chiedo calma e pace”

A tre giorni dall’inizio dell’escalation, poco dopo la mezzanotte l’esercito israeliano ha lanciato un massiccio attacco con forze aeree e di terra contro la Striscia di Gaza. Si tratta dei bombardamenti più duri dall’Operazione Margine Protettivo del 2014. Per due ore, aerei, artiglieria e carri armati israeliani hanno attaccato circa 150 obiettivi nelle aree settentrionali e orientali della Striscia. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Hamas pagherà un prezzo alto per i lanci di missili contro la popolazione israeliana e che “l’operazione continuerà per tutto il tempo necessario”. “Agiremo con tutte le nostre forze contro i nemici all’esterno e contro i fuorilegge all’interno per riportare la calma nello Stato di Israele”. Media locali riferiscono di famiglie palestinesi che stanno scappando dal Nord della Striscia verso Gaza City a causa di quello che viene descritto come un vero e proprio diluvio di fuoco. L’agenzia stampa palestinese Wafa riferisce di due morti e una dozzina di feriti a Beit Lahia. Ieri l’esercito aveva dispiegato al confine con la Striscia unità di fanteria e corazzati e richiamato 9,000 riservisti. L’esercito ha ordinato alla popolazione israeliana nel raggio di 4 chilometri dalla Striscia di rimanere chiusi nei rifugi fino a nuova comunicazione. Nel corso della notte si è registrata un’altra vittima israeliana a Sderot.

Secondo alcune testimonianze raccolte dal Wall Street Journal, le truppe israeliane sono avanzate da nord con i carri armati. Il portavoce dell’esercito ha tuttavia smentito la presenza di truppe all’interno della Striscia. La notizia dell’ingresso via terra era stata inizialmente comunicata da diversi media internazionali che si basavano su un una conferma del portavoce dell’esercito data in inglese, Jonathan Conricus, creando grande confusione tra i cronisti. Secondo il corrispondente militare della televisione israeliana Kan11, potrebbe trattarsi di un tentativo di trarre in inganno Hamas, in una sorta di “battaglia psicologica”.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Hamas pagherà un prezzo alto per i lanci di missili contro la popolazione israeliana e che “l’operazione continuerà per tutto il tempo necessario”. “Agiremo con tutte le nostre forze contro i nemici all’esterno e contro i fuorilegge all’interno per riportare la calma nello Stato di Israele”, ha detto il premier. Che ha parlato anche dell’altro fronte, quello delle rivolte nelle città israeliane:  “Appoggiamo al cento per cento la polizia ed il resto delle forze di sicurezza per riportare la legge e l’ordine nelle città di Israele. Non tollereremo l’anarchia”.

Lanci di missili da parte di Hamas e della Jihad Islamica non sono cessati per tutta la notte, raggiungendo anche Ashkelon e Beersheva.

“La spirale di violenza in Medio Oriente deve finire”, twitta il presidente francese Emmanuel Macron pochi minuti dopo la notizia dell’attacco di terra lanciato da Israele. “Faccio un forte appello al cessate il fuoco e al dialogo. Vi chiedo calma e pace”.

La gaffe dell’invasione via terra annunciata e poi negata

Il Times of Israel prova a spiegare la clamorosa gaffe dell’esercito israeliano, che stanotte attraverso un suo portavoce ha prima annunciato l’avvio delle operazioni di terra a Gaza e dopo un paio d’ore ha precisato che invece le truppe non erano mai entrate nella Striscia, adducendo “un problema interno di comunicazione”. “Le forze di difesa israeliane – scrive il giornale sul suo sito web – sembrano aver indotto erroneamente i media stranieri a credere che l’esercito avesse lanciato un’invasione di terra nella Striscia durante il suo massiccio bombardamento del nord di Gaza. Nella sua dichiarazione iniziale in inglese, l’esercito ha espresso in modo ambiguo dove si trovavano le sue forze di terra durante l’attacco, dicendo che “le truppe aeree e di terra dell’Idf stanno attualmente attaccando nella Striscia di Gaza”. Quando è stato chiesto di chiarire la questione, ovvero se ci fosse stata un’invasione di terra, il portavoce dell’esercito Jonathan Conricus ha risposto: ‘Sì. Come è scritto nella dichiarazione. In effetti, le forze di terra stanno attaccando a Gaza. Questo vuol dire che sono nella Striscia’”. Ma, continua Times of Israel, sebbene dire che l’esercito era dentro Gaza “fosse tecnicamente corretto”, è stato fuorviante: “Alcune truppe dell’Idf erano effettivamente posizionate in un’enclave tecnicamente all’interno del territorio di Gaza, ma a tutti gli effetti sotto il controllo israeliano. Per questo la loro presenza lì non poteva rappresentare un’invasione di terra”.

Oltre 1.800 razzi lanciati dall’inizio del conflitto, Israele risponde con i raid

Sono oltre 1.800 i razzi lanciati da Gaza in direzione delle città israeliane da quando sono iniziate le ostilità fra Hamas e Israele. Secondo il portavoce militare, circa il 90 per cento di quelli diretti verso aree abitate sono stati intercettati dal sistema antimissilistico Iron Dome. Mercoledì mattina le stesse forze armate avevano spiegato che da lunedì alle 18 – inizio delle ostilità con il lancio di sei missili su Gerusalemme – mille razzi erano stati lanciati da Gaza.

In parallelo, Israele sta portando avanti una pesante offensiva militare nella Striscia di Gaza. In più di mille attacchi aerei in tre giorni sono stati centrati 750 obiettivi e sono stati uccisi almeno 60 operativi di Hamas e della Jihad Islamica, tra cui alcuni leader appartenenti allo Stato maggiore di Hamas, come Bassem Issa, il comandante della Brigata di Gaza City, Jomaa Tahla, capo dell’unità cyber, e figure altamente qualificate come Nazzem Hatib, capo dell’unità di ingegneria.   Secondo un rapporto fornito dal portavoce dell’esercito, sono stati colpiti anche 33 tunnel di Hamas, 160 rampe di lancio, la Banca Islamica Centrale, arteria economica di Hamas. L’aviazione israeliana ha bombardato con attacchi senza precedenti diversi palazzi residenziali che ospitavano infrastrutture logistiche e di intelligence di Hamas. L’esercito ha allertato i residenti palestinesi affinché evacuassero l’area prima degli attacchi.

In serata, i media arabi hanno denunciato una strage nel villaggio Um el-Nasser, presso Sheikh Zayed, nel nord della Striscia di Gaza. Secondo i media locali sarebbero 11 i palestinesi rimasti uccisi e 50 i feriti da un bombardamento israeliano. Sei sono membri della famiglia locale Tanani. Fra i morti, secondo i media, ci sono anche bambini. Queste informazioni non hanno però avuto una conferma da parte delle autorità sanitarie di Hamas. In Israele l’episodio non è stato ancora commentato.

Scontri nelle città a popolazione mista, due persone linciate

L’escalation militare con Gaza trova si sta ripercuotendo anche all’interno del Paese, provocando scontri senza precedenti in particolare nelle città a popolazione mista, musulmana ed ebraica. Grande shock per due linciaggi avvenuti mercoledì sera ad Akko e a Bat Yam, al confine sud con Giaffa. Ad Akko un uomo di 30 anni è in condizioni critiche dopo essere stato assalito brutalmente da manifestanti arabi. A Bat Yam invece, una folla di manifestanti ebrei ha attaccato un conducente arabo, prelevandolo dall’auto e picchiandolo selvaggiamente. A Lod, dove nei giorni scorsi si erano registrati gli scontri più duri, il coprifuoco notturno annunciato dalla polizia è stato violato da molti e si sono registrati numerosi incidenti violenti. A Haifa, 59 inquilini di una palazzina sono stati curati in ospedale per inalazioni di fumo, dopo che cinque veicoli dati alle fiamme hanno provocato un massiccio incendio che ha coinvolto il parcheggio residenziale.

Timori per sabato, anniversario della nascita di Israele

Oltre 370 persone coinvolte nelle violenze sono state arrestate negli ultimi 2 giorni. Vi è timore che nuovi pesanti scontri possano avvenire nella giornata di sabato, per i palestinesi il Giorno della Nakba, la “Catastrofe”, ossia la data che indica la nascita dello Stato d’Israele nel 1948. Il ministro della difesa ha dispiegato 10 unità di riserva della polizia di frontiera per contenere la situazione. “Ai cittadini d’Israele dico: questa anarchia è ingiustificabile: non mi interessa se vi ribolle il sangue. Non avete nessun diritto di prendere la legge in mano”, ha detto Netanyahu in un messaggio alla popolazione. “Nulla giustifica il linciaggio di cittadini arabi da parte di ebrei né quello di ebrei da parte di arabi”. Il presidente Rivlin si è detto “estremamente preoccupato” e ha supplicato i leader, i cittadini, i genitori a fare tutto il possibile per mettere fine agli episodi di violenza. “Siamo sotto la minaccia di continui lanci di missili e ci occupiamo di una guerra civile senza ragione”. Anche il leader del partito islamico Ra’am, Mansour Abbas, ha condannato le violenze e invitato i manifestanti a rispettare la legge e l’ordine. Abbas ha annunciato la sospensione delle trattative per la formazione di un governo “fino a che la situazione non si placherà”.

Ancora stallo nella formazione del governo

Israele è nel pieno dello stallo politico, dopo quattro elezioni in due anni. Messo in secondo piano dall’escalation di sicurezza, lo scenario politico torna improvvisamente alla ribalta quando ieri sera Naftali Bennett annuncia il congelamento dei colloqui con il “campo del cambiamento” guidato da Yair Lapid, e in un clamoroso dietrofront torna a negoziare con Netanyahu per formare un governo di destra.

Domenica riunione all’Onu per discutere dell’escalation

L’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite, Linda Thomas Greenfield, ha annunciato che domenica si riunirà il Consiglio di sicurezza Onu per discutere dell’escalation in corso tra Israele e la Striscia di Gaza. “Il consiglio di sicurezza dell’Onu si riunirà domenica per discutere della situazione in Israele ed a Gaza”, ha scritto su Twitter, evidenziando che “gli Stati Uniti continueranno ad impegnarsi attivamente in azioni diplomatiche al più alto livello per cercare di far rientrare le tensioni”. Nelle scorse ore il segretario di stato Usa, Antony Blinken, aveva fatto sapere che gli Stati Uniti sarebbero stati disponibili a prender parte alla riunione all’inizio della settimana prossima.

(La Repubblica)

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